Intervista a Moses Ochieng, Artista e scultore di Nairobi.

Moses Ochieng
Moses Ochieng

Grazie ad ad Alessandro Giansanti, Co Founder della Galleria AGARTE Fucina delle Arti, abbiamo scoperto e intervistato l’artista Moses Ochieng di Naiorobi , protagonista di un esposizione a cielo aperto patrocinata dal Comune di Frascati, è realizzata da Agarte- Fucina delle arti in collaborazione con l’Unione Imprese Frascati (UiF) , conclusa da poco, che ha trasformato la Città dal 13 Agosto 2020 per un mese in un “Safari”, grazie alle sculture realizzata dall’artista Keniota

Buona lettura

Qual’è stato Il tuo primo contatto con il mondo dell’arte? Quando hai deciso che l’arte sarebbe stata una parte integrante della tua vita? Quand’è iniziato tutto?

Io ho iniziato molto giovane a “giocare” con le lamiere, mi piaceva usare questo materiale e pensare alle possibilità che questo materiale offriva a costo zero, andavo a scuola ma appena tornavo a casa iniziavo a creare, col tempo ho affinato la mia tecnica e ora posso dire che quello che creiamo è veramente il risultato che vorremmo. In verità non mi sono mai sentito un artista, lo faccio, mi piace, mi da gioia e mi permette di esprimermi, questo per me è fondamentale. Naturalmente col tempo ho capito che quest’attività mi poteva dare un ritorno economico e così ho pensato di ingrandire la mia attività e avvalermi di collaboratori selezionati e che possano condividere con me il risultato del nostro lavoro. Al momento collaboriamo con un agente negli USA ed uno in Inghilterra oltre al nostro curatore italiano Mauro Giansanti di Agarte che è anche e sopratutto un nostro caro amico.

Cosa vuoi trasmettere ed esprimere quando crei?

Quando creo un animale, io ho già in mente cosa deve rappresentare, il suo movimento, so già come verrà, quello che vorrei trasmettere è la bellezza di queste creature straordinarie secondo la nostra visione che per il vero non si discosta dalla loro reale dinamicità. Inoltre mi piace pensare che stiamo dando una seconda chance ad un materiale privo di alcun senso estetico e sopratutto che il più delle volte è ingombrante e deturpa l’ambiente, usiamo sopratutto i fusti per il trasporto degli oli e sportelli di automobili, noi con le nostre creazioni ricicliamo questi materiali e gli diamo una seconda e più autorevole possibilità.

Puoi parlarmi della tua Africa e come vive l’arte?

Fino a poco tempo fa l’arte africana è stata essenzialmente un’arte tribale concepita con l’intenzione di essere capita dall’utenza a cui è destinata. Infatti la persone per cui lavora l’artista africano sono membri della sua stessa comunità, consapevoli delle stesse tradizioni e partecipi delle stesse attività rituali comunicando attraverso un codice simbolico in quanto i simboli che utilizza hanno lo stesso significato di base per tutta la collettività. Naturalmente come noto molti grandi artisti hanno avuto influenze dall’arte africana, Picasso, Matisse, Ernst Ludwig Kirchner, Natalia Goncarova e altri. Attualmente, ci sono molti artisti emergenti che sono attivi nel portare il linguaggio africano a nuove forme.

Come ti senti nel sapere che le tue creazioni sono state esposte in Italia?

Naturalmente sono, siamo molto orgogliosi di sapere che le nostre creazioni sono esposte in Italia in una esposizione diffusa sul territorio, credo sia il modo migliore per condividere e far vedere la bellezza di questi animali, noi li abbiamo solo “copiati”, siamo eccitati dall’idea che anche i nostri amici italiani le possono vedere e che un po del Kenya sia esposto in Italia. Spero ci possano essere altri eventi simili.

Cos’è l’arte per te?

L’arte, in ogni sua forma espressiva per me è innanzitutto qualcosa che emoziona, qualcosa che fa rimanere a bocca aperta e senza parole, qualcosa con il quale si può esprimere ciò che si ha dentro, quello che si pensa e si prova e che ci arricchisce mentalmente e formalmente.
Io penso che in un’opera ogni forma o colore, traduce uno stato d’animo, una convinzione, una personale visione delle cose e del mondo,
l’Arte è, per me, sopratutto il godere delle proprie doti, chi lavora senza il piacere, non fa Arte e trarre piacere da ciò che si fa significa essere in sintonia col mondo, far parte della natura, esprimere un ordine, un equilibrio.

Un aneddoto che ricordi con un sorriso

Si, mi ricordo ancora con simpatia un evento che è accaduto proprio con Mauro, il mio amico italiano con il quale ora collaboriamo, lui quando viveva a Nairobi ci ha fatto visita spesso, una volta, stavamo lavorando ad un elefante alto circa 18 feet (5,5 metri circa) poco meno dell’altezza del laboratorio, mi ricordo ancora il suo stupore quando è entrato in laboratorio e ha visto cosa stavamo creando. Era molto incuriosito, lo guardava come un bambino incredulo che cerca di capire quello che ha davanti a se, mi ha chiesto “ma quando lo avete finito come lo fai uscire da qui” guardando la porta d’ingresso, alla mia risposta semplice e diretta “smontiamo le porte” mi ha guardato stupito e mi ha chiesto “ma poi, come lo portate fuori”, e io “ma noi siamo quasi 20 persone qui, lo spostiamo con la forza” lui ha girato lo sguardo verso tutti i collaboratori e ha fatto un sorriso.

Quale animale più ti piace creare e quale meno?

Devo dire che non ho particolari preferenze, mi piacciono tutti gli animali, i big 5 sopratutto e gli altri animali presenti in Kenya, sono la nostra vita, fanno parte della nostra vita perchè sono sempre presenti nella nostra vita. Se devo scegliere tra tutti quello che mi ispira di più, direi proprio l’elefante. Mi piacciono le sue imponenti dimensioni, la proboscide, le ampie orecchie e le zanne ne caratterizzano l’aspetto ma sopratutto la sua maestosità. Se devo scegliere quello che mi piace meno lavorare devo dire che non mi piace lavorare su commissione, mi piace essere libero di poter esprimere la mia arte come la sento senza nessun filtro.

Intervista in collaborazione con

AGARTE Fucina delle Arti

Alessio Musella

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