Evyrein, il Bansky Veneto, a cura di Andrea Tomasi

Evyrein
Evyrein

Si veste di scuro, si muove di notte, armato di colori.

Lo chiamano «il Bansky veneto» ma lui, con una risata, si scrolla di dosso questa definizione, che può pesare. Il suo vero nome lo conoscono in pochi. Si fa chiamare «Evyrein» e nelle città del Nordest d’Italia la sua firma inizia ad essere piuttosto nota.

Il nome è un omaggio al videogioco Heavy Rain (letteralmente «Pioggia Pesante»). Ci giocava con la console Msx che trent’anni anni fa gli regalò suo padre. «Era un computer a cassette… i giochi sono sempre stati la mia passione»

Nato e cresciuto a Schio, famiglia operaia, da qualche tempo ha trovato la propria dimensione nel mondo della street art.

La sua tecnica è lo stencil, che consiste nella realizzazione di motivi decorativi tramite l’uso di una “maschera” nella quale sono pre-forate le sagome dei soggetti. Si tratta di un metodo che permette realizzazioni rapide, perché nella notte, lontano da occhi indiscreti, si deve agire velocemente.

Evyrein sta facendo anche lavori su commissione: amministrazioni pubbliche e cantine vitivinicole hanno capito la portata della sua arte, anche in termini mediatici. Ogni suo intervento fa discutere. La sua è un’attività prevalentemente clandestina.

Non avere un capo, un datore del lavoro per lui significa «libertà assoluta». Fra i suoi temi ci sono l’uguaglianza, la lotta ai soprusi e il pensiero critico. Sguardo attento a tutto ciò che è società, italiana e non solo, questo artista parla senza filtri. Con lui abbiamo parlato anche di lotta al Covid. «È un periodo incredibile – dice – È la realtà che supera la fantascienza. I giornalisti stanno facendo terrore e la gente si impressiona.

Niente assembramenti, coprifuoco, divieto di consumare alcolici. Io dico che è da pazzi». Osserva con attenzione le reazioni della gente e parla di «situazione fuori controllo» e di «paranoia diffusa».

«Qualche giorno fa mi sono trovato ad osservare una tipa con la mascherina sul volto. La cosa assurda è che questa stava da sola in un campo enorme con mascherina e visore calato sulla faccia.

Ma zia!!… Che ti dice il cervello? Dove cazzo vai conciata così? Sei da sola! Dov’è il rischio di contagio da Covid?» Ci sono le misure anti-Covid.

Cosa pensa, in generale, del comportamento della gente?

«Io attorno a me vedo la paranoia e il panico. Mia madre ad esempio è “fuori controllo”. Non so come “salvarla”. Io sinceramente non so più cosa pensare. Certo, il virus esiste. Qualcosa c’è di sicuro, ma in tutta questa storia che ci stanno raccontando manca qualche pezzo. Io penso che qualcosa non ci sia stato detto.

Il problema è che non lo sapremo mai». Insomma non crede alla ricostruzione dei fatti, quella del passaggio del virus dall’animale all’uomo. «Non so. Io sono altamente ippocondriaco, ma questa “cosa” la sto vivendo con massima tranquillità.

Mi stupisco di me stesso, io per primo. Non so quale meccanismo sia scattato nella mia mente, ma non ho paura.

Certo… sto attento, anche perché i miei genitori hanno una certa età e non voglio certo infilargli il virus in casa, ma non sono affatto preoccupato. Detto ciò, parlando dei problemi a livello economico e soprattutto a livello sociale e psicologico, non andrà tutto bene».
La sua vita di artista senza un nome e senza un volte gli piace molto. «Non uscirò allo scoperto, né ora né mai». Vita singolare, quella dello street artist.

«Esco di notte, ad orari da ladro. Nel mio genere cerco di portare rispetto. Non ho mai dipinto su monumenti storici e tantomeno sulle chiese. Cerco superfici che possono essere valorizzate e che non hanno un valore archiettonico».
L’artista, con profonde radici venete, ha vissuto per alcuni anni a Londra. «Ho sempre avuto interesse per i graffiti, la street art e tutto ciò che gli altri non fotografano e non visitano nelle città».

Farà parlare molto di sè. Collabora con Freaks of Nature, artista che dal 2008 mostra il suo concetto di natura. l due artisti andranno in tutta italia e realizzeranno la loro opera condivisa in varie città. L’opera sarà sempre la stessa e sarà riprodotta con le due tecniche utilizzate dagli artisti: colori, rulli, stencil e bombolette. Il progetto ruota intorno al match di due opere: «Bimbo Bang» di Evyrein e la costante e continua lotta di Freaks of Nature sul tema dell’abbandono urbano.

Andrea Tomasi

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