Valente Cancogni e la sua maturità creativa.

Valente Cancogni
Valente Cancogni

Poliedrico, ha iniziato non certo da giovanissimo il suo percorso artistico e con maturità ha scelto di avvicinarsi alla pittura, all’ incisione per poi ritrovare nuovi argomenti espressivi nella scultura e nelle installazioni.

Da sempre incuriosito e stimolato dalla ricerca, per Valente ogni materiale ha un suo diverso linguaggio espressivo, ceramica, gesso. bronzo, piombo, acciaio, legno, li percepisce non solo come mezzi, ma essi stessi corpo e parola di una diversità che si trasforma in emozione in ogni suo opera.

Lasciamo il compito di raccontarsi all’artista, attraverso le risposte alle nostre domande.

Il tuo primo contatto con l’arte?

Difficile per me  cogliere un primo contatto, un inizio preciso e dirompente, penso invece sia stato un progressivo e costante progredire di interesse con sempre crescente stupore, trasformatosi prima in meraviglia  e poi infine in passione.

Ebbi  la fortuna di avere uno zio , Amedeo Trivisonno, noto pittore, che sin da quando ero ragazzo era presente a casa dei mie genitori e parenti che avevano deciso di ritrarre i vari componenti della famiglia.

Giocando da bamino con quei colori, respirato l’odore e gustatone il sapore , pasticciato con pennelli e matite su improvvisati  cavalletti,  scoprivo  come da  una tela intonsa , pennellata dopo pennellata,  prendevano forma  volti, espressioni e paesaggi.

A tutto questo si aggiungeva  un sapiente e paziente  insegnamento di  un vissuto suo tutto dedicato all’arte,  che faceva aprire in   me un nuovo sentire.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Artista o proessionista dell’arte?

Ti rispondo che il mio essere nel fare arte è ricercare il senso recondito delle cose, il mio chiodo fisso  in quel momento è di riuscire ad esprimere il sentire,  rendere visibile l’indicibile.

Durante la realizzazione di un’opera è bene  preservare ad ogni coso il patrimonio di verità che  l’opera porta in sé e non plasmare a seconda del gusto che il mercato richiede.

Occorre avere un quadro più ampio di temo e di spazio, di raffigurare  comunque e sempre la propria integrità morale  e la propria ricerca anche se ciò non  comporterà un facile beneficio individuale.

Non so se riesco in questo ma so che solo così potrei ritenere di potermi chiamare artista.

La tua prima opera?

Ho chiara quale sia la mia prima opera realizzata ma quella non posso considerarla prima perchè sono tamente tante quelle che prima di essa ho pensato, immagnato e mentalemnte realizzate che sono portato ad  affermare che la mia prima opera deve ancora essere eseguita.

Intendendo che  ogni rappresentazione  fatta  è stata solo un  parziale sviluppo di un’idea e quindi incompleta nel suo divenire. Pertanto non è l’ultima  ma sempre è una nuova Prima.

Ma, se così è, diventa impossibie renderla realizzata.

Forse.

Per fare arte , bisogna averla studiata?

Rispondo citando un testo critico che , un mio grande amico pittore, mi fece  nella pubblicazione di un mio catalogo : “non a caso Cancogni  si convince che l’essere autodidatti, forse, non premia.

Da qui gli studi accademici in un’età che non è facilmente foriera di novità e dirompenti scelte .  “

Più avanti, prosegendo poi aggiunge: “D’un tratto, però,  avvertiamo  che lo studio accademico  ha aperto le porte all’insofferenza, vale a dire a quel secondo volto a cui accennavo. “

Cosa unisce i tuoi dipinti e la musica ?

Si dipinge per illudere la realtà , trasfigurare ciò che vediamo in qualcosa che non è,  e questo sia che rappresentiamo  qualcosa di reale che di astratto.

Si fa musica per  colorare la realtà e creare armonia con il tempo che scorre .

Quindi si dipinge l’immaginario con la musica ecco quindi musica e pittura sono straordinariamente vicini evocando sensazioni e immagini per trasportarci alla bellezza.

Come scegli cosa ritrarre ?

Scelgo?  No,  direi che ascolto  e non sempre riesco a capire e cos’ì,   a volte,  faccio per poi disfare e nuovamente  riprendere a fare.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Mi piace ricordare questo aneddoto del grande  Totò:

“Il fatto che io continui a sorriderti non significa che non sappia cosa dici e pensi di me. Significa solo che me ne fotto.

Ma con classe”.

Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?

Perchè incontrare un solo artista ? 

Vorrei incontrare  tutti quelli di cui ho visto le opere ma anche quelli che non conosco e una volta incontrati, ascoltare senza chiedere nulla di più di quello che mi vorranno dire.

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?

Domanda retorica.

Quanto conta la comunicazione ?

Sempre di più .

Come lo è il linguaggio, l’arte nasce per  comunicare e attraverso l’arte si è sempre comunicato nei secoli .

Del resto per ogni uomo ogni comunicazione con l’esterno  è una falla  alla integrità del prorio IO,  una fessura  che può  travolgere e irrompere in modo distruttivo nelle proprie certezze .

L’artista per me è un solitario per natura, un asceta  la cui sicurezza sta nel silenzio in cui radica le proprie certezze, in continuo confronto-scontro tra  caos ed ordine assoluto in cui l’arte diventa per lui la connessione  tra queste  antitetiche sfere.

Oggi  il mondo dell’arte è divenuto semre più globale  e la comunicazione  influenza ogni ramo del vivere sociale.

E’ un dato di fatto, che tutti  constatiamo,  in ogni momento della giornata, il messaggio è sempre più inteso come visibilità, presenza,  che  a sua  volta è divenuta sostanza, contenuto, forma e  condiziona  le scelte ed i gusti .

Si rischia persino, a volte, di condizionare l’artista stesso che, inconsciamente o per esigenze mediatiche, diventa egli stesso media.

Occorre  pertanto avere contezza che i progetti culturali  oggi possono  pensare di avere una  risposta solo se preceduti, seguiti e sostenuti da una studiata comunicazione.

Cosa fa l’artista è un’altra cosa.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

Il luogo determina un diverso approccio  culturale all’arte .

In  Italia si è riscoperto, dopo anni di indifferenza pubblica, il valore dell’arte come  volano economico e  di crescita culturale .

I risultati  dimostrano quanto un’oculata gestione dell’ingente patrimonio artistico nel nostro paese, possa  essere stimolo e opportunità di lavoro, messaggio questo che è stato finalmente ben compreso, non solo dalle forze politiche ma anche dai vari organismi  preposti alla salvaguardia e valorizzazione del nostro patrimonio artistico. 

L’estero ha sempre avuto maggiore   dinamicità e attrazione  catalizzando  artisti e manifestazioni importanti e riconosciute questo dicasi per i principali paesi europei e America.

Non manca altresì una emergente presenza dei paesi asiatici. 

Sintetizzando: in alcuni luoghi  prevale la logica di  mercato,  in altri la tradizione,  le usanze, e in altri ancora i regimi e  la religione.

Cos’è per te l’arte?

L’arte è espressione del mio sentire interiore, valorizzazione della sfera emotiva . 

Attraverso  l’arte  esprimo me  stesso a tal punto che la mia produzione costituisce un riflesso singolare e unico del mio essere, di ciò che io sono e cosa  con essa desidero comunicare.

In sintesi, non  cerco una forma rappresentativa di qualcosa, o con la pretesa di essere somigliante a qualcosa che gia esiste in natura e quindi gia perfetta,  ma solo specchio di ciò che vedo e dove gli altri possano  guardare .

Ecco quindi che non posso che  condividere quanto è stato detto con profonda intuizione: « la bellezza salverà il mondo ».

Cos’è per te la scultura ?

La scultura  è per me  la  modalità di dare  forma a una dimensione immateriale.

Riuscire a  sublimare  l’inconoscibile del pensiero  in materia.

Mi è difficile  trasmettere questo concetto  in quanto non  cerco di  rappresentare la figura  somigliante al vero, ma voglio  sentire di  farne parte, o almeno averne la sensazione,  fosse anche per un solo istante.

Nel fare un gesto artistico penso che possa avere una funzione oltre il materiale, deve  in primis  alimentare le mie emozioni  e non solo mirare a ricevere applausi.

Cosa ti aspetti da un curatore ?

Essere stimolo e promozione del progetto  di  bellezza e solo se esiste un progetto ne puoi parlare .

Cosa chiedi ad un Gallerista ?

Condividere una visione e cercare di fare bene ciò che l’artista non sa o non vuole fare.

Creare opportunità di  fare cose che ti rappresentino e non solo che  corrispondano  a qualcosa che  funzioni solo per  vendere.

Quanto contano per te la luce e il colore?

La luce  e i colori per me contano quanto per un cieco .

Egli sa che  esistono ma  non ne ha contezza, sono per il cieco privi di significato reale.

Ciò non toglie la possibilità di essere “vissuti “nel proprio spirito,  intimamente percepiti, sotto altra forma e significato.

Io mi pogo in questa  condizione mentale per  così intimamente comprendere  come la luce sia essa stessa opera d’arte, la prima e la più vera opera d’arte possibile e così rendermi cosciente che  il mio  fare, senza di essa, non avrebbe alcuna possibilità di esistere..

Cosi anche il   colore  non esiste, posso solo percepirlo in  presenza di una sorgente luminosa  é  solo allora che diventa  mezzo espressivo potente,  capace di  trasmettere il mio sentire .

Con il colore posso rendere possibili reazioni emotive, riflesse, così da suscitare  diverse emozioni a seconda del colore usato, del  tipo di luce e ombra impiegata.  

Grazie Valente per il tempo a noi dedicato

Alessio Musella

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