I Tappeti caucasici Kasak alla Galleria Mirco Cattai a cura di Ilaria Guidantoni.

Mirco Cattai,
Mirco Cattai,

Mirco Cattai, titolare della Galleria milanese, ha curato la Mostra Tappeti caucasici Kazak, in programma dal 1° al 24 dicembre, che riunisce circa 50 manufatti dell’area di Kazak nell’Azerbaijan.

Si tratta di un’esposizione che ‘unisce collezionismo e cultura’, come scrive Mattia Losi nell’introduzione del catalogo e riunisce tappeti cosiddetti di villaggio dell’Azerbaijan, rustici e raffinati allo stesso tempo, antichi eppure tra i più apprezzati dal gusto moderno, inseriti anche in contesti fortemente contemporanei.

I tappeti Kazak sono decorati con i simboli tipici dei villaggi di produzione, unendo elementi geometrici a motivi di fantasia, spesso foglie, amuleti, animali e figure umane.

Gli esemplari esposti sono suddivisi per tipologie, tra cui due rarissimi Star-Kazak e altre tipologie (Peenwhill, Karaciof, Lory-Pambak, Sewan…); accanto a tre tappeti realizzati durante il dominio persiano sull’Azerbaijan, tra la fine del Seicento e i primi del Settecento quando lo Shah di Persia inviò in quelle terre alcune squadre di annodatori, proprio per la pregiata qualità delle lane, che crearono degli atelier per far fronte alle richieste di Palazzo.

Questi tre esemplari hanno caratteristiche e dimensioni ben diverse dalla successiva produzione cosiddetta “Russa”, con disegni a drago stilizzati e dimensioni adatte a grandi stanze a differenza dei tappeti dell’Ottocento, quelli di villaggio, più arcaici.

In occasione dell’esposizione è stato realizzato un catalogo, Tappeti Caucasici Kazak, pubblicato da Mirco Cattai Fine Arts&Antique Rugas con introduzione di Mattia Losi, testi di Stefano Ionescu, Foto di Marco Mayer e Ideazione grafica di Massimo&Fiameni Design.

In mostra in particolare un Kazak o Quba a draghi di inizio Settecento con un grande drago stilizzato con ali dal motivo tipico a zig-zag e quattro draghi bianchi che dominano il campo.

La sua particolarità è sia nelle dimensioni non enormi come accade di solito per questa tipologia, essendo destinata ai palazzi di corte, sia per i colori che presentano una grande armonia e varietà, dal blu all’azzurro al giallo in due tonalità, all’albicocca e l’immancabile aubergine, tipico dei tappeti antichi che nel tempo si è perso.

Di fianco due tappeti con fondo verde, anche questa una rarità essendo il colore sacro dell’islam, che si trova quasi esclusivamente in tappeti Preghiera o in manufatti di committenti. In particolare quello su sfondo bianco, come anche la maggior parte in mostra, presenta una grande modernità.

Della seconda metà dell’Ottocento, ha una bordura in giallo, piuttosto inconsueta, e potrebbe essere una produzione armena dal momento che l’Azerbaijan, prima persiano, è stato in parte ceduto al territorio armeno.

Di forma tendente al quadrato è un classico tappeto per le tende, che serviva a coprire il terreno.

Si tratta di una produzione ancora di grande originalità, come ci ha fatto notare Mirco Cattai, mentre successivamente la produzione sarà standardizzata anche nel gusto più internazionale legato alla committenza che si impone.

Qui abbiamo ancora la memoria dell’errore con alcune asimmetrie che però rivelano il pregio dell’unicum. Come accennato sono esposti anche due Star Kazak uno su fondo bianco e uno rosso, che rappresentano il sogno del collezionista del genere, di grande bellezza e di grande interesse anche per il gusto di oggi come i Preghiera in mostra con motivi altamente stilizzati.

Ilaria Guidantoni

Total
0
Shares
Previous Post
Lucia Simone

Intervista a Lucia Simone a cura Chiara Canali.

Next Post
PIERO DELLA FRANCESCA E ANDY WHAROL

PIERO DELLA FRANCESCA E ANDY WHAROL “SANTA APOLLONIA”WARHOL TRADUCE IL PENSIERO DEL DOLORE, DELLA DIGNITÀ E DELLE SIGNIFICANZE DEI DENTI IN MANIERA POP… MA NON TROPPO!

Related Posts