Sofia Gentile Uslenghi e l’autoritratto…

Sofia Gentile Uslenghi
Sofia Gentile Uslenghi

Artista dedita all’autoritratto come forma di esplorazione di sé potrebbe risultare banale come presentazione, ed è per questo che preferiamo sia Sofia a raccontarsi rispondendo alle nostre domande :

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Per adesso l’arte non è una vera e propria professione.

Ho scelto di utilizzare la fotografia come mio strumento di indagine e per renderlo tale mi sono imposta di non scendere a compromessi con le questioni economiche.

Ammetto che questa presa di posizione inizi a vacillare e sento necessario un cambiamento nel quale il mio essere un’artista prenda molto più spazio e più tempo.

Credo che sia giusto iniziare una nuova fase dopo un primo momento, per me necessario, di studio e ricerca libera da fattori che lo avrebbero inevitabilmente condizionato verso il mercato e le sue regole.

La tua prima opera?

Ho iniziato a scattare fotografie circa quindici anni fa, e per diverso tempo ho scattato cercando il mio linguaggio e sperimentando soggetti ed estetiche. Il primo progetto che ha avuto un qualche punto di arrivo o che comunque mi sento di considerare tale si chiama Flora.

Flora è una raccolta di autoritratti in bianco e nero sovrapposti a fotografie botaniche nei quali ho indagato l’estetica del mio corpo in antitesi a l’immaginario super pop, colorato e chiassoso, che aveva condizionato la mia percezione della femminilità, ingabbiandomi in una serie di giudizi che davo a me stessa, per la maggior parte negativi e mortificanti.

Avevo bisogno di ricercare in me stessa un’estetica con cui andare d’accordo e nella quale mi riconoscessi.

Ed è per quello che ho iniziato a lavorare da sola, a casa, nel silenzio: per lasciare completamente fuori le immagini sul

corpo femminile dalle quali mi sentivo circondata e giudicata.

Per fare arte , bisogna averla studiata?

Credo che lo studio accademico non sia affatto necessario. Credo sia molto necessario avere una grande curiosità verso tutti i sentimenti e credo sia utile studiare come siano stati interpretati dagli altri.

E per altri intendo qualsiasi persona che ha usato il suo tempo per metterli per iscritto, o dipingerli su una tela, o comporre una musica o fare un film.

Come mai la scelta di concentrarti sull’autoritratto?

Più che una scelta è la mia necessità di utilizzare il mio corpo e la mia faccia per indagare e descrivere i miei irrisolti e quello che passa attraverso la mia vita.

Mi sembra sia un esercizio che è necessario per me per mettermi in pari con quello che mi succede, un modo per pensare e capire, e tradurlo in immagini.

Ovviamente quello che succede a me non è fantascienza, è la vita di molti, e quindi ci si può ritrovare facilmente.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Ogni volta che mi imbarazzo fortissimo quando incontro qualcuno che conosce il mio lavoro.

A volte faccio davvero molto ridere, dico cose senza senso perché non so rapportarmi con i complimenti.

Me ne dispiaccio, ma so di uscirne un po’ ridicola e questa cosa a ripensarci mi fa sorridere.

Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?

Se potessi viaggiare nel tempo vorrei poter passare del tempo con gli artisti surrealisti.

Vivere un pezzo della loro vita anche senza fare domande.

Mi sembra che, chi più chi meno, abbiano trascorso delle esistenze molto vivaci, alcune completamente sconclusionate ma sempre dense di arte e convinzioni.

Mi piacerebbe spiarli senza chiedere niente. Solo capire come scegliere di diventare e perseguire l’arte in maniera così convinta e totalizzante.

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?

I miei 18 anni sono stati caratterizzati da molta voglia di vivere (e di questo ne sono molto felice) ma anche molta rabbia (e di questo ovviamente me ne dispiaccio).

Mi piacerebbe dirmi di avere più consapevolezza, riguardo la relazione con me stessa e le relazioni con il resto del mondo.

Ma una diciottenne che sa già tutto non esiste, e se esistesse sarebbe noioso tutto quello che avrebbe davanti.

E quindi forse non direi niente, mi scuso adesso con gli altri che sono stati feriti e io ringrazio di essere ancora qui a fare e disfare cose.

Quanto conta la comunicazione ?

Saperci fare con la comunicazione conta, sicuramente aiuta certi aspetti dell’essere artista, ma ovviamente può anche distorcere molto i punti di partenza e i punti di arrivo.

Non credo che sia sempre un bene o che sia per forza necessaria e forse va dosata con molta sapienza in un difficilissimo equilibrio tra quello che funziona e la sincerità del proprio lavoro.

Ma è un aspetto che porta anche a conoscere gli altri, a confrontarsi con gli artisti e gli addetti ai lavori.

E senza questo tipo di rapporto con l’esterno si rischia di diventare un po’ sterili.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

Non sono così esperta dei mercati dell’arte esteri per sapere quello che succede quando un olandese o un egiziano decidono di fare l’artista rispetto a un giovane italiano.

Non sono incondizionatamente esterofila per ipotizzare che sicuramente possa essere una scelta più facile rispetto alla situazione italiana.

Penso che in generale in un mondo che viaggia a queste velocità, tutto preso dal business e dai meccanismi che coinvolgono sempre di più i nostri stili di vita, l’arte sia in generale un argomento troppo effimero e personale per essere realmente preso seriamente in considerazione.

Cos’è per te l’arte?

Secondo me l’arte è la necessità di creare qualcosa a partire dai propri sentimenti.

Qualsiasi cosa.

Cosa ti aspetti da un curatore ?

Che sappia indagare quello che io a parole non so raccontare.

Che abbia la capacità di mettersi in relazione con le opere con lo stesso meccanismo di uno psicanalista.

E che poi lo possa rendere comprensibile anche agli altri.

Cosa chiedi ad un Gallerista ?

Che sappia relazionarsi con il mondo dei collezionisti e degli addetti ai lavori con passione ed entusiasmo, come chi custodisce un valore che va oltre la moneta.

Che sappia valorizzare l’oggetto che è il risultato di un processo lungo e che si porta dietro tantissime questioni oltre i materiali che lo compongono fisicamente..

Grazie per il tempo a noi dedicato Sofia, e per la piacevole chiacchierata.

Alessio Musella

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