L’Umanità espansa e intrecciata di Giuliana Ranghieri di Chiara Canali.

Giuliana Ranghieri
Giuliana Ranghieri

Pugliese d’origine, milanese d’adozione, Giuliana Ranghieri vive e lavora a Milano.

Negli anni Settanta inizia il suo percorso espositiva, e oggi, dopo oltre cinquant’anni di attività artistica, presenta al Museo Scalvini di Villa Tittoni a Desio una mostra personale intitolata “Oltre l’Espansionismo”, a cura di Chiara Canali e Cristiano Plicato.

Teorica, artefice e promotrice del Movimento dell’Espansionismo, ha realizzato decine di mostre personali accompagnate da incontri e dibattiti critici.

Le sue opere si trovano presso collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero: Grecia, Svizzera, In Gran Bretagna, Stati Uniti, ecc… In particolare, la sua opera “Tensione” è entrata a far parte della collezione della Fondazione Michetti a Francavilla al Mare.

All’interno di questo percorso espressivo, Ranghieri ha sempre evidenziato l’esigenza di uscire dallo spazio bidimensionale del quadro per arrivare a toccare la plasticità della scultura.

Negli anni Ottanta nasce la scultura e produce opere in bronzo di varie dimensioni e fattezze.

A Milano ha realizzato un’importante scultura collocata in Corso Vittorio Emanuele, di fronte alla Chiesa di San Carlo al Corso. Sempre a Milano, un busto di Paolo Vl è attualmente visibile nella chiesa di S. Ildefonso.  

Analoghe sculture in bronzo sono collocate a Savona in centro e al porto.

Il tuo primo contatto con l’arte?

Da piccolissima a Lecce, nella casa dei miei genitori, dove sono nata. In salotto alle pareti c’erano dei quadri molto grandi del ‘600; li guardavo, incantata.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

La passione l’ho sempre avuta, nascosta e silenziosa.

Non avrei mai pensato a una professione. I primi trenta quadri dipinti sono stati esposti in una personale in Abruzzo per volere dei professori Budigna e Mascherpa, critici d’ arte conosciutissimi in quel periodo.

A me non era mai passato per la testa di fare una tale esperienza: non sapevo niente del mondo dell’ arte.

La tua prima opera d’arte?

Una natura morta piccolina, piccolina, conservata con cura.

Per fare arte bisogna averla studiata?

No, credo parta dall’intimo: sono autodidatta.

Come scegli cosa rappresentare?

La vita sceglie per noi, e così è stato anche per me.

Approfondimento, ricerca di se stessi ecc…

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?

Alla prima personale mi era venuto un tic: scuotevo continuamente il braccio destro. Mi sentivo proiettata in un mondo sconosciuto.

Se potessi incontrare un artista del passato, chi e cosa gli chiederesti?

Mi piacerebbe incontrare Salvador Dalì, un artista grande, grandissimo.

Avrei voluto capire di più della sua sofferenza.

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti?

Con la conoscenza di oggi: imporre di più la propria natura, senza sensi di colpa, cercando d’imporre i propri diritti.

Quanto conta la comunicazione?

La comunicazione è fondamentale per approfondire la propria conoscenza: uscire dai tabù, dalle false certezze, da mentalità nate con noi ma schiavizzanti.

Cos’è per te l’arte?

Il sorriso di un bambino.

Cosa ti aspetti da un curatore?

EMPATIA!

Cosa chiedi ad un gallerista ?

La libertà della ricerca: lasciare spazio alla creatività di un artista.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Lavorare, c’è ancora tanto da dire. Siamo appena all’infanzia di ciò che l’arte richiede: guardare al passato e andare oltre.

Chiara Canali

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