Intervista a Lucia Simone a cura Chiara Canali.

Lucia Simone
Lucia Simone

Lucia Simone nasce nel 1986 a Perugia, dove avviene la sua prima formazione artistica, sia nel campo delle arti visive che nel campo musicale.

Artista visiva che si muove con disinvoltura tra diverse tecniche e linguaggi espressivi, durante il suo brillante percorso ha già ricevuto alcuni importanti premi tra cui una Residenza d’artista presso Casa Falconieri, Cagliari, in occasione del Premio Internazionale FIG Bilbao, e presso il MACRO (Museo Arte Contemporanea) di Roma.

Ha esposto in diversi musei tra cui MACRO La Pelanda (RM), Austrian Museum of Folk Life and Folk Art e in luoghi di prestigio come Palazzo Montecitorio e Palazzo Vecchio in occasione del Premio Firenze.

Nel 2021 una sua stampa digitale si classifica al secondo posto della categoria Senior del Premio della Grafica Italiana (Associazione Incisori Italiani) e l’opera è acquisita dal Museo della Grafica Italiana Contemporanea di Vigonza (PD). 

Dal 15 dicembre 2021 la galleria IAGA Contemporary Art di le dedica la sua prima mostra personale intitolata Signal Lost, presso la sede di Cluj-Napoca, in Romania.

L’esposizione introduce un ciclo di una ventina di opere che spaziano, in maniera libera e spontanea, dalla pittura a olio su tela alla china su carta, dalla fotografia analogica con polaroid al photo collage digitale, dalla pittura digitale alla stampa fotografica su Hahnemühle.

Il titolo di questa serie di lavori, Signal Lost, allude alla condizione di estraniamento e distanza spaziale e, quindi emotiva, attraverso cui vengono recepite immagini, tematiche, eventi anche traumatici dell’attualità attraverso il filtro di uno schermo, sia esso televisivo, digitale, o computerizzato.

Abbiamo incontrato Lucia nel suo studio romano e le abbiamo chiesto di rispondere a queste domande:

Il tuo primo contatto con l’arte?

La prima volta che ho guardato il cielo.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Non è mai stata una passione, ma parte di me come lo sono i miei capelli o il colore dei miei occhi.

Ho capito che sarebbe diventata anche una professione durante gli anni accademici.

La tua prima opera d’arte?

Una piccola testa che plasmai giocando con l’argilla nello studio di mio zio.

Lui era uno scultore e a volte portava me e mio cugino con sé.

Eravamo molto piccoli, ci serviva una sedia per arrivare al banco di lavoro.

Per fare arte bisogna averla studiata?

Bisogna averla praticata, l’allenamento e la sperimentazioni sono fondamentali, ma se non si ha una bussola con cui navigare è difficile orientarsi, dunque è importante lo studio per conoscere cosa c’è stato prima e cosa sta avvenendo ora, non solo in campo artistico.

Sarebbe il colmo fare un’opera d’arte e non accorgersene…

Senza consapevolezza non esiste opera d’arte.

Come scegli cosa ritrarre?

Se sono nella fase pittorica, immagino ad occhi chiusi cosa voglio mostrare e poi cerco immagini su riviste cartacee o su Internet che si avvicinano a quelle che ho pensato.

Le unisco e le modello attraverso disegni preparatori e quando ho raggiunto ciò che voglio passo all’uso della china. In seguito riporto la composizione su tela e spesso aggiungo altri dettagli pensati sul momento.

Se sono in fase digitale, sfoglio centinaia di foto e, attraverso associazioni di pensiero, realizzo un bozzetto col cellulare il quale mi permette elaborazioni più immediate anche se meno di qualità in termini di risoluzione dell’immagine.

Così non perdo la spontaneità dell’atto creativo. In seguito passo ai programmi professionali di grafica.

Quindi, nel primo caso immagino e poi cerco, nel secondo caso prima cerco e poi immagino.

Non è però una regola fissa.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?

Sono tanti.

Ora mi viene in mente quando ho dovuto rincorrere per tutta casa il mio gatto che spalmava colore ovunque con la sua coda.

Per fortuna era acrilico e con l’acqua sono riuscita a pulirlo tutto, ma lui avrebbe preferito tolettarsi da solo.

Se potessi incontrare un artista del passato, chi e cosa gli chiederesti?

Munch, senza dubbio!

Gli chiederei di andare a fare una passeggiata insieme.

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti?

Mi consiglierei di viaggiare di più.

Quanto conta la comunicazione?

Intesa all’interno di un’opera d’arte la risposta è “tutto”, intesa come forma di marketing la risposta è “moltissimo”.

Cos’è per te l’arte?

Una forma di comunicazione che raggiunge concetti inesplorabili. Il non detto comunicato.

L’inafferrabile sfiorato.

Cosa ti aspetti da un curatore?

Amore per l’arte, ampia conoscenza della storia dell’arte e del mercato dell’arte.

Confronto interpersonale e capacità di capire il mio lavoro riuscendo a portarlo al pubblico.

Cosa chiedi ad un Gallerista ?

Amore per l’arte, capacità imprenditoriale, capacità umane. Essere in grado di trovare il giusto palcoscenico per mostrare la mia arte.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Non smettere mai di farmi domande e consolidare il mio percorso artistico.

Anche la pace interiore è in programma.

Lucia Simone. Signal Lost

a cura di Chiara Canali

IAGA Contemporary Art, Strada Cloşca nr. 9-11, Cluj Napoca, Romania

Da mercoledì 15 dicembre 2021 a sabato 5 febbraio 2022.

Una mostra prodotta da IAGA Contemporary Art, Cluj Napoca, Romania

La mostra sarà visitabile nei giorni dal martedì al sabato dalle 14.00 alle 19.00

L’ingresso alla mostra è gratuito.

Per ulteriori informazioni:

Rosalba Di Pierro

+40 724059844

info@iagacontemporaryart.com

rosalbadipierro@iagacontemporaryart.com

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