Barbara ZANCONATO, una visione tutta sua…

Barbara ZANCONATO
Barbara ZANCONATO

Per lei l’arte può trasformare i problemi in opportunità, e solo questione di punti di vista dai quali osservi il mondo e sensibilità creativa…

Non facile introdurre Barbara Zanconato, ma come siamo soliti fare, lasciamo all’artista il compito di raccontarsi attraverso le risposte alle nostre domande :

Il tuo primo contatto con l’arte?

Il mio primo contatto con l’arte lo devo a mio padre.

Non faceva l’artista di professione perché i tempi e le circostanze non gli hanno permesso di farlo ma era un artista a tutti gli effetti ; Oggi mi rendo conto che il suo modo di essere, la sua visione del mondo e della vita hanno influenzato tantissimo il mio modo di fare arte e il mio essere artista: a lui devo, per esempio, la capacità di vedere le potenzialità delle cose ( e come conseguenza anche la tendenza ad accumulare oggetti di ogni tipo!), la curiosità che mi porta ad avere interessi disparati e la visione degli altri come ricchezza .

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Mi sono sempre sentita artista e intuivo che sarebbe stata la mia professione.

Quello che non immaginavo era come ci sarei arrivata e che tipo di artista sarei stata perché la strada che mi ha condotto a fare dell’arte una professione non è stata lineare .

Da questo punto di vista, nella mia vita ci sono due momenti chiave, entrambi avvenuti quasi per “magia” : il primo è stato quando Giovan Battista Carpi mi ha scelta per far parte dell’Accademia Disney (ndr: Giovan Battista Carpi è uno dei più importanti autori di fumetti e all’epoca era direttore dell’ Accademia Disney ).

La sequenza di avvenimenti che mi ha portato a lavorare alla Walt Disney ha dell’incredibile : dal curriculum inviato semplicemente perché mi era capitato l’indirizzo sottomano al fortuito colloquio telefonico che ho sostenuto, completamente inconsapevole, con Carpi in persona.

Il secondo momento è ancora più incredibile ed è avvenuto molti anni dopo (la mia vita nel frattempo era radicalmente cambiata: avevo lasciato la Walt Disney e lavoravo come farmacista).  

Una domenica, mentre gironzolavo tra le bancarelle di un mercatino dell’usato, mi sono sentita attratta da un libro che si trovava sopra una montagna di altri libri.

Quando l’ho preso in mano mi sono accorta che era uno dei primi albi illustrato da … Carpi!  

Quel libro era come se mi stesse invitando a ritornare all’ arte.

Ho seguito l’intuito.

Avevo conservato nel cassetto della scrivania un ritaglio di giornale che parlava di una scuola di illustrazione.

L’ho contattata e quello è stato l’inizio del mio rientro nel mondo dell’arte.

Durante i corsi ho conosciuto delle persone che mi hanno parlato di Steiner; approfondendo l’argomento e mi si è aperto un mondo perchè ho iniziato a vedere un collegamento tra la conoscenza acquisita in campo farmaceutico e quella artistica!

Oggi la mia arte e la mia poetica scaturiscono da un mix di questi due sapere

La tua prima opera?

Le illustrazioni contenute nei miei diari e che traducono in immagini delle emozioni provate in diversi momenti del mio percorso personale, in un arco di tempo di alcuni anni.

Recentemente ho selezionato le più significative e le ho inserite all’interno di una installazione che ho progettato in occasione di Art Nordic e che ho intitolato “ L’osservatore interno.

E’ un’opera per me molto significativa perché riassume e contiene il mio percorso artistico/umano.

Per me arte e vita si intrecciano, non esistono momenti in cui sono artista e altri in cui non lo sono e tutto ciò che mi succede costituisce uno spunto.

Ogni mia opera è come se fosse la pagina di un diario.

E’ questo forse il motivo per cui le mie opere non si ripetono mai e sono una completamente diversa dall’altra, sia come materiali, tecnica e argomento

Per fare arte , bisogna averla studiata?

Non necessariamente.

Naturalmente tutto dipende dalla definizione che vogliamo dare all’arte…  

Nell’essere umano lasciato libero di essere, l’arte, intesa come capacità creativa, fa parte della sua essenza. I bambini non ancora condizionati da un’educazione e una istruzione fuorviante e restrittiva, sono degli artisti meravigliosi.

E’ nel diventare adulti che spengono sempre di più questa capacità e questo perché nella nostra attuale società si dà più importanza alla mente razionale piuttosto che alla mente intuitiva.

Purtroppo il nostro cervello, a lungo andare, silenzia le funzioni che non usa.

Così la maggior parte delle persone, crescendo, diventa sempre più razionale e sempre meno intuitiva fatto che, nella pratica, si traduce in maggiori automatismi e una minore creatività.

L’importanza della creatività sta nel fatto che, di fronte ad un problema di qualsiasi natura, questa facoltà conferisce all’essere umano la capacità di vedere possibilità laddove apparentemente non ci sono.

Quando faccio i laboratori noto una grande differenza tra bambini, adolescenti  e adulti.

I bambini, avendo ancora la facoltà intuitiva sviluppata e poco condizionata, non solo non hanno bisogno che qualcuno insegni loro come disegnare ( o in generale creare) ma di fronte ad un ostacolo hanno la capacità di trovare soluzioni veramente ingegnose.

Gli adulti, e purtroppo anche molti adolescenti, se posti di fronte agli stessi stimoli dati ai bambini, risultano essere più rigidi fino addirittura ad essere bloccati e necessitano di un approccio preliminare che insegni loro a risvegliare e a rieducare la facoltà intuitiva prima di poter acquisire la stessa “fluidità” dei bambini.

Come scegli cosa ritrarre ?

Non sono io che scelgo, l’idea è qualcosa che mi arriva in modo intuitivo e apparentemente casuale.

A volte ci sono temi che mi colpiscono particolarmente e allora inizio a riflettere, a documentarmi ma poi l’immagine arriva in modo spontaneo.

Durante il processo di creazione dell’opera i materiali è come se mi parlassero… sono loro che si scelgono…

Per quanto riguarda i temi ne ho di ricorrenti come ad esempio alcune tematiche prettamente femminili (maternità, aborto, femminicidi, le spose bambine…) oppure il tema del dolore, della sofferenza.

Per esempio, il tema che ha ispirato la mia installazione intitolata “The sound of the butterfly wings” (premiata alla XII edizione della Biennale di Firenze) riguardava la trasmutazione del dolore; la domanda che mi girava continuamente in testa era: “ è possibile trasformare il dolore?”

L’istallazione site specific, formata da quattro opere fatte in momenti diversi, rispondeva a questa domanda .

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

In generale gli aneddoti più belli riguardano le persone che conosco durante le mie mostre (preciso che alle mie mostre sono solita presenziare per tutta la durata dell’evento perché per me la connessione con il pubblico è una parte fondamentale del mio lavoro).

Ricordo ad esempio Christiane, una signora che è tornata a vedere una mia esposizione per ben tre volte, portando ogni volta una persona diversa; durante l’ultima visita mi ha lasciato scritto sul livre d’or , il quaderno dei commenti che espongo ad ogni mostrauna poesia composta da lei dal titolo “Le souffle d’une étoile…”.. o Rose, una signora che dopo aver visto la mia mostra è ritornata e mi ha fatto leggere alcune pagine del suo diario personale per dimostrarmi come alcune mie opere le avessero fatto rivivere dei momenti della sua vita .

Prima di andarsene mi ha anche lasciato un dono fatto con le sue mani .. 

Sono tanti i piccoli piccoli gesti come questi!

Per me hanno un significato enorme dal punto di vista umano e sono ciò che mi fa amare il lavoro che faccio..

Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?

Mi piacerebbe molto incontrare Frida Khalo e Joseph Beuys  (Frida per il coraggio che ha avuto sia come donna che come artista e per la sua arte intima e sincera; Joseph per la sua visione cosmologica ed ecologica).

Con entrambi- magari contemporaneamente!-  intreccerei un dialogo filosofico sulla visione della vita, nei suoi vari aspetti, alla ricerca di una verità ultima: esiste un ordine che regola il tutto o tutto è casuale?

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?

Conosci te stessa (diventa consapevole delle tue capacità) e ricorda che non sei qui per fare ciò che gli altri già fanno ma per fare qualcosa che gli altri non fanno.

Realizzati come essere umano, tutto il resto viene dopo perché non puoi amare gli altri se prima non impari ad amare te stessa realizzandoti.

Distingui tra il bisogno di amore e il dare amore: il primo è un bisogno primario di tutti gli esseri umani (che va riconosciuto e soddisfatto), il dare amore invece è un’arte che si apprende.

Non confonderli.

E… vivi al massimo ( nel rispetto)  per poter arrivare alla fine e poter dire” ho vissuto e ne è valsa la pena”!

Quanto conta la comunicazione ?

La comunicazione intesa come interazione con il pubblico è un aspetto cardine del mio fare arte perché rappresenta la chiusura del cerchio di un ciclo creativo ( è per questo che durante tutta la durata delle mie esposizioni io sono presente in mostra). Il contatto con il pubblico e gli scambi che avvengono con esso sono infatti, da un lato, un momento di verifica, dall’altro di arricchimento.

Esponendo all’estero, tra l’altro, sono diventata sempre più consapevole della potenza dell’arte intesa come linguaggio che unisce; un linguaggio che va al di là delle parole perché riesce a mettere in contatto anime e persone diverse tramite una comunione visiva ed emotiva che supera il confine della barriera linguistica.

Con gli spettatori più sensibili si genera un flusso di energia e di vibrazioni che rende gli incontri “magici” perché si crea una connessione profonda tra anime che, pur nella loro diversità ed unicità, si riconoscono affini e almeno per qualche momento, sono perfettamente in fase…

E’ una sensazione difficile da descrivere a parole …

Ma in un mondo ideale, dove non ci sono più barriere a dividere gli esseri umani, la possibilità di comunicare attraverso un linguaggio condiviso che vada oltre le parole (sempre limitanti), la trovo assolutamente fantastica.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

All’estero, per quanto riguarda la mia esperienza, ho trovato una maggiore sensibilità verso l’arte sia da parte delle istituzioni che da parte del pubblico.

Anche se generalizzare è sempre riduttivo, trovo che all’estero abbiano intuito maggiormente il valore profondo dell’arte e le sue potenzialità. 

In Italia invece c’è ancora troppo poca consapevolezza a questo riguardo.

Una conferma la troviamo nelle scarse risorse che il nostro Paese investe nell’arte, nella scarsa presenza dell’arte nelle scuole, nella scarsa considerazione e attenzione verso gli artisti (costretti spesso a fare un doppio lavoro o a trasferirsi all’estero)…

L’arte possiede un potenziale educativo e curativo enorme che, se usato bene, porterebbe vantaggi importanti sia a livello di società che di singolo.

E’ chiaro che qui sto facendo riferimento all’arte intesa nella sua accezione di strumento per sviluppare il “potere creativo”. Le neuroscienze hanno dimostrato che l’essere umano è un essere creativo; laddove le sue potenzialità non possono essere espresse si genera aggressività che nel lungo termine sfocia in violenza.

Una società violenta è una società dove il potere creativo del singolo è inibito e l’essere umano viene costretto a vivere all’interno di schemi sempre più rigidi e limitanti che lo costringono a comportarsi come un automa. Il massimo del potere creativo lo possiedono i bambini.

Come sono concepite le scuole oggi? Quanto spazio viene dato alla creatività del bambino? L’iperattività di certi bambini non è altro che la manifestazione di una grande energia creativa ma anziché essere correttamente incanalata viene troppo spesso repressa se non addirittura ”curata” ..

E’ stato inoltre dimostrato che l’inibizione delle potenzialità creative (tecnicamente definita inibizione all’azione), se protratta per lungo tempo è all’origine di malesseri, disturbi e in ultima istanza di malattie..

Nei miei laboratori, condotti sia con bambini che con adulti, ho visto persone letteralmente trasformarsi nel momento in cui sono state lasciate libere di esprimersi!

Sia all’estero che in Italia, esistono da tempo piccole realtà all’avanguardia che possono confermare tutto questo ma purtroppo sono ancora troppo poche e questo non perché non funzionino ma perché la capacità di comprendere le potenzialità dell’arte è ancora molto bassa .

Cosa vuoi trasmettere attraverso le tue opere?

Quello che cerco di creare non solo con le mie opere ma anche con le mie mostre, gli allestimenti, le installazioni e le mie performances è un viaggio nelle emozioni, nei sentimenti, nelle profonde intimità di noi stessi per fare in modo che le persone si ri-conoscano, si ri- connettano con la parte più vera di loro stessi;  e mi dà una grande soddisfazione quando questo mio tentativo raggiunge lo scopo perché, in una visione più ampia, altro non è che dare sogni e speranze di un mondo più umano facendo in modo che animi affini si possano incontrare perché, come ho scritto in una mia opera: “ è la vibrazione in fase che porterà ad un cambio di prospettiva… Il mondo sta cambiando e abbiamo bisogno di una presa di coscienza che porti in massa ad una nuova consapevolezza. L’artista con le sue opere e la sua ricerca può fare molto in questo senso. L’arte può fare molto.

Cos’è per te l’arte?

L’arte ha un potere trasformativo e curativo tale che io la considero un vero e proprio “farmaco” per l’umanità!

L’arte permette di fare, in modo leggero, delicato e giocoso, quel lavoro interiore di conoscenza di se stessi che è alla base di una vita realizzata.

Conosci te stesso e ama te stesso sono i due principi cardine alla base del benessere; e quando una persona sta bene è più serena e predisposta verso gli altri…

I colori, l’uso dei materiali permettono di visualizzare le emozioni, i sogni, i desideri, di dare una forma ai fantasmi; la danza permette di entrare in confidenza con il proprio corpo; la musica, il canto ci ricordano che la nostra natura è vibratoria; il teatro, il cinema permettono di vedere all’esterno le dinamiche inconsce che spesso ci imprigionano condizionando i nostri comportamenti; la scrittura permette di raccontare cose che non si riescono a dire a voce; il disegno allena i nostri occhi a vedere la bellezza e la ricchezza di tutto ciò che ci circonda ..

Tutto questo (e molto altro!) si traduce in informazioni che entrano dentro il nostro cervello e ci arricchiscono rendendoci persone interessanti, attive, creative, vive… L’arte è creazione e la creazione è alla base della vita.

Cosa ti aspetti da un curatore ?

Nella mia visione un curatore deve essere il mio alter ego, la mia “anima gemella” lavorativa; ci deve essere sintonìa di visione, di ideali e di obiettivi perchè solo così può avvenire il “matrimonio alchemico” che rende la coppia “artista-curatore” una coppia veramente creativa .

Oggi viviamo in un’epoca di transizione sociale e culturale che richiede un cambio di paradigmi.

Anche l’arte deve evolvere, uscire dai vecchi schemi che sono ormai disfunzionali e insostenibili.

Artisti e curatori sono chiamati a creare un nuovo modo di concepire l’arte: un’arte che sia interculturale, interattiva, interdisciplinare, di respiro più ampio, aperta maggiormente alla sperimentazione e dove il fruitore interagisca con l’artista in un dialogo continuo tra arte e vita, perché arte e vita sono due facce della stessa medaglia..

Cosa chiedi ad un Gallerista ?

Di essere un visionario e un folle! Un visionario cioè capace di vedere oltre la vendita dell’opera (sacrosanta ma non più sufficiente a realizzare il vero fine dell’arte) e di essere aperto a nuove contaminazioni tra le varie forme d’arte;  di essere un folle per poter uscire dai soliti (ormai vecchi) schemi espostivi, disponibile a trovare spazi meno esclusivi, più dinamici e più vicini alle persone affinchè l’arte torni ad essere parte integrante dell’esistenza degli esseri umani; oggi l’arte si sta lentamente (e finalmente) conquistando il posto che le spetta ma ha bisogno di persone che accelerino questo processo, persone che abbiano voglia di sperimentare, costruire, rischiare e soprattutto che siano animate da nuovi valori e dalla voglia di creare una società diversa: più aperta, più inclusiva, più…creativa !

Grazie Barbara per l’interessante chiacchierata

Alessio Musella

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