Eugenio Rattà: Poliedrico Artista tra Design e Arte

eugenio rattà
eugenio rattà

Lanciato come designer artistico da molte riviste, desta immediatamente la curiosità dei collezionisti italiani, europei e Americani.

Non ha mai abbandonato la pittura, sua passione fin da bambino.

Espone le sue creazioni in importanti musei Italiani, Europei e in molte gallerie.

Ama e studia la Pop Art che come nessuno, secondo l’Artista, è riuscita ad avvicinare l’arte alla gente , “sine” barriere, e proprio a questo movimento si ispira con le sue opere

Attraverso le sue risposte a questa breve intervista, cerchiamo di conoscere meglio Eugenio Rattà

Il tuo primo contatto con l’arte?

Da ragazzino, circa 12 anni di età ero attratto dall’arte e dai colori, un giorno in edicola vidi un cartone telato con l’immagine stampata di una famosa opera d’arte, occorreva campire gli spazi e ottenere una riproduzione di un quadro. Lo colorai con i colori ad olio e fu una grande emozione.

Era un quadro di Van Gogh.

Che formazione hai avuto?

Premetto che alle elementari e alle medie, nel libretto dello studente a fine anno i Professori consigliavano una scelta artistica o letteraria poiché me la cavavo diciamo bene.

Purtroppo i miei genitori che decisero per me, mi iscrissero in un Istituto tecnico industriale che io odiavo,

arrivai al quarto anno con risultati discreti, ma smisi non arrivai a diplomarmi non ne potevo più.

Mi iscrissi al Liceo artistico da privatista, feci due anni in uno per non perdere tempo e mi diplomai.

Trovai dei professori fantastici a cui devo molto.

Successivamente mi laureai in architettura in Caratteri stilistici e costruttivi dei monumenti con un buon risultato. Non smisi mai di dipingere, le case dei miei parenti sono pieni di miei lavori esclusivamente ad olio.

Al lavoro di architetto affiancai una delle mie passioni il Design Artistico, esattamente progettavo e realizzavo complementi di arredo soprattutto lampade, usando materiali come rame, cristallo, ferro, studiando la luce e gli effetti che potevano creare negli ambienti. Mi furono molto utili gli anni di Istituto Tecnico in questo caso non gettati al vento. Tutto ciò senza mai trascurare la pittura e l’arte in generale, mi appassionai alla Pop Art che ancora mi accompagna.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata la tua professione?

Prestissimo, non volevo fare altro, pensai di fare il Critico d’arte, ma ho preferito fare il manovale dell’arte.

La tua prima opera?

La mia prima opera dopo aver copiato i lavori dei maestri tra cui Van Gogh, Cezanne e Zurbaran, fu una natura morta in stile impressionista di cui è proprietaria mia sorella che mi finanziava comprandomi tele, colori e tutto l’occorrente.

Lei possiede molte mie opere e devo dire che quando la vado a trovare le rivedo e penso!! Ah però niente male!!! 

A cosa ti ispiri quando crei e come scegli i soggetti di un’opera?

Bella domanda!!!

Nei miei ultimi lavori ho fatto man bassa dei ritratti storici famosi per riportarli ai giorni d’oggi trasformandoli e dandogli una visione attuale come se fossero contemporanei, esattamente nel mondo dark.

Quasi tutti i miei lavori sono ambientati in un mondo che non è terreno, ma in una altra dimensione. In una collezione intitolata “Storie nel giardino segreto” Immagino un grande giardino non su questa terra, in cui i personaggi inquietanti ed in solitaria contemplazione fanno mostra di se.

In una altra serie intitolata “Ghost Women” dove resuscitano ragazze anni 20/30 dimenticate dal mondo riappaiono e si mostrano in tutta la loro bellezza.

Attualmente mi ispiro alla storia e alla archeologia, dove le statue diventano persone e vivono raccontando delle storie.

Conta più la tecnica o la creatività?

Riassumendo in una frase, “Impara la tecnica e dimenticala”.

Occorre distinguere tra pittura o scultura o fotografia e Arte.

Per essere un artista la creatività deve superare i confini della tecnica, che senso ha dipingere un nudo di donna con una tecnica eccelsa?

Nulla.

Tanto vale fare una bella foto!!!

Che senso ha dipingere una bestiola?

Una bella foto e via.

Quanto contano per te la luce ed il colore?

Sono fondamentali, la natura, il mondo, le tradizioni sono colorate luminose hanno vita, la vita è colore e luce, il colore è allegria e la luce ne amplifica la bellezza.

Cosa c’è di più bello ed emozionante dei colori di una farfalla coloratissima che si posa su un fiore di un campo di fiori coloratissimi?

Aggiungo che grazie alla natura i colori stanno tutti bene tra loro, non esiste la differenza tra colori caldi e freddi, tutto si amalgama.

Per fare arte, bisogna averla studiata?

L’arte è nella tua anima, è dentro di te, non basta studiarla, l’Arte è un modo di vivere.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?

Ad una personale al Museo Macro di Roma, c’era un quadro dove era raffigurato un padre con una bimba in braccio visti di spalle che guardano un orizzonte colorato, tra i presenti c’erano una bambina in braccio al suo papà che disse: Papà vedi quelli!! siamo io e te!!!

Un momento di grande emozione.

Se potessi incontrare un artista del passato chi e cosa gli chiederesti?

Mi piacerebbe incontrare un artista inglese, Hamilton ( Londra 1922 – 2011) e chiedergli; come ti è venuto in mente, cosa ti ha ispirato per essere l’artefice primario della Pop art?

Gli studiosi attribuiscono ad Hamilton la paternità dell’arte Pop, grazie alla creazione di un piccolissimo lavoro dove confluiscono i temi che saranno ripresi dagli artisti pop in tutto il mondo.

In questa opera sono inseriti il cinema, l’uomo, la donna, la casalinga, i prodotti per la casa, la televisione ed un uomo muscoloso che ha tra le braccia una enorme lecca lecca con su scritto “Pop”.

Tutti oggetti che appartengono alla confort zone dell’uomo semplice, in grado di traghettarlo verso il mondo dell’arte, rendendola alla portata di tutti.” Arte Popolare“.

Che differenza c’è nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

Purtroppo c’è una differenza enorme, all’estero sono capiti molto più che in Italia, ci sono paesi europei che finanziano l’arte e la sostengono, addirittura nel fornire agli artisti i materiali necessari per creare.

Sono più avanti di noi

In Italia siamo vecchi dentro, siamo legati a stereotipi, vanno avanti sempre le stesse persone, una specie di mafia dell’arte, sono parole forti, ma io la penso così.

Cosa chiedi ad un Gallerista?

La concezione di gallerista è molto cambiata negli ultimi decenni, sono rimasti in pochissimi ad investire negli artisti, oggi in pratica, ti affittano una parete .

Ti chiede soldi a prescindere e ancora di più dopo aver effettuato una vendita , questo porta inevitabilmente ad un aumento del prezzo dell’opera, a volte eccessivo.

In questo modo l’eventuale acquirente fugge a gambe levate, Il gallerista non capisce o non vuole capire l’enorme lavoro che c’è in un’opera d’arte.

A Roma sono molto poche anzi pochissime le gallerie che ti accolgono credendo in te, io , per esempio, ne conosco solo un paio.

Quanto conta la comunicazione?

Conta moltissimo!

Oggi per fortuna con Internet si riesce a comunicare con tutto il mondo, mostrare la propria arte, osservare quello che succede negli altri paesi.

Il massimo della comunicazione è poter esporre i propri lavori, parlare direttamente con le persone, raccontare come sei arrivato all’opera.

Purtroppo per ora non è possibile a causa dell’ Epidemia: detesto le mostre con le persone che indossano la mascherina, provo un senso di tristezza.

In questo brutto periodo non sono riuscito a toccare un pennello, sono demotivato, la creatività si è affievolita, mi sto dedicando a riprendere vecchi lavori e a rielaborarli al Pc con le varie applicazioni.

Non è la stessa cosa, mi accontento!

Cos’è per te l’arte??

L’arte è un modo di vivere, di esternare quello che hai dentro, comunicare con gli altri e condividere le proprie visioni.

Grazie Eugenio per il tempo che ci hai dedicato

Irene Zenarolla

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