Si inaugura oggi (23 giugno 2023) nel Torrione Angioino di Bitonto una mostra personale, di Angela Rapio.
Si tratta di un percorso retrospettivo sulla sua produzione a partire dal 2009.
Personalmente, avevo avuto modo di vedere il lavoro di Angela Rapio nel suo studio in Puglia, alcuni anni fa.
Lei, figlia di olivicultori, dopo il diploma all’Accademia di Bari in realtà per anni ha gestito uno studio di grafica pubblicitaria.
La sua vena artistica – sempre latente – dopo un giusto periodo di sperimentazione, si è alla fine imposta con un lavoro strutturato per serie, che si susseguono nel corso degli anni.
E’ del 2007 la prima serie pienamente convincente, chiamata “Egg”, uovo.



Si tratta di lavori che rimandano – come suggerito dal titolo – alla forma ovale, dentro la quale ci sta di tutto, dal paesaggio, alla scrittura, al collage… i toni bruni rimandano al cubismo sintetico di Braque e Picasso, ma, ovviamente, la poetica di Angela Rapio sta altrove, nella sovrapposizione di memorie e di rimandi alla terra, intesa nel doppio senso di materiale e di luogo di origine. Inoltre, l’ovale suggerisce la forma dell’impronta digitale, ciò che certifica in senso assoluto la nostra identità.



Ecco, partendo da queste premesse, si possono interpretare i lavori successivi come variazioni di un unico grande tema: l’indissolubile legame che esiste fra uomo e natura.
Intendendo il suo lavoro complessivo come una grande sceneggiatura che si svolge nel corso degli anni, le singole opere mettono in scena di volta in volta dolenti sagome antropomorfe, fogliame autunnale, drammatiche chiazze di colore rosso e nero che contrassegnano a volte presenze animali, a volte lettere mai spedite a destinatari ignoti.



Ultimamente Angela Rapio ha destinato parecchi lavori all’animale più bistrattato del cortile, la gallina; ebbene, forse memore di alcune sculture di Minguzzi, attraverso questo animale l’artista sembra esprimere un dolore originario, un dolore puro, non mediato, quasi proveniente dalle cavità carsiche della sua terra, quasi a fare da controcanto ad un altro simbolo del paesaggio pugliese, l’ulivo, il cui prodotto salutare e medicamentoso – l’olio – sembra essere spremuto dai dolorosi contorcimenti di piante secolari.
Siamo di fronte perciò ad una artista sensibile e sincera.
E, di questi tempi, lo sa Dio quanto abbiamo bisogno di autenticità.