Francesco Ottobre quando l’arte diventa sperimentazione.

Francesco Ottobre
Francesco Ottobre

Francesco Ottobre apprende le tecniche pittoriche autonomamente.

Senza farsi influenzare da canoni predefiniti , grazie alla sua naturale predisposizione sperimenta stili alternativi con una stimolante ricerca continua.

Le sue opere si trovano in diverse collezioni private sia in Italia che all’estero.

Nel 1994 apre uno studio d’arte. Fonda un’associazione dove molti giovani seguono i suoi corsi di disegno e pittura.

Conosciamolo meglio lasciando che sia lui a raccontarsi rispondendo alle nostre domande .

Il tuo primo contatto con l’arte?

Dalle elementari avevo, ma come credo tutti, una predisposizione al disegno, forse per motivi ancestrali perché è la prima forma di comunicazione. Ho avuto però la fortuna di avere un maestro che era anche un bravo pittore che, visto il mio interesse, mi ha insegnato la tecnica ad olio e negli ultimi 2 anni delle elementari, organizzava una mostra nella scuola a fine anno scolastico.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Dopo le medie, parlo di fine anni ’60, volevo frequentare il liceo artistico ma sono stato influenzato dal fatto che mi dicevano che l’arte non dava sicurezza e stabilità di lavoro; decisi quindi di intraprendere studi tecnici che mi permettevano comunque di disegnare anche se in modo tecnico anziché artistico ma ho appreso il senso di prospettive e proporzioni. Dopo gli studi ho svolto attività dirigenziali in diverse aziende, prima a Milano poi a Roma.

Ho iniziato un nuovo lavoro nel ’90 a Roma coinciso con la nascita della prima figlia e facendo il pendolare con 4 ore di viaggio quotidianamente, nel ’94, mentre stava per nascere la seconda figlia, decisi di licenziarmi perché mi son reso conto di non conoscere a fondo la prima figlia che viziavo regalandole, ogni fine settimana, una video cassetta di cartoni animati; non volevo succedesse così anche con quest’ultima.

Dove abito non ci sono buone prospettive di lavoro ma riflettendo e avendo sempre dipinto per diletto (avevo le pareti di casa piene di quadri), ho iniziato a fare mercatini di antiquariato e artigianato proponendo i miei lavori sia pittorici che decorativi.

Nel 2003 apro un laboratorio dove, oltre a realizzare i miei lavori, insegnavo disegno e pittura ad alcuni ragazzi.

La tua prima opera?

Non ricordo la mia prima opera, ricordo la prima commissionata: fu un mio zio a volerla, era di dimensioni importanti (70 x 100 cm.) avevo circa 11 anni e mi regalò 15.000 lire.

Per fare arte , bisogna averla studiata?

Penso sia importante la conoscenza della storia dell’arte, non quella scolastica ma fatta autonomamente per il proprio interesse, sono convinto che per il disegno e la pittura non sia necessaria una formazione scolastica ma che debba essere frutto della propria esperienza, delle proprie emozioni e sperimentazioni; spesso vedo quadri dove è lampante una formazione accademica, esteticamente ben fatti ma privi di quelle emozioni che dovrebbero suscitare guardandole. Van Gogh non ha studiato l’impressionismo come Kandinsky non ha studiato l’astrattismo o De Chirico il metafisico e Picasso il cubismo.

Cosa unisce i tuoi dipinti e la musica ?

La forza! Spesso accade che sia la musica di sottofondo ad influire sull’ispirazione. Con un andamento lento un paesaggio è quieto e romantico, con un ritmo agitato lo stesso paesaggio risulta essere più materico, acceso e magari tempestoso.

Come scegli cosa ritrarre ?

L’interesse del momento, a volte guardando un vecchia stampa l’immagino realizzata con uno stile impressionista oppure, guardando un’alba, un’aurora od un tramonto immagino un astratto più o meno geometrico.

Osservando degli oggetti possono venir fuori forme e colori improbabili. Mi è capitato, osservando i rosoni di chiese gotiche, di realizzare una serie di quadri astratti che ho realizzato usando la sabbia e delineando le tessere, dai colori contrastanti e accesi, con delle incisioni.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Un giorno mia figlia, frequentando le elementari, tornò da scuola piangendo perché l’insegnante non le aveva creduto che fosse stata lei ad aver disegnato dei cavalli sul quaderno alla fine di un compito fatto a casa di matematica.

Passato un po’ di tempo, ritornò da scuola sorridente e felice e, con orgoglio, mi fece vedere una nota della stessa insegnante sotto un disegno, questa volta fatto a scuola e che riproduceva lo stesso soggetto della volta precedente, in cui si scusava e le aveva dato un bel voto con lode.

Credo di averle passato lo stesso interesse e passione, ora è una stimata truccatrice professionale da cerimonia e cine-teatrale.

Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?

No, non credo gli chiederei qualcosa, semplicemente lo osserverei mentre dipinge, cercando di carpirne la tecnica. Certo gli artisti che vorrei incontrare sono svariati come gli stili e le tecniche anche perché credo di essere abbastanza poliedrico nei gusti.

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?

Di fare le stesse scelte formative, magari con più determinazione, sotto questo aspetto ritengo di essere stato fortunato.

Quanto conta la comunicazione ?

Certo, la comunicazione è importantissima sia quella che l’artista vuole esprimere attraverso l’opera, come detto in precedenza cioè che il disegno è stata la prima forma di scrittura, sia quella di far raggiungere il proprio messaggio al maggior numero di persone attraverso mostre, eventi culturali e, fortunatamente  oggi, anche attraverso internet.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

La percezione dell’arte tra Italia ed estero aveva differenze molto marcate fino al secolo scorso, ogni paese sviluppava l’arte con la propria cultura e le proprie tradizioni. Notiamo le differenze  tra nazione e nazione nei diversi periodi storici e vediamo che non ci sono analogie tra loro nell’architettura come nelle decorazioni.

Oggi invece le strutture formano uno skyline simile in ogni continente perché le distanze si coprono velocemente fisicamente e le comunicazioni sono istantanee.

Come nelle strutture anche per l’arte figurativa è avvenuto lo stesso, ad esempio la pop art è nata quasi contemporaneamente sia in America che nel Regno unito negli anni ’50 e solo dopo pochi anni in tutta Europa.

Cos’è per te l’arte?

È sicuramente il modo di esprimere la propria personalità ed il proprio carattere, il proprio stato d’animo e le proprie emozioni in modo semplice e diretto senza proferire parola ma percepibile visivamente. Si percepisce il cambiamento di tutto questo, nei diversi periodi d’esistenza di ogni artista, nelle sue opere.

Cosa ti aspetti da un curatore ?

Il curatore sceglie la location che deve non necessariamente essere prestigiosa ma sicuramente frequentata da invitati e passanti occasionali e in zone di medio-alta borghesia. Organizza l’accoglienza dei visitatori.  

Si vedono location prestigiose, spesso monumenti o palazzi storici molto belli ma non idonei per l’artista perché poco o per niente frequentati; lo scopo della mostra di un artista non è quello di un museo dove si va a vedere reperti o opere storiche ma quello di far vedere il proprio lavoro per poter essere venduto a collezionisti e amanti dell’arte.

È meglio un mercatino rionale che un inaccessibile castello.

Cosa chiedi ad un Gallerista ?

Il gallerista generalmente mette a disposizione il proprio spazio espositivo, allestisce la mostra dando alle opere la giusta luce e il giusto posizionamento.

Presenta l’artista e le sue opere con una descrizione accurata e dettagliata, risponde alle curiosità dei visitatori ed ha un proprio pacchetto di collezionisti e amanti dell’arte.

Quanto contano per te la luce e il colore?

Luce e colore rappresentano la base per rendere l’opera emozionante, un gioco di chiaro-scuro o una prospettiva aerea con contrasti di colore danno profondità e spessore all’opera.

Grazie per il tempo a noi dedicato

Artae Misia

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