ASTRATTISMO BIPOLARE e’ Alessandro Zucca!

alessandro zucca
alessandro zucca

Alessandro Zucca,  classe 1992, giovane artista emergente che negli ultimi anni ha carpito l’attenzione da parte di critici d’arte.
Insegnante di storia dell’arte alle scuole elementari, per qualche anno si è visto bloccare la vena artistica a causa del suo ingresso in collegio.

Ad oggi è considerato caposcuola del concetto di “Bipolarismo Astratto”
A spiegarne il senso sarà direttamente Alessandro attraverso un’intervista condotta da Musella Alessio e Cozzoli Mara.

Allora, Alessandro, vuoi spiegarci in cosa consiste l’Astrattismo Bipolare?

Certamente, Astrattismo Bipolare è Zucca! 
Ho voluto definire così il mio stile pittorico! ASTRATTISMO BIPOLARE! 
Perché come il paziente che soffre di bipolarismo (continui sbalzi di umore), così sono i miei quadri.
Sfumature che si sovrastano le une con le altre, in un continuo gioco di colori ombre e combinazioni cromatiche che danno vita a un gioco continuo di sbalzi d’animo.

Se non sbaglio un evento segna la nascita del tuo stile, hai voglia di raccontarcelo?

Mi trovavo nel mio studio “La Sostanza Che Diventa Materia”, stavo dipingendo un’opera.
Era una giornata di fine luglio, dopo aver usato la tecnica a dripping (della quale sono follemente innamorato), ho urtato contro il quadro con il pennello.
In quel preciso momento mi sono accorto di come i colori si fossero uniti e sfumati con tonalità a dir poco affascinanti.
Iniziai così a sfumare tutto il quadro.
Il nero di sfondo rimase intatto, nel mentre, i colori caldi venivano sfumati con pennellate sempre più veloci.
E così nacque il primo quadro “BIPOLARE” dal titolo ROSA IN LUCE D’ESTATE

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Quando ha avuto luogo il tuo primo incontro con l’arte?

Mah, da giovanissimo, all’età di 5 anni mi feci comprare una tela e dei colori dai miei genitori.
Mi ricordo ancora la scena. 
Ero affascinato dalla scelta di tele e di colori che avevo davanti ai miei occhi.
Così decisi di prendere una piccola tela un po’ di colori e pennelli.
Arrivato a casa mi misi subito al lavoro. 
Mi ricordo ancora il profumo delle tempere.
È così…nacque il mio primo quadro.
Una tela 50•50 con raffigurato un pappagallo tutto colorato 

Bipolarismo, entriamo in campo psichico. Su questa forma d’arte ha inciso il tuo percorso personale?

Il mio percorso personale con il bipolarismo astratto è notevolmente cambiato.
Passare da uno stile e crearne uno del tutto nuovo oltre a farti meditare ti fa anche temere di incontrare gente che possa superarti.
Sicuramente questo stile rappresenta in pieno la mia persona.
Cambiamenti continui di chiaro e scuro.

Nel corso della consegna del Premio Nobel, WIslava Szymborksa dice: ”L’ispirazione, qualunque cosa sia, nasce da un incessante non so”.  Cosa ne pensi? Come nasce in te l’ispirazione?

Penso che non ci siano parole migliori per spiegare il termine ISPIRAZIONE.
Personalmente la mia ispirazione è molto particolare.
Ci sono quadri che mi vengono di getto, guardo i colori, e so già cosa fare, come accostare il blu piuttosto che il bordeaux.
Per altri quadri invece l’ispirazione è molto più profonda.
Mi vengono in mente dei miei dipinti come; “L’impiccagione di Giuda Iscariota”, “Golgota”, “Caino e Abele”, quadri che riprendono i passi delle sacre scritture.
Ecco in questo caso l’ispirazione è stata molto più intensa. 
Era un contendersi tra ispirazione e ricerca della perfezione dei colori.
Comunque direi che l’ispirazione debba venire anche da ogni singolo gesto, azione o pensiero che l’uomo compie.

Insegni alla scuole elementari, in che modo  sei riuscito ad avvicinare i bambini alla storia dell’arte? Qual è il tuo approccio a loro?

Si, da due anni insegno come arte e storia dell’arte alla scuola  elementare Maria Bambina di Binasco.
Il primo giorno ero terrorizzato.
Non sapevo come si sarebbero comportati, tanto meno come avrebbero reagito nell’approcciarsi con una nuova materia a loro del tutto sconosciuta come storia dell’arte.
Invece, fin da subito, vedevo nei lori occhi, mentre studiavamo i quadri dei più grandi artisti del mondo, la stessa luce che avevo io alla loro età davanti ad un quadro.
In quel momento mi sono detto: ce l’ho fatta!
Ma soprattutto sentirsi dire dai propri alunni “maestro non vedo l’ora dell’ora di arte”, non ha prezzo.
Per quanto riguarda l’approccio ho voluto approcciarmi a loro come mi sarebbe piaciuto che i professori approcciassero a me durante gli anni, creando una “complicità” tra maestro e alunno; non dimentichiamo che stiamo parlando di bambini delle elementari, quindi lo scherzo, le risate collettive devono essere un obbligo in classe mantenendo comunque il rispetto reciproco. 

Se potessi incontrare un artista/fotografo del passato, chi sceglieresti e cosa gli chiederesti?

Bella domanda…
Se dovessi tornare indietro…
Vorrei incontrare Michelangelo Merisi chiamato Caravaggio.
Forse le domande sarebbero troppe o forse sarebbe troppo poche.
Mi piacerebbe sedermi accanto a lui difronte ad uno dei suoi dipinti, nel mentre, sorseggiando del vino gli chiederei come sia arrivato a catturare la luce…

Quanto conta la comunicazione oggi?
Molto anzi moltissimo.
Comunicare penso che sia la parola chiave del nostro secolo.
Anche se, sono dell’idea che comunicare oggi significa anche responsabilità.
E comunicare con l’arte è una grossissima responsabilità.
Ogni artista con le sue opere vuole comunicare un qualcosa.
Per questo è una responsabilità, perché dobbiamo essere certi che il messaggio arrivi chiaro e conciso! 

Le opere “Dov’è finita la cristianità”, “Usura”, “Aids” esposte a Miami nel 2019 si discostano dall’astrattismo pittorico ?

Assolutamente sì! Sono opere di protesta!
Opere che colpiscono e che devono colpire l’osservatore!
Banconote insanguinate, preservativi insanguinati e la croce di cristo con la scritta INRI fatta con i bossoli di proiettili sono immagini forti! 

E questo deve essere, specchiare la nostra società!
Una società corrotta dalle banche dal vile denaro, una società che si proclama CRISTIANA ma che in realtà non fa altro che creare guerre lasciando dietro di se una scia di sangue innocente.
Ecco perché queste opere si distaccano dall’astrattismo pittorico.
Perché queste opere non vogliono essere belle! 
Non c’è niente di bello nella loro creazione. 
Non esiste niente di bello dietro al loro significato!

C’è un aneddoto relativo alla tua carriera artistica che ricordi con il sorriso?

Certamente! 
La mia prima biennale di Milano del 2019.
Sabato pomeriggio.
Ospite d’onore Vittorio Sgarbi.
Dopo aver spiegato cos’è veramente l’arte, il sig. Sgarbi fece un giro di tutte le opere.
Arrivato davanti alle mie opere (Dubbiosa, Dov’è finita la cristianità, Il corvo di Edgar Allan Poe) io rimasi stupito nel trovarmelo davanti.
Giunto al momento della foto, hahaha, mi ricordo che faci un’espressione da pirla per la troppa emozione.

In conclusione, ringraziamo Alessandro per l’attenzione accordataci.

Intrevista di Mara Cozzoli e Alessio Musella in collaborazione con Milano più Sociale

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