Sergio Mandelli e l’Arte è servita.

Sergio Mandelli
Sergio Mandelli

Un amante dell’arte, uno studioso, un comunicatore, Sergio Mandelli da anni ha trovato un suo personale modo per raccontare l’arte , diretto, di facile comprensione e per nulla noioso.

Ma questo è solo uno dei molteplici lati curatore, gallerista collezionista… Lasciamo che sia lui a raccontarsi attraverso le risposte alle nostre domande:

Il tuo primo contatto con l’arte?

Piuttosto precoce direi, non ricordo esattamente quando, ma mi ricordo di una enciclopedia che aveva l’immagine del “Bagno turco” di Ingres; la visione “legale” di tutte quelle donne nude fu una specie di epifania che mi spalancò un mondo di erotismo, fascino e bellezza che ho poi sempre collegato all’essenza dell’arte.

Che formazione hai avuto?

Dopo un disgraziato diploma in ragioneria, ottenuto per ragioni familiari, mi sono laureato in letteratura francese, con studi specifici di filosofia estetica e morale.

Perché letteratura francese?

Perché all’epoca il mio mito erano Rimbaud e i poeti maledetti.

Ma di fatto io sono un letterato con velleità poetiche che da sempre coltiva una grande passione per tutto ciò che è cultura – musica, scrittura, arte… 

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Dopo sposato, nel 1989, quando si trattò, non volendo dedicarmi all’insegnamento, di dare concretezza economica alla mia laurea.

Come scegli i progetti o gli artisti da seguire?

Ci deve essere sempre qualcosa che mi intriga nelle proposte che mi vengono fatte, un misto di intelligenza, profondità, ricerca, abilità, sorpresa.

Ci deve essere sempre qualcosa che mi fa fare “Ooh”, come i bambini.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?

Anni novanta, sono a Strasburgo  per una fiera; sto passeggiando con mia moglie e chiedo ad un passante se ci può fare una foto.

Ci guardiamo e scoppiamo a ridere tutti quanti: è Franz Borghese, anche lui lì per lo stesso motivo, incontrato per pura coincidenza.

Oppure ancora con Medhat Shafik a Disneyland Paris che saliamo sull’ottovolante con le rispettive mogli e  i figli piccoli.

Momenti indimenticabili.

Se potessi incontrare un artista del passato, chi e cosa gli chiederesti?

Si racconta che ad un party furono invitati sia Marcel Proust che James Joyce, pensando che avrebbero intrattenuto chissà quale conversazione; invece, i due si salutarono appena. Io non sono né Proust né Joyce, ci mancherebbe, ma nemmeno saprei cosa chiedere a nessuno dei miei artisti del cuore.

Immaginati di incontrare Tiziano che ha appena ultimato l’Assunta dei Frari: cosa gli vai a chiedere?

Che tipo di colori ha utilizzato?

Come ha fatto ad ottenere quella impressionante, miracolosa gamma di colori caldi che produce (a chi la sa cogliere) una vera e propria esperienza di elevazione mistica?

Mannò!

Al massimo gli esprimi la tua ammirazione, godi nell’anima e te ne stai zitto.

Quanto conta la comunicazione?

Bè, ovvio, è fondamentale.

Senza comunicazione non si viene a capo di niente.

Molta dell’arte contemporanea si sostiene solo sul fatto che viene molto comunicata, lo sappiamo.

Gestire la comunicazione è già un momento del fare arte.

Oggi consiglieresti l’acquisto di un emergente come investimento?

E perché no?

Mettendo sempre le mani avanti  dicendo che il vero investimento che si fa in arte è di tipo spirituale.

Vista la mia età, dopo essere stato testimone nei decenni di una vera ecatombe di promesse non mantenute, mi guardo bene dal garantire guadagni sicuri acquistando opere d’arte. Posso dire anche che non frequento il mondo dei collezionisti investitori, per quello c’è bisogno di una specializzazione particolare.

Io godo invece quando riesco a far percepire al mio cliente un piacere, un’emozione, un incanto.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

Estero? Quale estero? Il mondo è grande, e io ne conosco solo una piccola parte.

Posso dire solo che noi italiani abbiamo un’enorme fortuna, quella di avere un passato che ci ha regalato ogni tipo di proposta artistica ai massimi livelli; piange il cuore quando ci si rende conto che la maggior parte delle persone non sa cosa farsene, oppure, ancora peggio, lo considera un vecchiume di cui liberarsi.

Cos’è per te l’arte?

Una questione di vita o di morte

Per proporre arte bisogna averla studiata?

Ovviamente

Cosa chiedi ad un Gallerista?

Una magia che trasformi un oggetto che si definisce artistico in un contenitore di suggestioni, un po’ come quando apri una boccetta anonima e piano piano senti un profumo che si spande nell’aria e capisci che non ne puoi più fare a meno

Cosa pensi dell’editoria di settore?

Utile

Sergio Mandelli

Che differenza c’è tra curatore e critico d’arte?

Il critico d’arte dovrebbe offrire al lettore spunti di riflessione che lui coglie grazie alla sua conoscenza dell’argomento; il curatore di una mostra seleziona le opere di uno o più artisti in base ad un certo progetto espositivo che ha in testa.

Entrambe le figure dovrebbero dare prova di grande umiltà, mettendosi al servizio degli artisti che scelgono di proporre, ma – purtroppo – questa è una dote che spesso viene meno. Ahimè.

Grazie Sergio per questa piacevole chiacchierata

Alessio Musella

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