Kinga Sadzińska la Musica nell’anima.

Kinga Sadzińska
Kinga Sadzińska

Kinga Sadzińska suona il violoncello…

Per introdurre questa intervista riporto, con estremo piacere, il concetto di Musica nel Mondo dell’arte:

“La musica è definita come l’arte dell’organizzazione dei suoni e dei rumori nel corso del tempo nello spazio.

Essa è quindi una forma d’arte, poichè riesce ad esprimere l’interiorità dell’individuo che la produce.”

Lasciamo la parola a Lei affinché possa raccontarsi attraverso le risposte alle nostre domande, sarebbe riduttivo se a presentarla fossimo noi con una breve introduzione , considerato il suo talento e la sua storia

I tuo primo incontro con la musica ?

“È stato a quattro anni…e a quattro mani: fu mia madre a mettermi vicino a lei al pianoforte per farmi suonare le prime note.

La musica tuttavia non era estranea al mio ambiente familiare.

Mio nonno amava ascoltare la grande musica orchestrale sui dischi in vinile e proprio a questa sua passione devo il mio incontro con il violoncello: fu solo ascoltando la sonata per Violoncello op.65 di Chopin che presi definitiva familiarità con questo strumento.

Avevo sei anni.

Prima di allora il suo timbro era arrivato alle mie orecchie solo attraverso l’inconsapevole ascolto degli esercizi di tecnica che un vicino di mio nonno era un solito fare. Io ero lì in quei momenti, a casa di mio nonno ma non capivo cosa fosse quel suono.

Ad ogni modo, proprio all’età di otto anni decisi autonomamente di iscrivermi ad un’audizione in un’accademia musicale della mia città per imparare a suonare il violoncello. Fui ammessa e la mia avventura nella musica ebbe ufficialmente inizio.”

Quando hai capito che sarebbe stata parte integrante della tua vita la musica?

“All’età di dodici anni, quando a diventare parte integrante della mia vita furono eventi tragici vissuti in famiglia.

Ma il violoncello era da tempo diventato un compagno di vita….e di classe, forse l’unico.

Ero una ragazza estremamente introversa, non era affatto facile per me comunicare con i miei coetanei a scuola.

Me ne stavo in disparte a coltivare i miei pensieri, le mie emozioni, i miei sentimenti.

A casa però mi aspettava sempre chi aveva il potere di dare voce alla mia interiorità e di consolarmi nei momenti più difficili.

Prendevo il violoncello e tutto ciò che non poteva uscire dalla mia bocca, lasciavo che uscisse dalle mie mani.

Le note fluivano dal mio strumento in accordo con i sentimenti che attraversavano il mio cuore.

Era il mio modo di comunicare, di parlare, di esprimermi.

Fu in quei momenti che capii definitivamente come il mio strumento musicale sarebbe appartenuto in modo così intimo alla mia vita.”

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?

“È un aneddoto “tragicomico” e riguarda la mia prima esibizione con l’Orchestra Filarmonica Superne Rote di cui ora faccio stabilmente parte in veste di primo violoncello.

Eravamo stati invitati a prendere parte per tre giorni ad una prestigiosa rassegna artistica come “rappresentanti” del mondo musicale classico e la nostra performance venne collocata in una splendida e lussuosissima hall a contatto con l’esterno.

Il primo giorno di esibizione coincise con una inclemente mattina di Novembre: freddo, pioggia torrenziale, vento sostenuto, umidità.

A tutto ciò si aggiungeva la pochissima distanza che separava l’orchestra dal tristemente noto traffico di Roma.

Iniziammo a suonare: difficile se non impossibile ascoltarsi reciprocamente. Unico punto di riferimento per procedere insieme: il gesto chiaro e definito del nostro direttore, Mattia Maria Giusti.

Sorrido pensando a come i trilli di Mozart si mescolavano con i “trilli” delle sirene nel traffico. È stata certamente una delle esibizioni più estenuanti mai affrontate, eppure, il nostro entusiasmo la rese talmente brillante ed energica da esaltare i nostri ascoltatori e farci guadagnare poi la menzione mediatica di una rivista prestigiosa come Vanityfair.”

Quante ore al giorno ti eserciti?

“Nel tempo è molto cambiato il mio modo di studiare.

Durante i primi anni in accademia dedicavo non meno di quattro ore allo studio individuale dello strumento.

Poi, dopo aver conseguito i diplomi in strumento e aver avviato la carriera concertistica, pur riservando parte del tempo allo studio personale, ho iniziato a trasformare ogni prova d’orchestra ed ogni esibizione in un occasione di ricerca e perfezionamento  musicale curando sempre più la tecnica, l’intonazione, la qualità dell’arcata, il fraseggio.

Posso dire che è proprio all’interno dell’Orchestra Filarmonica Superne Rote che posso adottare con più costanza ed efficacia questo metodo di studio e ciò è possibile grazie alla comune e condivisa meticolosità con cui, tanto noi orchestrali, quanto il nostro direttore d’orchestra, prepariamo le nostre performance.

È uno studio diverso, posto ad un livello superiore perché calato direttamente nel contesto musicale.

Quante ore?

Dipende dall’occasione: a volte quattro, altre sei, altre otto.”

Che rapporto hai con il tuo pubblico?

“Vi rispondo citandovi la frase che Beethoven pose all’inizio della partitura della sua immensa Missa Solemnis: “Dal cuore possa giungere nuovamente al cuore”.

È un rapporto che punta alla massima empatia, sintonia e visceralità.

Mi concentro al massimo sulla musica che suono con la volontà di “rapire” gli ascoltatori, di coinvolgerli in modo totale nel pensiero musicale del compositore,  quasi potessi attraverso le note che suono, porli a sedere lì, direttamente accanto a me, vicino al mio leggio e renderli parte integrante dell’orchestra in cui suono. 

Ciò che sento io in relazione all’opera eseguita, è ciò che voglio sentano loro, senza filtri, senza barriere.

E per mezzo della mia esecuzione, unita a quella di tutta la compagine orchestrale, che ciascuno deve potersi sentire preso per mano di volta in volta da Mozart, Schumann, Verdi etc.

Non è qualcosa di scontato o di immediato, è una ricerca, spesso è frutto di intuizione ma quando ciò accade, posso chiaramente percepirlo ed è allora che posso sentirmi pienamente soddisfatta e gratificata.

È allora che vivo pienamente il mio ruolo, la mia missione di artista.”

Cos’è per te la musica ?

Per me la musica è come l’aria.

Respirata, assorbita, meditata, è ciò che anima col suo soffio vitale la mia esistenza, il mio essere in ogni sua fibra.

Suonata attivamente, invece, è ciò che mi permette di sentirmi simile ad un uccello.

Le vado incontro in un unico appassionato slancio per spiccare il volo e lei subito mi sostiene, mi innalza.

Così la mia personalità, dispiegando liberamente le ali per mezzo delle note, è pienamente rivelata a chi vuole conoscermi, capirmi, percepirmi.

La musica è l’ “elemento naturale” che mi rende viva e che mostra a chi mi ascolta ciò che davvero sono!”

Se potessi andare indietro nel tempo, con quale artista di piacerebbe interagire e perchè?

Sicuramente con J.S. Bach e questa mia scelta è dovuta a due motivi.

Tra non molto sarò impegnata con l’Orchestra Filarmonica Superne Rote ad esibirmi in pubblico proprio con brani di questo gigante della musica.

Tra le opere contemplate c’è, ad esempio, il Concerto Brandeburghese n.3 per soli Archi. All’interno di questo gruppo, collaboro con musicisti la cui solida competenza va di pari passo con quella del M° Mattia Maria Giusti, fondatore e direttore dell’orchestra e quello barocco è certo fra i repertori in cui abbiamo tutti noi più dimestichezza ma sarebbe bello tuttavia per me poter chiedere lumi e indicazioni direttamente all’autore circa il modo di eseguire al meglio una musica tanto complessa.

Ulteriormente, sono diplomata e specializzata in Viola da Gamba, uno strumento musicale tipicamente barocco.

Dunque, chi meglio di Bach potrebbe arricchire la mia conoscenza di questo strumento? Bach, la cui imponente statura musicale si pone come spartiacque nella storia della musica. Colui che ha saputo sintetizzate in un unico insuperato linguaggio i principali stili compositivi del suo tempo, lasciando ai posteri un’ eredità decisamente ingombrante ma con cui tutti i grandi compositori dopo di lui avranno necessità di confrontarsi.

Mi immagino presente nella sua casa assieme alla moglie e ai venti figli, invitata ad animare assieme a loro, la serata davanti al fuoco con quella che già all’epoca si chiamava Hausmusik e che costituiva uno dei principali intrattenimenti.

All’età di venti anni Bach intraprese a piedi un viaggio di quattrocento chilometri fino a Lubecca con la sola finalità di poter ascoltare dal vivo D.Buxtehude, uno dei massimi organisti del tempo.

Ebbene, sarei capace di fare altrettanto con lui camminando indietro nei secoli.

Avete questa macchina del tempo?

Lasciatela parcheggiata in redazione: io vado a piedi!!!

Grazie Kinga per la piacevole e interessante chiacchierata.

Alessio Musella

Kinga Sadzińska l’abbiamo conosciuta durante il concerto in Campidoglio dedicato a Papa Giovanni Paolo II dove ha accompagnato il Soprano Dominika Zamara insieme sul palco al Direttore d’Orchestra Maestro David Boldrini, il flautista Andrea Ceccomori e il quartetto di archi ( nel quale era presente Kinga) composto da musicisti del Conservatorio di Musica Santa Cecilia in Roma oggi parte dell’Orchestra Filarmonica Superne Rote, fondata e diretta dal M° Mattia Maria Giusti; una nuova realtà musicale emergente.

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