Flashback, se l’arte sana le ferite.

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A Torino, in contemporanea Artissima, il tema scelto per la IX edizione di Flashback The free zone/la zona franca – quella zona marginale ma libera da pregiudizi dove l’arte si dispiega in tutta la propria forza – è profondamente legato a questo momento storico e alla scelta della nuova sede, la Caserma di via Asti a Torino, perché ancora una volta Flashback deve e vuole portare attenzione su ciò che è trascurato, marginale, dimenticato.

La notizia è il cambio di sede con il trasferimento nell’ex Caserma di via Asti, teatro di torture durante la guerra a danno soprattutto dei partigiani. Un luogo odiato da molti torinesi torna al centro di un intervento coraggioso quanto discusso: si tratta di uno spazio enorme di proprietà del demanio, che potrebbe anche diventare sede fissa della fiera, giunta alla sua nona edizione.
Quest’anno le due coraggiose direttrici, Ginevra Pucci e Stefania Poddighe, hanno scelto il titolo ‘Zona franca’, per rappresentare una zona che vuole superare i confini, quelli del tempo, facendo dialogare un passato che mai potrà essere scordato e il presente, e del pensiero artistico, per sua natura senza barriere, con lo slogan “Tutta l’arte è contemporanea”.

Dal punto di vista della scelta della sede è certamente originale con una passatoia rossa, teatrale che accompagna tutto il percorso come in un teatro dove il percorso diviso in due aree può essere svolto in entrambi i sensi: all’entrata un gigantesco Artgate impone di scegliere di andare a destra o sinistra, percorso A o B. Le pareti sono tinteggiate da un celeste retrò che ricorda il cielo.

E’ un tentativo indubbiamente coraggioso anche se la strada da percorrere, curato dai due architetti de Laugier e Isola, che mette in dialogo la struttura con il suo contenuto, avrebbe bisogno di una finitura e un ripensamento più radicale: un intervento strutturale sull’architettura preesistente.

All’arte il compito di vincere la scommessa, riabilitando un luogo di tortura, volgendolo verso un punto di incontro, di dialogo, tra presente, futuro e passato, forse anche in sintonia con il tema dell’anno di Artissima, “Controtempo”, con un’idea vincente, che auspica il rilancio dell’antico e dell’antiquariato in una chiave nuova, non del tutto vincente.

Trenta cinque gallerie, ognuna con uno spazio allestito personalizzato, in controtendenza con lo stile dell’esporre attuale.

L’dea è di una strada dove si affacciano gallerie, che diventano ambienti intimi, vissuti, caldi. Forse è mancato un filo rosso, una chiave riconoscibile nella lettura, un dialogo chiaro tra il passato e il presente.

Troppo spesso gallerie antiquarie, anche con opere di pregio, hanno inserito solo delle opere contemporanee senza che il nesso, la scelta sia evidenziata, come appare invece ad esempio nella Galleria di Filippo Bacci di Capaci (con sedi a Lucca e Livorno) dove le pareti della sala si specchiano e duettano tra ottocento e Novecento.

Qualche perla come la tela di Carlo Levi del 1954, una statua in cera di Medardo Rosso Ecce Puer, alcuni lavori di Sironi, Burri, Severini, Paladino e il cartone preparatorio di Mario Broglio per un’opera ora in mostra a Palazzo Reale di Milano nell’ambito della mostra Realismo Magico, contornato dei mosaici di Edita Broglio, la mostra e artista anch’essa; sempre di grande raffinatezza la poesia dei tappeti della galleria milanese di Mirco Cattai e i paraventi giapponesi da cerimonia della Schreiber Collezioni di Torino, specializzata in antichità dell’Asia.

Ilaria Guidantoni

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