Simone Domeniconi: tra poesia e pittura.

Simone Domeniconi
Simone Domeniconi

Brillante e talentuoso poeta ,in pittura, dopo gli esordi figurativi ed alcune sperimentazioni, la sua particolarissima ricerca si volge ad una ‘narrazione estetica’ ispirata al gioco degli scacchi

Per Domeniconi gli Scacchi sono la perfetta metafora della società contemporanea: dall’economia alla finanza, dai rapporti sociali fino a quelli affettivi: tutto sembra svolgersi sulla trama di una scacchiera.

Conosciamolo meglio attraverso le sue risposte alle nostre domande:

IL TUO PRIMO CONTATTO CON L’ARTE?

Molto presto, avevo circa 13/14 anni, quando mi sentii fortemente attratto dal mistero della poesia, che rappresentò il mio primo grande amore artistico. 


QUANDO HAI CAPITO CHE L’ARTE SAREBBE DIVENTATA DA PASSIONE A PROFESSIONE?

Dopo i trent’anni.

Dai venti scrivevo con regolarità, dipingevo, frequentavo atelier di artisti, organizzavo cenacoli letterari.

Poi, decisi di fare il grande passo, con un pizzico di sana incoscienza, e molta passione. 

CHE FORMAZIONE HAI AVUTO? 

Dai tempi del liceo scelsi un “percorso anacronistico”, nel senso che decisi di “andare a bottega”, frequentando e imparando da artisti affermati. Desideravo formarmi ‘sul campo’, per così dire. 

LA TUA PRIMA OPERA? 

Se intendiamo la prima opera esposta in una galleria, si tratta di un’opera che aveva già la struttura e l’idea del gioco degli scacchi. Ma prima di arrivare a questa ricerca, cominciai disegnando un figurativo classico, per poi sperimentare alcuni materiali e linguaggi del tutto personali.  

A COSA TI ISPIRI QUANDO CREI? 

Sono innumerevoli le fonti di ispirazione, che variano dal confronto e raffronto con la storia dell’arte, a tematiche di attualità, fino a paradigmi contemporanei, come i social ad esempio. 

 E’ PIU’ IMPORTANTE LA TECNICA O LA CREATIVITA’? 

E’ innegabile che senza vera creatività non si possa parlare di arte.

Detto ciò, resto dell’idea (oggi quasi del tutto abiurata dai grandi influencer dell’arte) che l’artista, per essere tale, debba padroneggiare anche una tecnica.

Questo non solo in virtù del risultato finale dell’opera, ma per il viaggio che ha dovuto affrontare, carico di sfide, di successi e sconfitte.

L’artista cresce come una pianta: deve vivere alle intemperie del colore, dell’odore della trementina, e del sangue versato sulle tele, affrontando quelle interminabili ore di astinenza creativa, respirando la propria insostenibile solitudine.

Credo che un artista con le dita callose e le unghie macchiate di colore, sia più sincero e attendibile, rispetto a chi pianifica la propria arte a tavolino, demandandola ad altre mani, mentre sorseggia un caffè, e mentre legge, perché no, un giornale di alta finanza. 

QUANTO CONTANO PER TE LUCE E COLORE? 

Beh, contano molto, naturalmente.

La grande pittura vive di questi due elementi.

Pensiamo ad Edward Hopper, tanto per citarne uno. 

PER FARE ARTE, BISOGNA AVERLA STUDIATA?  

Per fare arte, secondo me, bisogna conoscere la storia dell’arte. L’artista deve mettersi in dialogo con chi c’è stato prima di lui.

Quindi, la riposta è sì. 

 UN ANEDDOTO CHE RICORDI CON UN SORRISO? 

Una volta una signora anziana del quartiere, dopo una breve chiacchierata, mi chiese che lavoro facessi. Io risposi che facevo l’artista. Lei mi disse che non avevo capito la domanda, lei intendeva che lavoro facessi per vivere.

A quel punto per farla felice, le dissi che facevo l’avvocato. Lei se ne andò tutta contenta. 

SE POTESSI INCONTRARE UN ARTISTA DEL PASSATO, CHI E COSA GLI CHIEDERESTI?

Ce ne sono tantissimi. Il primo che mi viene in mente è Van Gogh.

Gli chiederei di poterlo osservare in silenzio mentre dipinge. 

COS’E’ PER TE L’ARTE? 

Un dono straordinario che Dio ha concesso all’uomo per completare l’opera della creazione. Un misterioso linguaggio che consente all’uomo di sfiorare il Trascendente. 

COSA TI ASPETTI DA UN CURATORE? 

Buon senso ed un pizzico di umiltà. Virtù sempre più rare. 

COSA CHIEDI AD UN GALLERISTA? 

Il rispetto di lasciare libero l’artista di creare. 

QUANTO CONTA LA COMUNICAZIONE?

Ormai quasi tutto.

Sempre più spesso la vera arte nasce e muore di solitudine in atelier polverosi, mentre sui palcoscenici artistici più in voga, si celebra per la maggior parte delle volte il nulla, amplificato a regola d’arte.  

Grazie davvero per il tuo tempo e per la bella chiacchierata.

Irene Zenarolla

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