L’imaginario erotico delle riviste soft-porn anni Sessanta e le icone della storia dell’arte rinascimentale, i volti levigati della statuaria classica e quelli dei personaggi tratti dalla cronaca, dalla politica, dallo spettacolo quotidiano della nostra storia più recente; e poi



ancora corpi, gesti, sguardi, dèi, madonne, fulmini, guerre, amori, lotte, grida, musiche, odori, sentimenti: memorie e tracce sedimentate nel nostro immaginario collettivo, che si stagliano sullo sfondo di titoli di giornali e “strilli” di riviste popolari, in mezzo a un ben calibrato caos fatto di “dripping” di colore governato da un controllata gestualità, tra inserti di foglia d’oro, segni, bruciature, pennellate dense e spesse dalla forte carica espressionista: è un grande, favoloso calderone brulicante di vita e di energia quello messo in scena da Leone Solia, 23 anni, milanese di origine ma veneziano d’adozione,



oggi alla sua terza prova espositiva in un “fuori Biennale” d’eccezione, con una mostra-evento, metà happening artistico-musicale e metà laboratorio in fieri, ospitata negli splendidi locali della locanda Ca’ del Console, antica locanda veneziana nata negli storici spazi di un palazzo della fine del 1600, che fu residenza del console d’Austria nella Serenissima.



Lo stile di Leone Solia, già proveniente dalle fila della Felipe Cardeña Crew ma oggi stabilizzatosi su una sua maniera già matura, dai caratteri e dal taglio fortemente originali, è un mix di ordine e di caos, di rigore e spontaneità, colta e insieme vitalissima rivisitazione dell’influenza del nostro bagaglio iconografico classico sul vorticoso brulicare di vita delle icone della società di massa.
A.R.