I Dalì di Freddie Mercury.

Freddie Mercury
Freddie Mercury

“24 novembre 1991”
È una data che è rimasta impressa nella mente di milioni di persone, fu il giorno in cui esattamente 30 anni fa Freddie Mercury, il leggendario e carismatico cantante dei Queen, perse la sua battaglia contro l’ AIDS a soli 45 anni.

Di Mercury è stato pubblicato quasi tutto, biografie, romanzi, libri che analizzano i testi delle sue canzoni, cataloghi fotografici e tanto altro. Sono stati realizzati numerosi documentari sulla sua carriera musicale e non solo, ed anche un film biografico che ha vinto diversi Oscar. Si può assolutamente dire che il suo mito a tutt’oggi è più vivo che mai!

Per celebrare questa ricorrenza, il collezionista udinese Silvio Toso, ha deciso di fare qualcosa di davvero unico e differente da ciò che si è visto in questi ultimi tre decenni: svelare alcuni segreti assolutamente inediti sulla collezione di opere d’ Arte del celebre cantante.

Lascio sia Silvio a raccontare :

Dopo 20 anni di studi e di ricerche analizzando le foto uscite nel corso del tempo, ho deciso di rendere pubbliche le mie scoperte, affinchè tutti i fan vengano a conoscenza delle passioni di Freddie, così che si possa creare un nuovo filone di studio non esclusivamente connesso alla sua musica, ma alla sua persona e a una delle sue più grandi passioni: l’ Arte. Senza i suoi interessi artistici Mercury non sarebbe la persona che è stata. 

Freddie ha influenzato totalmete la mia vita, posso proprio dire che non sarei la persona che sono senza la sua musica e gli orizzonti che il suo vissuto mi ha aperto (cercando sempre nuovi aneddoti che hanno aperto porte, che a loro volta hanno aperto altre porte in tutti i campi, da quello musicale, al teatrale arrivando al letterario ed artistico).

Il gusto personale di Freddie per quanto riguarda l’arte era eclettico. I suoi gusti hanno subito delle variazioni nell’arco di tempo in cui l’ho conosciuto; spaziavano da stampe di xilografia giapponesi a Ertè, a Dalì fino ad arrivare alla sua ultima passione, il lavoro degli artisti di età vittoriana, per finire con i pittori pre-raffaelliti” recita Peter Freestone suo assistente personale, nel libro di memorie edito in Italia col titolo Freddie Mercury. Adesso Svela ogni segreto (*) e Freddie Mercury Una biografia Intima(**). Questo è il filo conduttore a cui mi sono affidato.

Parliamo di Dalí. Freestone continua nelle sue memorie:

(*) pag.148; sulle pareti, invecchiate (di Garden Lodge..la casa londinese di Mercury) con due strati di giallo tè e un’ultima mano di vernice scura, erano appesi una varietà di quadri. Aveva un’altra serie di stampe di Dalì, Mirò, Montserrat.

(*)”Dalle pareti marezzate, anticate, con due strati di giallo  color tè e una mano di vernice scura pendevano numerosi dipinti: tra questi, un’altra serie di riproduzioni di Dalì, stavolta a carattere mitologico greco.

(**) pag.172-173.“Sotto il pianerottolo (da cui si accedeva alla suite di Freddie a Garden Lodge)..c’erano diverse stanze. …la suite principale riservata agli ospiti: un’ampia camera da letto quadrata collegata a uno spogliatoio  e a una stanza da bagno rivestiti elegantemente di marmo rosa. Freddie adorava i tessuti marezzati, e li aveva scelti anche per le pareti della suite di color rosa salmone. Stampe di Dalì che riproducevano oggetti surreali ispirati all’ Ade ne ornavano i muri. In seguito, la stanza avrebbe contenuto mobilio in stile Biedermeier e imperiale, e oggetti creati appositamente per quell’ambiente”.

Seguendo queste poche tracce biografiche ho cercato per lungo tempo degli scatti che mi dessero una traccia di un quadro di Dalí, che fosse presente a Garden Lodge, casa londinese di Freddie Mercury.

Cercavo e cercavo ma invano, sembrava non esistesse alcun materiale fotografico edito fino ad oggi che mostrasse una stampa del noto artista catalano in quella dimora.

Mi sbagliavo, ma non lo sapevo.

Salvador Dalí

Negli ultimi 20 anni sono apparsi in rete due gruppi di fotografie della vita privata di Freddie scattate all’interno della sua abitazione georgiana, immagini molto importanti ai fini della mia ricerca sulla sua collezione d’arte, e in questo caso appunto Dalí.

Le prime foto fanno riferimento alla sua penultima festa di compleanno, tenutasi a Garden Lodge nel settembre 1990 per la celebrazione dei suoi 44 anni, immagini che mostrano mai come prima d’allora il salone principale della casa.

Pare che questi scatti appartenessero a Jim Hutton (giardiniere e compagno degli ultimi anni di vita del cantante) e furono battuti dalla casa d’aste londinese Bonhams nel 2000, per poi essere riproposte smembrate anche su ebay.

Ai tempi sono riuscito a fare una copia di queste foto, prima che venissero tolte dalla rete, ho così potuto creare un “album fotografico cardine” per le mie  indagini.

Il secondo gruppo di foto, risultate fondamentali per l’individuazione dei Dalí, fa riferimento a un gruppo di scatti fatti nell’estate ’91 all’ interno dell’ appartamento di Montreux (abitazione svizzera di Mercury), pubblicati circa 5 anni fa dallo studio di architettura Viquerat con cui Freddie collaborò per ristrutturare l’attico acquistato alla fine del 1990, in Rue de Bon-Port 15/Quai de Fleurs, nel residence Les Tourelles, affacciato sulla bellissima passeggiata del lungolago di Montreux.

Nel 1991 il cantante iniziò la ristrutturazione dell’attico, pur essendo probabilmente consapevole, per via delle sue condizioni di salute, che non avrebbe mai visto la fine dei lavori.

Gli scatti dello studio Viquerat uniti ai riferimenti biografici dell’assistente personale di Mercury, Peter Freestone, mi hanno permesso di seguire una pista che è risultata vincente!

Analizzando i quadri appesi alle pareti, e conoscendo lo stile surrealista di Dalí, due opere hanno particolarmente colpito la mia attenzione.

Una raffigurava un cavallo con dei tratti circolari nelle forme e nelle  nervature, espressive del movimento, tipiche del maestro catalano , l’altra opera comprendeva alcune figure femminili nude.

Nel dettaglio, pareva un quadro in cui si intravedono delle vestali, delle dee greche con una specie di paggio o cavaliere in adorazione.

Ho fatto delle ricerche in rete sul tema, analizzando lo stile con cui venivano ritratte le dee e veniva rappresentata la nudità da Dalì, cercando di capire come il maestro surrealista dipingesse ciò.

Tratto di Dalí – “tema Ade”

Dai pochi particolari che si potevano intravedere, soprattutto nell’analisi del ventre e dei tratti dei capelli, mi è sembrato palese essere sulla pista giusta, si trattava di un Dalí.

Ma non riuscivo a individuare la litografia, né capivo la presenza del paggetto ai piedi delle figure nude.

L’indizio che ha dato conferma alle mie tesi è stato il quadro del cavallo.

Analizzando dalle varie ricerche la forma dell’ equido sviluppata dall’artista, mi sono imbattuto in una serie di disegni della serie Les Chevaux de Dalí (del 1970-72), serie nella quale egli si concentrò facendo degli studi sulla figura del cavallo nella storia e nel mito.

Ma non era il cavallo che cercavo non essendo rappresentato nello stile “a cerchi” che avevo in testa, visto da qualche parte, in qualche mostra.

Mi sono allora ricordato delle indicazioni della biografia di Peter Freestone: stampe di Dalí a tema Ade…quadro vestali…Mitologia greca.

Mettendo sulla barra di Google accanto a “Cheval Dalì” la parola “Mitologia” ecco comparire quello che volevo trovare, la famosa porta che apre altre porte:

Salvador Dalí – Mithology suites – Pegasus, 1964 (quadro n.6)

il quadro del cavallo nell’appartamento di Montreux era “Pegasus” e faceva parte della serie “Mythologie”, concepite dall’artista catalano tra il 1960 e il 1965.

Successivamente ho cercato tutte le litografie collegate e ho scoperto tutto il resto!

Il quadro delle vestali era in realtà “Il Giudizio di Paride

Salvador Dalì – Mithology Suites –The judgement of Paris (Il Giudizio di Paride), 1963 (quadro n.1)

Ho avuto delle risposte precise! Freddie aveva arredato nell’anno precedente alla sua morte il suo appartamento in Svizzera, traslando da Garden Lodge tutte le litografie di Dalí presenti nella stanza degli ospiti (dalla biografia Peter Freestone) e dal salone principale della sua casa di Londra. Sostengo “anche dal salone” perché analizzando le foto appartenute a Jim Hutton, compare il quadro “Il Giudizio di Paride”, che esattamente nel settembre 1990 (data del compleanno di Freddie) faceva bella mostra, nel salotto londinese di Mercury .

Foto scattata durante la festa per il 44imo compleanno di Freddie, nel 1990 a Garden Lodge. Il quadro Il Giudizio di Paride si trovava a Londra. E’stato portato in Svizzera nel 1991 per arredare il salotto dell’ attico di Montreux (quadro n.1)

Freddie non avrebbe avuto il tempo necessario per comperare le opere e riquadrarle tutte in pochi mesi, per poi portarle a Montreux.

Gli acquisti dei Dalí risalgono sicuramente negli anni precedenti al 1991.

Per quanto riguarda la spiegazione della litografia “Il Giudizio di Paride”, nella mitologia greca, tale racconto è una delle cause della guerra di Troia e (nella più tarda versione della storia) della fondazione di Roma.

Nei dettagli, Zeus allestì un banchetto per la celebrazione del matrimonio di Peleo e Teti, futuri genitori di Achille (eroe invicibile dell’Iliade di Omero, nella storia della guerra di Troia).

Eris, la dea della discordia, non venne invitata e, irritata per questo oltraggio, raggiunse il luogo del banchetto e gettò una mela d’oro con l’iscrizione “alla più bella”.

Le tre dee che la pretesero, scatenando litigi furibondi, furono Era, Atena e Afrodite (le tre “vestali” nude del quadro). Esse parlarono con Zeus per convincerlo a scegliere la più bella tra loro, ma il padre degli dèi  non sapendo a chi consegnarla, stabilì che a decidere chi fosse la più bella non potesse essere che il più bello dei mortali, cioè Paride (il paggetto del quadro), inconsapevole principe di Troia, il quale era prediletto dal dio Ares.

Ognuna delle tre dee promise una ricompensa in cambio della mela: Atena lo avrebbe reso sapiente e imbattibile in guerra, consentendogli di superare ogni guerriero;

Era promise ricchezza e poteri immensi, tanto che a un suo gesto interi popoli si sarebbero sottomessi, e tanta gloria che il suo nome sarebbe riecheggiato fino alle stelle; Afrodite gli avrebbe concesso l’amore della donna più bella del mondo.

Paride favorì quest’ultima, scatenando l’ira delle altre due.

La dea dell’amore aiutò quindi Paride a rapire Elena, moglie di Menelao, re di Sparta, e il fatto fu la causa scatenante della guerra di Troia.

Sicuramente un quadro molto importante a livello simbolico!

Ho continuato poi ad indagare sulla serie Mitologie, ed ecco la successiva scoperta!

Quasi la totalità delle opere che Freddie aveva a Montreux facevano parte della serie Mitologia.

Grazie alle descrizioni di Freestone nel suo libro, sono state poi identificate “Leda e il Cigno” (1963) , “Nettuno” (Poseidon) (1960)

Teseo e il Minotauro” (1965), “The Milky Way” (1963)

Queste stavano presumibilmente nella stanza degli ospiti a Garden Lodge e sono state poi portate in Svizzera nel 1991.

Continuando a scavare nel tema delle opere e sulla serie Mitologia ho scoperto  altre cose  interessanti.

La serie delle acqueforti a tema mitologia di Salvador Dalí è composta da 16 incisioni (alcune di queste contengono acquatinta e doratura) denominate “suite”.

Furono pubblicate dallo stampatore Pierre Argilet a Parigi come detto fra il 1960 e il 1965 e sono tutte di dimensioni diverse (oscillano come dimensioni fra il 50×70) e stampate su carta Arches.

Il tiraggio era rappresentato da un totale di 170 più prove.

Ci fu inoltre un’edizione di 150 su Arches e 20 su japon. Dalí stesso firmò le incisioni in basso a destra, alcune furono firmate dal maestro con la data.

A livello tecnico, usando quello che chiamava “hazard objectif” (la manifestazione significativa del caso), partiva spesso con una macchia astratta, creata in un unico movimento, e da questo segno del Fato sviluppava il suo tema.

Questa tecnica era usata anche da Mirò, e soprattutto l’ incisione di Dalí “The Milky Way”, prima che la identificassi, mi stava portando fuori strada, sembrava appunto nel vederla non nitidamente dalle foto d’ambiente una litografia astratta di Mirò.

Ma Freddie aveva progettato tutto per il salotto di Montreux: alle pareti dovevano esserci esclusivamente stampe di Dalí, scelta da vero perfezionista com’ era!

Continuando a scavare nel simbolismo delle  litografie, mi sono giunte delle risposte: Dalí illustrò le sue opere a tema mitologia attingendo ed esplorando molto da vicino il simbolismo delle antiche leggende greche (dalla nascita di Venere alla caduta di Icaro, passando per Edipo, Medusa e altre figure mitiche) tema anche questo molto caro a Mercury, a partire dal suo nome d’arte, passando per i testi pieni di riferimenti mitologici dei primi anni ’70, periodo di inizio carriera dei Queen. 

L’interesse di Dalí per la mitologia derivava anche dalla sua ammirazione per lo psicoanalista Sigmund Freud, il quale insegnava che i miti antichi rivelano verità fondamentali sulla psiche umana.

Dalí, che era stato rinnegato da suo padre, fu particolarmente attratto dalle teorie di Freud sul complesso di Edipo (l’idea che un figlio odierà suo padre e desidererà sua madre), che Freud chiamò ispirandosi al mito greco.

E qui si apre un altro spunto di riflessione, porte che aprono altre porte:

Freddie Mercury, derivante da Mercurio il messaggero degli dei, che collezionava opere a tema Ade!

“In the Lap of the gods” (Nelle mani degli Dei), famosa canzone dell’album Sheer Heart Attack dei Queen, scritta da Mercury nei primi mesi del 1974.

Il rapporto difficile di Freddie con il padre Bomi, che non accettava la sue aspirazioni da musicista e rinnegava l’omosessualità del figlio, contraria ai principi della religione zoorastriana.

E per finire l’amore per la madre Jer rappresentato da “Mother Love”, l’ultima canzone che cantò e incise a Montreux nel Maggio 1991, brano che non riuscì a completare, mentre soggiornava nell’attico circondato da stampe di Dalí.

Il canto di un uomo nei suoi ultimi giorni, che cerca rifugio e salvezza nel pensiero di un ritorno al ventre materno prima della dipartita.

Non è un caso. Tutto torna.

Irene Zenarolla in collaborazione con Silvio Toso

Total
0
Shares
Previous Post
il dialogo di Ludovico Ragghianti con Carlo Levi

A Lucca il dialogo di Carlo Ludovico Ragghianti con Carlo Levi.

Next Post
"BELLEZZA IMPERFETTA" di SANDRA MENOIA

“BELLEZZA IMPERFETTA” di SANDRA MENOIA a cura di Maria Marchese

Related Posts