Ljdia Musso Arte è comunicazione.

Ljdia Musso
Ljdia Musso

Classe 1985 ,Ljdia Musso nasce a Catanzaro nel 1985.

Il 7 marzo ha organizzato una performance artistica, Break the Silence, contro ogni violenza di genere e per promuovere l’importanza dell’arte nella vita quotidiana, come strumento di espressione.

Il suo modus operandi racconta di un’azione fotografica e artistica di denuncia, atta a raccontare attraverso le immagini il mondo che ci circonda.

Lasciamo che sia lei a raccontarsi attraverso le sue risposte alle nostre domande:

▪️Il tuo primo contatto con l’arte?

Da piccola.

La mia casa e quelle dei miei nonni sono sempre state spazi aperti alle arti di ogni genere e il mio primo contatto è stato con la musica classica e con la pittura.

Le musiche di Benedetto Marcello e Chopin hanno accompagnato i primi anni della mia infanzia.

Visivamente sono stata molto influenzata sia dai quadri di mio nonno, un torinese pittore, scultore e pianista che aveva studiato all’accademia Albertina, e sia dai quadri che collezionava l’altro mio nonno, siciliano organista e penalista.

Devo poi ringraziare i miei genitori che mi hanno lasciato imbrattare da piccola come più mi piaceva le pareti della mia camera, insomma un esordio da graffitara.

▪️Quando hai capito che l’arte sarebbe diventato un aspetto così predominante della tua vita?

L’arte più che è un aspetto della mia vita è stata una vera e propria forma di vivere la vita.

Ho sempre apprezzato il popolo cileno per quella sua capacità di vivere in maniera “poetica”.

In Occidente abbiamo appreso a separare l’arte dalla cultura e l’arte dalla società e dalla politica.

Per me questa separazione, grazie anche all’ambiente familiare in cui sono cresciuta, non è mai esistita.

Eppure per tutti gli anni di liceo, complice la rigida compartimentazione che esiste nel nostro sistema scolastico, l’arte è stata quasi completamente assente dalla mia vita, e questo mi ha fatto sentire come monca di un braccio.

L’ho ritrovata durante l’ultimo anno di università grazie anche ad un laboratorio di fotogiornalismo e frequentando gli ambienti artistici romani dove ho conosciuto gli ultimi esponenti viventi delle avanguardie artistiche romane oltre che alcuni galleristi e critici.

▪️ Molti tuoi progetti fotografici hanno l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche sociali.

Ce ne parli un po’?!

Proprio perché non riconosco alcuna separazione netta tra arte e politica, nel senso di vita in comune, ritengo che l’arte possa riflettere la realtà e soprattutto riflettere sulle realtà in cui viviamo ponendosi delle domande.

Il mio primo progetto fotografico “Marginalità, ritratti di invisibili” è un progetto di fotografia documentaria o fotogiornalismo che dir si voglia.

Nasce dall’esigenza di registrare e descrivere le condizioni di vita della “gente di strada”, rappresentare l’emarginazione e il disagio psicologico ed economico presente sotto gli occhi di tutti negli spazi pubblici delle città europee.

Tale esigenza nasce da un mio disagio crescente nei confronti della mia e dell’altrui indifferenza di fronte a queste realtà.

▪️ La tua ricerca artistica spazia dalla fotografia, all’arte visiva e a quella performativa.

C’è improvvisazione o preparazione nel tuo metodo di lavoro e nella tua poetica?

Nel mio lavoro non c’è mai improvvisazione nel senso di casualità. Utilizzo molto l’intelligenza intuitiva, il che significa trovare percorsi logici facendo connessioni differenti da quelle che si farebbero utilizzando un intelligenza razionale.

 Posso dire di essere dotata di un bel bagaglio visivo oltre che aver approfondito diverse discipline come le neuroscienze o la retorica visiva e questo mi aiuta a padroneggiare sia diversi linguaggi sia gli effetti che possono derivare dall’utilizzo di tali linguaggi.

▪️Per fare arte , bisogna averla studiata?

Per me arte e studio sono imprescindibilmente legati.

Tutti i grandi artisti hanno studiato, anche quelli autodidatti.

Studiare non significa acquisire un titolo scolastico ma riflettere su quello che si fa, sullo strumento che si sta utilizzando e su quello che si vorrebbe esprimere e trovare anche le proprie soluzioni personali.

Anzi ritengo che senza uno studio attento del proprio lavoro sia difficile far emergere la propria voce, trovare forme di espressione originali e creative.

Bisogna avere amore per quello che si fa e l’amore porta come conseguenza il desiderio ad approfondire e studiare la propria materia.

Credo che in qualsiasi campo non si possa andare lontano se si prescinde dall’ atteggiamento del filosofo da quella curiosità e da quell’amore per il sapere.

 Un grande insegnamento ci viene dalla scuola socratica che ci insegna che la cosa più importante attraverso questa indagine è dare alla luce se stessi.

Quindi capovolgendo la logica della domanda iniziale potrei dire che l’arte è anche uno strumento di studio di se stessi e del mondo prima ancora che essere disciplina da studiare.

▪️ Come concepisci e crei i tuoi lavori?

I miei lavori seguono percorsi differenti a seconda delle finalità che si prefiggono.

In particolare variano a seconda se sono su commissione o se sono lavori personali.

In generale utilizzo una pianificazione visiva, raramente mi affido alla scrittura.

Parto da un’idea che si traduce in un’immagine e questa immagine a seconda dei temi che devo trattare verrà declinata in forme differenti utilizzando spesso e volentieri linguaggi diversi in combinazione tra loro.

Penso che i diversi linguaggi di cui disponiamo possano essere utilizzati in sincrono, in combinazione tra loro a patto che si sia in grado di gestirli.

Se oggi la comunicazione tende ad essere affidata a più linguaggi e ad essere cross-mediale e polisemica una cattiva gestione dei differenti piani semiotici anziché rafforzare il messaggio che si vuole esprimere, può portare a risultati implosivi.

▪️Quanto contano per te la luce e il colore?

Sono per mia stessa ammissione un animale fondamentalmente visivo condizionato dalle immagini che lo circondano e questa è una delle ragioni che mi porta a cercare sempre di circondarmi di “bellezza”.

La luce e il colore sono per me fondamentali nonostante poi, quando devo fare delle scelte estetiche, propenda per soluzioni di astrazione che eliminano il colore, puntando più su elementi come le forme e i volumi.

▪️Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Quando non era ancora nella mente di Dio che io diventassi fotografa, per l’esattezza un anno prima, un mio amico artista, con cui poi ho tagliato ogni rapporto, mi aveva eletto “sua fotografa personale”.

Il problema è che questa persona oltre ad avere tendenze narcisiste aveva un cattivo rapporto con la sua senilità incipiente aveva sentenziato che non sapevo fare foto, salvo poi continuare a chiedermi, ad ogni buona occasione, di fargliele.

Quando le mie foto sono state accolte a Milano e pubblicate per due volte da Repubblica non ho potuto far a meno di ripensare a questa persona.

▪️Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?

Più che un singolo artista mi sarebbe piaciuto vivere nella New York della Factory di Andy Warhol e del movimento Fluxus di George Maciunas con Yoko Ono e John Lennon.

Invece tra i contemporanei vorrei conoscere Nespolo e Baj.

Per me tutti questi artisti rappresentano un sistema d’arte fortemente critico e creativo al tempo, che ha elaborato le proprie soluzioni ad un quesito che credo sia fondamentale per l’epoca in cui viviamo e che è anche  il mio, come non morire d’arte, se poi è anche il titolo dell’ultimo libro di Nespolo “Per non morire d’arte” perché purtroppo sempre citando Nespolo “Si può morire d’arte per aver scoperto d’essere immersi in un brodo creativo svuotato di certezze e convinzioni, morire per la malinconia di vivere il tempo delle super chiacchiere, sommersi da cataste di oggetti eterogenei, merce tra le merci, schiavi del dogma dell’indifferenza estetica, condannati alla dannazione del prezzo.”

▪️Quanto conta la comunicazione ?

Scienze della comunicazione è stato il percorso formativo da me prescelto.

Poi ho proseguito specializzandomi in marketing, in comunicazione visiva/sensoriale e in fotografia.

I miei studi di comunicazione rimangono per me però la base da cui partire sempre.

Sono convinta che non si possa non comunicare.

Siamo animali dotati di più strumenti per esprimerci e ogni mia ricerca artistica o estetica che sia cerca sempre un referente nel mondo esterno.

 La mia arte non è un chiudermi in me stessa ma un protendere le braccia verso il mondo nel tentativo di abbracciarlo.

▪️Cos’è per te l’arte?

Mi trovo perfettamente d’accordo su quello che ha detto Yoko Ono, l’arte più che è un sostantivo è un verbo, una forma di vivere e agire.

▪️Cosa ti aspetti da un curatore e da un gallerista?

Sicuramente è importante che le istituzioni d’arte sappiano dialogare con i creativi nel rispetto della loro autonomia.

Una cosa difficile ma non impossibile è incontrare persone che ancora oggi, come diceva Guttuso, scelgano di rappresentare un artista facendo un atto d’amore ovvero scelgano quell’artista, perché gli piace, provano interesse per lui e per le sue opere, al di là delle logiche finanziarie che sembrano permeare ormai tutte le transazioni e i processi all’interno del “sistema arte”.

▪️ Chi volesse conoscere le tue Opere, dove può vederle?

Quali saranno i tuoi prossimi appuntamenti espositivi? Le tue prossime mostre?

Sicuramente consiglio a tutti di seguirmi sulla mio canale Instagram principale su cui oltre a pubblicare foto dei miei lavori porto avanti una serie di video ed interviste che possono essere seguiti in diretta o in differita e che sono dedicati a diversi temi.

Il tema delle identità di genere, della cultura e delle identità dell’America latina e della fotografia e dell’arte in generale.

Naturalmente esiste una pagina dedicata al progetto marginalità che può essere visionato anche su due gallerie di Repubblica Milano.

Alcuni miei lavori sono entrate a far parte della collezione permanente Mediterraneo.

Altri lavori sono attualmente in mostra fino al 17 agosto alla Biennale di Brindisi.

Il prossimo appuntamento è per il 2 settembre a Roma con tre miei nuovi lavori che partecipano a Vita Nova presso la libreria Vaccheria Nardi

Vita Nova è una mostra itinerante che si sposterà prima a Fossanova il 15 settembre e poi tornerà a Roma per una terza tappa il 30 settembre.

Il 12 settembre vi aspetto invece con una mostra di pittura di nuovo a Brindisi.

Grazie per la bella chiacchierata

Giuseppina Irene Groccia

Ljdia Musso su Instagram 

Total
1
Shares
Previous Post
Maurizio Galimberti

Quando la passione vince su tutto. Intervista a Maurizio Galimberti.

Next Post
MUSASHI ATSUIKO

“AFTER IMAGE” MUSASHI ATSUIKO a cura di Maria Marchese

Related Posts