SARENCO: “la Platea dell’Umanità” a cura di Giuseppe Joh Capozzolo.

Isaia Mabellini
Isaia Mabellini

Sarenco, nome d’arte di Isaia Mabellini (1945-2017), poeta visivo, regista, performer, organizzatore, fotografo, unanimemente riconosciuto anche a livello internazionale come una delle figure artistiche più dotate del secondo ‘900, è il protagonista della grande esposizione antologica allestita al CAMeC – Centro Arte Moderna e Contemporanea della Spezia, visitabile dal 31 marzo al 14 gennaio 2023.

La Platea dell’Umanità è una ricca selezione di opere particolarmente significative di Sarenco –  curata da Giosuè Allegrini – che intende illustrare l’evolversi della sua ricerca nel segno della Poesia Totale.

Il percorso espositivo comprende infatti oltre 200 opere, sostenute da documenti bibliografici ed archivistici, che raccontano oltre mezzo secolo di attività creativa, dai progetti Visual-poetici dei primi anni ’60 riferiti alla potenza paroliberista di matrice futurista, alle tele emulsionate di contenuto ironico e rivoluzionario, dai collage e gli assemblage degli anni Settanta, alle grandi installazioni, come, tra le altre, I miei poeti, quattro alte e striminzite sculture bianche con le effige di Marinetti, Breton, Tsara e Apollinaire, che rappresentano l’infinita levatura della poesia, e gli Autoritratti africani, che paiono guardare lo spettatore in modo ironico e beffardo.

Sarenco ha sempre rifuggito l’omologazione, nel tentativo, evidentemente riuscito, di esprimere il più verace e profondo senso della vita. Il motivo cardine della sua ricerca – afferma il curatore Giosuè Allegrini – è stato quello di riuscire a dimostrare che nulla potesse essere precluso alla c.d. Poesia Totale, che si esprime attraverso la scrittura, la pittura, la scultura, la ceramica, la performance, la musica, il teatro, il cinema, il video.

La mostra, appunto, attraverso la sua poetica totalizzante sotto il profilo espressivo, vuole proporre il “Sogno di Sarenco sull’Arte”, le cui connotazioni anarchiche, rivoluzionarie, anticonformiste, dissacranti hanno avuto il merito di accendere potenti riflettori sulla cultura italiana e non solo, in relazione alla società consumistica ed ai suoi risvolti sulla vita comunitaria ed individuale di ciascuno di noi.

Chi è Sarenco

Sarenco – Isaia Mabellini – nasce a Vobarno in provincia di Brescia nel 1945.

Nel 1963 inizia ad avvicinarsi alle ricerche poetico visuali stringendo i primi contatti con gli artisti del fiorentino Gruppo 70, nel quale entrerà ufficialmente l’anno successivo.

Il suo contributo al movimento si contraddistingue per il tono graffiante e caustico con cui elabora testi epigrammatici che associa ad immagini di provenienza varia dal mondo della comunicazione a quello dell’arte. Servendosi delle tecniche del collage, dell’assemblage o della tela emulsionata ottiene opere di forte impatto, che utilizza come strumento di lotta politica e culturale.

Fin dai primi anni della sua militanza nel mondo artistico svolge un’intensa attività editoriale e organizzativa. A Brescia, Sarenco, apre gli spazi espositivi galleria Sincron nel 1967, galleria Amodulo nel 1970 e nel 1972 Studio Brescia, all’interno dei quali promuove il lavoro di numerosi poeti visivi italiani e internazionali.

Dal 1982 Sarenco intraprende numerosi viaggi in Africa che lo porteranno ad instaurare un legame profondo con questa terra, tanto da decidere di trasferirsi per un lungo periodo in Kenya e di dedicarsi con grande entusiasmo alla promozione dell’arte e della fotografia africana.

Da questo momento in poi l’Africa diventa protagonista all’interno della sua produzione artistica: l’opera più emblematica di questo suo nuovo percorso è senza dubbio l’installazione La platea dell’Umanità, presentata alla Biennale di Venezia del 2001.

Il lavoro è composto dall’assemblage di oltre 300 opere: dipinti, disegni, tavole incise, sculture di grandi dimensioni realizzate a Malindi in Kenya, da artisti e artigiani locali.

Scrive il suo primo soggetto cinematografico nel 1968, che poi gira nel 1984 con il titolo Collage.

L’anno successivo viene invitato a presentare la pellicola al Festival del Cinema di Venezia.

È stato regolarmente presente nelle più importanti rassegne d’arte internazionali, fra cui quattro edizioni della Biennale di Venezia (1972, 1986, 2001 – curatore Harald Szeemann, con Sala Personale – e 2011), Documenta Kassel (1972), la Biennale di Siviglia (2004, insieme a Cattelan), Stedelijk Museum di Amsterdam (1970), Centre Pompidou di Parigi (1989-1994), Museum of Modern Art di New York (1986), MART di Rovereto (2007-2013-2015), Museo del Novecento di Milano (2013). Nel 2018 alcune sue opere sono state esposte al CAMeC della Spezia nell’ambito della mostra “Poetry and Pottery. Un’inedita avventura fra ceramica e Poesia Visiva”, a cura di Giosuè Allegrini e Marzia Ratti.

Giuseppe Joh Capozzolo

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