Piero Scandura e i suoi luoghi di pensiero creativo.

Pietro Scandura
Pietro Scandura

Il luoghi dipinti e raccontati dalle opere dell’artista  sono fuori dal tempo, sono camere del tempo dove trovano posto, insieme ai mobili e agli altri oggetti, sogni, pensieri, visioni.

La parola la passiamo volentieri a Piero Scandura ,a lui il piacere di raccontarsi.

Il tuo primo contatto con l’arte?

Il primissimo contatto sicuramente l’incontro con le persone vicine, come l’amico d’infanzia più grande di alcuni anni, che frequentava il liceo artistico, oppure l’insegnante di arte alle scuole medie; successivamente l’incontro più approfondito con pittura, sculturale, architettura e design avviene nei primi anni ottanta quando ancora studente collaboro alla realizzazione di una serie di esposizioni a Fosdinovo, insieme al gruppo di ricerche culturali e visive “Atelier” di  Carrara e un’associazione locale, un occasione per conoscere diversi artisti e le loro opere,  Somaini, Finotti, Biggi, Lino Ciraldo, Paolo Pratali e i giapponesi Fujibe, Ogata, Nakamura e altri.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Pur mostrando da sempre interesse per il disegno e la grafica, ciò che mi ha fatto pensare alla pittura come professione è stato sicuramente l’aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Carrara dove ho trovato un ambiente stimolante, vivace e in particolare un grande maestro, Umberto BUSCIONI.

La tua prima opera?

Un quadro per un concorso d’arte a Chiusi della Verna; frequentavo ancora l’accademia e ricordo che non avevo idea di cosa realizzare, per cui ne è uscito un lavoro di getto quasi psicologico che, rivisto oggi, appare cupo e onirico evidentemente l’espressione delle mie insicurezze e delle mie paure per un nuovo mondo che cercavo di scoprire.

Per fare arte bisogna averla studiata?

Sono convinto che sia fondamentale la conoscenza dell’arte insieme ad una attenta analisi visiva e concettuale di quello che il mondo dell’arte, passato e presente, rappresenta.

La storia dell’arte insegna che la sua forza e originalità non nasce da improvvisazione e/o semplice abilità estetica ed espressiva, ma da studio, progettualità, comparazione, affinità o lontananza ed osservazione attenta del mondo circostante.

Come scegli cosa ritrarre ?

Pur modificando negli anni il linguaggio della mia arte, da quella segnica, metafisica a quella espressiva, quello che accomuna il mio percorso artistico è la relazione interpersonale. Ieri la scrittura automatica oggi gli oggetti di design,  stanze o  luoghi familiari, che si trasformano, sublimati in “non luoghi”, spazi non identitari, relazionali o storici.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Nei primi anni di attività chiesi, alla proprietaria di uno spazio espositivo intenzionata a propormi per un’esposizione perché apprezzava le mie opere di allora (segniche), di acquistare alcune mie opere.

Lei mi disse che purtroppo non poteva farlo in quanto difficili da proporre e che lo avrebbe sicuramente fatto se avessi realizzato delle “marine”, perché facilmente vendibili.

Se potessi incontrare un artista del passato, chi e cosa gli chiederesti?

Mi piacerebbe conversare con Francis Bacon, per comprendere cosa sia per lui il coraggio di essere se stessi in pittura

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?

Di avere più coraggio, di insistere con quello che crede, senza angosciarsi del giudizio degli altri, cercando di comprendere cosa sia meglio per se stesso, appunto con coraggio e libertà e naturalmente con maggior applicazione e metodo.

Quanto conta la comunicazione?

Oggi, ovviamente, la comunicazione conta molto ma è importante selezionare con qualità e giudizio ciò che si propone, unito alla conoscenza dei mezzi usati, perché il rischio è quello di proporre troppo, male e di poca qualità per dare importanza solo alla continua e rapida presenza.

Ho il sospetto che una comunicazione bulimica possa diventare col tempo una specie di grande immondezzaio dove diventerà sempre più difficile comprendere, trovare e riscoprire le vite vere e il valore delle cose

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

Penso che all’estero ci sia più curiosità e capacità critica del pubblico nei confronti dell’arte contemporanea. In Italia il pubblico è meno motivato a frequentare le gallerie perché spesso autoreferenziali, ferme tra artisti storici e proposte poco comprensibili, e per il troppo dilettantismo proposto solo a scopo commerciale

Cos’è per te l’arte?

Rispondo con alcuni concetti espressi dal sociologo francese Marc Augé nel saggio “Futuro” a cui sento di ispirarmi e che mi aiuta ad approfondire il rapporto tra arte e vissuto. “la contaminazione tra arte e designer rivendica il pluralismo, la diversità di andare oltre la regola che tutto si debba assomigliare” e che “l’arte deve essere espressiva e riflessiva per mostrare qualcosa di diverso rispetto a ciò che abbiamo quotidianamente sotto gli occhi …. trasformare gli oggetti comuni e familiari in oggetti di riflessione … non sublimare il reale ma sovvertirlo”

Cosa ti aspetti da un curatore ?

Esperienza, coraggio, senso estetico e che instauri un rapporto costante con gli artisti che ritiene meritevoli; è molto importante che si rafforzi il rapporto umano, un rapporto che vada oltre all’aspetto professionale e curatoriale.

Cosa chiedi ad un Gallerista ?

Cerco sempre, se possibile, di instaurare con loro un rapporto più umano che professionale; analogamente ad un curatore mi aspetto da loro dialogo, amicizia, consigli e poter comprendere, attraverso la loro capacità ed esperienza, quale fascia di mercato, vendita o strategia possa essere più adeguata alla mia attività.

Gli artisti hanno estremamente bisogno di professionisti che credono nel loro lavoro e che abbiano capacità e conoscenze tali da poter dare loro il giusto valore e riconoscimento.

Quanto contano per te la luce e il colore?

Quando si legge un libro o si sente della musica si apprezzano prima di tutto la qualità della scrittura e dell’esecuzione (la grammatica).

L’arte non è solo contenuto o concetto, l’arte da sempre è progettualità e forma, appunto conoscenza attenta della grammatica visiva e quindi luce e colore dove questi elementi hanno valore ma anche studio degli spazi, della composizione, dei rapporti di forza, anche in quelle forme d’arte nelle quali apparentemente ciò non sembra necessario. 

Anche l’esposizione stessa delle opere di una personale o di una collettiva, risentono di questi valori; per confezionare una bella e interessante mostra d’arte ci vogliono conoscenza, studio e progettualità.

Grazie Piero per la piacevole chiacchierata

Alessio Musella

Pietro Scandura
Pietro Scandura
Total
0
Shares
Previous Post
antonella preti

Antonella Preti e il suo mondo di colori e linee.

Next Post
Massimo Fazzini

Massimo Fazzini, Mercante d’Arte.

Related Posts