2 domande a Roberto Orlandi…

roberto orlandi
roberto orlandi

Abbiamo fatto due semplici domande a chi dell’immagine, “degli altri”, ha fatto il suo Universo creativo .

Raccontaci il tuo percorso, come sei diventato grafico, art-Director, fotografo e regista?

Fin da piccolo amavo disegnare e creare immagini che raccontassero una storia e per un ragazzino di 10/12 anni la prima passione di allora (anni sessanta) erano i fumetti ,solo che invece di Topolino e Paperino i miei miti erano “IL PRINCIPE VALIANT” di Harold Foster e “FLASH GORDON” di Alex Raymond che per me erano i più bravi disegnatori quindi pur essendo senza nessuna scuola istintivamente cercavo di imitarli con ottimi risultati.

I miei genitori vista la mia tendenza dopo le medie mi mandarono in una scuola dove insegnavano grafica e pubblicità Un quinquennio molto serioso e importante due anni diurni e tre serali per permettere dopo il secondo anno di poter di giorno lavorare in uno studio pubblicitario. Non fu il mio caso perchè continuai gli studi fino alla maturità e mi iscrissi a Filosofia alla Statale di Milano. Non passò molto tempo che ricevetti una chiamata importante, Harper’s Bazaar Italia reparto grafico e da quel momento cominciai la mia storia nella moda.

In Bazaar Italia ebbi come miei ispiratori Nando Miglio (fashion Editor), Bob Krieger (Art Director) e Claudio Zamperini (grafica e impaginazione).

Quando Nando Miglio e Bob Krieger lasciarono la rivista ne diventai l’art editor dammo una svolta all’immagine della rivista collaborando con fotografi come: Arthur Elgort, Patrick Demarchelier, Art Kane, Deborah Turbeville, Bruce Weber, Chris von Wangenheim e molti altri.

Nel 1980 passai come direttore artistico a LINEA ITALIANA magazine moda della Mondadori chiamai a collaborare: Denis Piel, Guy Bourdin, Steve Hiett, Miche! Comte, Tiziano Magni, Paolo Gandola e molti altri.

Dopo un triennio mi licenziai e fondai con due soci i’ART WORK ALAS agenzia pubblicitaria espressamente dedicata alla moda.

In quel periodo impostai sia graficamente che come concept art varie case di moda tra le quali Mila Shon, Verri Uomo, Missoni, Hugo Boss, Luciano Soprani, Mariella Burani e molte altre come parte grafica collaborai con Nando Miglio per Genny. Complice, Byblos, Basile e altre.

Nel frattempo dopo anni di art director cominciai a fare anche la parte fotografica (che già eseguivo per me stesso) iniziai con Verri Uomo quindi Mila Shon, Soprani e poi molte altre.

Come regista cominciai quando collaborando con la rivista “MODA” allora diretta da Vittorio Corona mi chiese di girare dei video per utilizzarli in uno spazio che MODA aveva in RAI forse una delle prime trasmissioni dedicate al Fashion ne girai alcuni che furono apprezzati, quindi passare agli spot pubblicitari fu percorso logico.

Una tua riflessione della moda tra gli anni 70-80

Non c’è molto da dire, era un momento di straordinaria effervescenza dove Milano è il crogiolo del nascente p-à-p italiano, escono fashion magazine specializzati a cui si aggiungono grandi testate internazionali del settore: sia da parte loro sia dei brand che stanno scalando il successo, la domanda di immagine di qualità è forte e chiara.

Anche per questo si potenziarono e nacquero riviste moda vedi HARPER’S BAZAAR ITALIA, MODA, DONNA, VOGUE e molte altre.

Questa crescita fu determinata soprattutto dai vari Brand che stavano scalando il successo come VERSACE, ARMANI, VALENTINO, FERRE e molti altri portando l’Italia al vertice mondiale della “MODA”

Penso sia stato il miglior momento per tutto il sistema moda Italiano.

Grazie Roberto per questa breve , ma molto interessante chiacchierata .

Paola Fiorido

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Vera Agosti, Art critic, curator and journalist

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