Wallsaved: i muri salvati e ricostruiti di Mr. Savethewall

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Nel nickname e nella poetica originaria di Mr. Savethewall è sempre stata connaturata l’idea di “salvare” i muri: da se stesso (che infatti inizia ad operare in città su supporti temporanei come carta e cartone) e dalle tag anacronistiche dei writers che agiscono in maniera indiscriminata sui muri delle città.

Dopo i primi interventi in strada, tra azioni di disordinazione civile e incursioni urbane, Savethewall inizia a esporre in mostre pubbliche e private e collabora con gallerie (come attualmente con Deodato Arte).

Da qui la necessità di definire un nuovo statuto per se stesso e per gli artisti che, come lui, pur avendo avuto i natali in strada, si trovano inseriti nel sistema dell’arte che espone, commercializza e musealizza le opere degli artisti.

In occasione della mostra di Banksy al MUDEC di Milano ha avuto il coraggio di lanciare il Manifesto della Post-Street Art che teorizza la fine del movimento e la nascita di una nuova condizione a cui appartengono tutti quegli artisti che da un lato hanno manifestato sui muri il proprio anelito alla libertà e alla critica sociale e dall’altra hanno accettato le regole del sistema dell’arte.

Primo tra tutti Mr. Brainwash, seguito da numerosi altri esponenti del fenomeno, come Shepard Fairey (Obey), Space Invader e, non da ultimo, lo stesso Banksy.

Coerente con questa posizione è l’ultima serie di opere del ciclo Wallsaved (in mostra alla galleria Deodato Arte e ora visibile in forma virtuale sul sito www.deodato.com), non vuole semplicemente rivitalizzare il linguaggio della Street Art realizzando graffiti sulle tele, ma si propone di ricostruire i muri esterni attraverso un’azione neo-dada di recupero filologico di materiali e di stratificazione archeologica di segni.

In questa operazione concettuale si intrecciano componenti e istanze diverse: dal recupero del legame dell’arte con la vita (proprio del movimento fluxus) alla necessità di porre al centro dell’opera l’oggetto reale, preso in prestito dal quotidiano, e non solo la sua rappresentazione (come nelle poetiche del Nouveau Realisme e del neo-dada).

Con tecniche diverse di assemblaggio, prelievo, collage, Mr. Savethewall recupera elementi dalla strada – uno sticker, un cartello stradale, una canalina, un quadro elettrico, una telecamera, del muschio, dei mattoni scrostati che lasciano intravedere l’intonaco – e li assembla assieme per creare il contesto nel quale trasmettere i propri messaggi e soggetti: da

God save the wall a Kiss me, da La famiglia del Mulino Bianco a La parola del Samurai per arrivare a Pinocchio.

Veri e propri ready-made che, nelle intenzioni dell’artista, vogliono riportare nelle case di ognuno di noi i racconti, le impressioni, le stratificazioni, le storie che ogni giorno leggiamo sui muri delle nostre città e che ci trasmettono emozioni e sensazioni forti.

Così li descrive l’artista: “I muri sono le vere opere d’arte.

La sovrapposizione di epoche storiche, di artisti di strada, di fatti ed eventi storici che lasciano un segno indelebile, come una guerra e la ricostruzione. L’abbandono e il degrado, l’arredo urbano, i manifesti, gli adesivi, le telecamere, tutto parla, anzi urla, su un muro. Io salvo i muri portandoli all’interno delle abitazioni, delle collezioni, dei musei esattamente come li vedo. Io faccio ritratti ai muri.

I miei Wallsaved sono ricchi di dettagli, spesso sono ritratti fatti dal vero. C’è chi fa il ritratto ai girasoli, chi alle dive di Hollywood o alla Coca-Cola, chi a donne dal sorriso enigmatico o primavere che nascono dalle conchiglie… io faccio il ritratto ai muri”.

Chiara Canali

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