Le assenze e i silenzi di Gianluca Di Pasquale.

Gianluca Di Pasquale
Gianluca Di Pasquale

Nato a Roma, Gianluca Di Pasquale vive e lavora a Milano.

Ha all’attivo personali  e collettive a livello nazionale e internazionale.

Nei suoi lavori la natura assume un ruolo centrale, così come il paesaggio, che a volte diventa il grande assente, rappresentato da grandi spazi bianchi e altre volte diventa “artificiale”, dipinti di schiene femminili che fungono esse stesse da tela. Il gesto pittorico è impulsivo ma preciso e minuzioso nei dettagli, nei quali si ritrova (in un ciclo di dipinti) quello che può essere definito un omaggio a Henri Rousseau.

Conosciamo meglio attraverso le sue parole questo poliedrico artista.

Il tuo primo contatto con l’arte?
Sinceramente non ricordo, ma penso abbiano influito gli affreschi di una chiesa in un paese di montagna dove mi portava mia nonna da bambino.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?
Quando mi sono trasferito a Milano e ho cominciato a vendere i miei primi quadri e vedere che alcune gallerie hanno cominciato a contattarmi

La tua prima opera?
La mia prima opera non la ricordo ma mi ricordo che sin da piccolo passavo molto tempo a disegnare e dipingere , di solito erano oggetti che mi circondavano , quindi sicuramente un a natura morta.

Per fare arte , bisogna averla studiata?
Non penso ci sia bisogno, ma penso sia importante studiare la tecnica può aiutare ad esprimere meglio ciò che si vuole comunicare.

Come scegli cosa ritrarre ?
Sinceramente non lo so, mi sforzo molto di cercare un soggetto ma alla fine lo trovo casualmente quasi di sfuggita.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?
Un incontro casuale in una festa a Milano dove ero stato invitato ad esporre con altri artisti che avevano già un minimo di visibiltà , essendo l’ultimo arrivato e anche sconosciuto la mia opera venne messa in bagno , nonostante potesse sembrare il posto meno appropriato il quadro ci stava bene e fu cosi che ricevetti interessamenti da alcuni galleristi e critici ,compresa la attuale gallerista con la quale collaboro oramai da quasi 20 anni, da quel momento diventai fatalista.

Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?
Se posso guardarlo in silenzio mentre lavora, imparerei sicuramente di più.

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?
Tante cose ma in fondo va bene cosi.

Quanto conta la comunicazione ?
In questo periodo storico e tutto ma penso che anche non comunicare potrebbe essere una formidabile forma di comunicazione.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?
Sinceramente a questa domanda non so cosa rispondere ma da quello che vedo nel web trovo che ci sia una forma di omologazione al mercato e non solo, e trovo che sia una grande perdita in generale.

Cos’è per te l’arte?
Una ricerca personale che può diventare collettiva

Cosa ti aspetti da un curatore ?
Che sia curioso e non si conformi.

Cosa chiedi ad un Gallerista ?
Fiducia e sincerità.

Quanto contano per te la luce e il colore?

Come per tutti gli artisti penso siano fondamentali anche se in molti miei quadri specialmente quelli con il fondo bianco c’è molta luce ma poco colore , ma nonostante tutto funzionano.

Da cosa trai ispirazione?
Un tempo passavo un periodo in studio a lavorare e un periodo nel mondo a cercare soggetti ed ispirazione , adesso ho aggiunto anche alcune immagini che trovo casualmente in internet e per qualche motivo mi incuriosiscono.

Grazie per il tempo a noi dedicato

Artae Misia

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