Intervista a Rita Mazzini a cura di Arianna Forni.

Rita Mazzini
Rita Mazzini

Il tempo scorre, si vede, si percepisce, è tangibile nella sua evoluzione, nei suoi innumerevoli cambiamenti che determinano una crescita personale fatta di saggezza e memoria.

La scissione delle particelle temporali, però, non rientra nelle facoltà dell’essere umano, nessuno è in grado di isolare le frazioni catartiche, illuminanti o stanziali del nostro inequivocabile fluire. Rita Mazzini ci riesce attraverso le sue Entropìe, attraverso colori e forme plasmate dal suo pointillisme impattante e delicato.

Da dove nasce la tua passione per l’arte e come hai scoperto di avere questo talento?

Ricordo che da bambina, mi incantavo a guardare le vetrate all’interno della Chiesa vicino casa e delle cattedrali che avevo occasione di visitare in vacanza con la famiglia, infatti nel tempo l’arte del vetro (dal mosaico, all’intarsio e vetrate liberty saldate a piombo) è diventata una mia grande passione.

Ho avuto una brava insegnante alle scuole medie che stimolava con slancio vitale la creatività di noi alunne, utilizzando i suggerimenti dei libri di Munari, ed è in quegli anni che si è sviluppata pian piano la mia educazione estetica ed è nata la mia passione per l’astrattismo e soprattutto il puntinismo, come massima  “libertà”  dai vecchi canoni espressivi.

Fare arte significa comunicare emozioni, sentimenti, pensieri, fare arte è raccontare un proprio personale punto di vista: qual è il tuo e in cosa riesci ad esternarlo?

Direi che il mio è un punto di vista onnisciente, quindi è come raccontare situazioni in terza persona, tuttavia evito di fare riferimenti e collegamenti tra singoli avvenimenti storici, o surrogati della realtà, con specifici pareri personali e interpretazioni. Il mio è un cammino personale, sì, ma è un viaggio che riguarda generazioni in cammino dal tempo dei tempi!

Io dipingo quei passi e ne mostro il movimento all’interno di un “non luogo“ che raccoglie chiunque, ed è un’esperienza “visiva”, che fluisce appunto attraverso gli occhi di chi osserva, (aldilà quindi del mio specifico intento narrativo).

Ciò diviene addirittura anche esperienza tattile (nei quadri-scultura) quando plasmo la materia e l’argilla nel suo drappeggio in movimento  prende vita!

Quello che creo, è guidato dal mio “io”, il quale porta con sé il messaggio dell’Entropia universale, in cui il caos, non è sinonimo di disuguaglianza ma piuttosto di inclusività, come di un posto in cui riconoscersi!

La percezione emozionale, “nel silenzio di uno sguardo” davanti a un’opera, si tramuta in automatico in un racconto personale (perché la vista, sa toccare e far riemergere  determinate corde dal profondo del proprio vissuto).

Quindi aldilà di ciò che io desidero narrare, è davvero entusiasmante e sempre sorprendente, ciò che il pubblico prova di fronte ad un’opera d’arte.

La poesia delle tue opere è molto forte, potresti parlarcene?

Sono affascinata dall’entropia, la legge che regola il disordine, il caos! È in questo caos, che ognuno ed ogni cosa nell’Universo, ricerca il proprio equilibrio.

Il “punto” è il mezzo attraverso il quale posso raccontare con estrema libertà, i passi dell’umanità, nelle sue emozioni, all’interno di un “ non luogo”, dove spazio e tempo si fanno visibili all’occhio .

Perché la scelta del pointillisme e come mai la scelta del titolo Entropìa?

È una parola che macina nella mia mente dai tempi dell’adolescenza e che utilizzava sempre  la mia fantastica insegnante di matematica e scienze.

Ricordo che quando entrava in classe e c’era il caos più assoluto, ci smorzava il volume, con questa frase: “allora galline! Cos’è tutta questa entropia ?”

Il puntinismo mi permette di “scolpire il colore” per sottrazione, per portare a galla dal buio, la luce .

Pittura, scultura e poesia, sono per me inseparabili , unite tutte in quella parte di libertà che la tela e la materia sprigionano, dove ogni dettaglio inizia a far parte di un vero e proprio viaggio che danza nel vuoto.

Utilizzo il “punto ”per raccontare i miei passi in questo mondo e quelli di un’umanità in cammino da secoli, verso un altrove sconosciuto ai nostri occhi.

Le luci e le ombre, che il punto crea battendo sul colore, raccontano passo dopo passo, lo spaccato di tanta umanità in viaggio, vittima delle proprie convenzioni e contraddizioni, e della lentezza del proprio cambiamento.

Il punto, è divenuto attraverso l’entropia, il mio alfabeto personale. Siamo del resto, un concentrato di piccoli atomi!

 “Siamo fiori senza radici,

semi celesti

cresciuti in grembo

all’ Universo,

atomi in fuga,

rassegnati

a sconosciute lontananze

che l’eterno disperde!…”.

( cit. personale ).

Dall’astratto al figurativo, fino alla fusione di entrambi gli elementi. Da cosa deriva questa tua scelta artistica?

Lavorare alla serie figurativa che ho intitolato Pop-Entropy,  mi entusiasma molto .

Desidero che le figure iconiche che riproduco, galleggino “sull’entropia”, che per me rappresenta il tempo, lo spazio, il movimento di un’umanità in evoluzione, nei suoi colori e cambiamenti sociali.

Cerco di rendere appunto questo mio ciclo Pop-Entropy, riconoscibile, per mezzo del mio personale alfabeto pittorico,  che si differenzia dalla pop-art normalmente conosciuta.

Le tue pitto-sculture monocromo si discostano molto dalle Entropìe ma restano allineate sul piano filosofico: puoi parlarcene?

I cicli che ho ideato, hanno infatti un comune denominatore, l’entropia, il movimento, ma vengono creati in forme  differenti.

-Con la pittura, utilizzando l’acrilico su tela, sono nate in modo bidimensionale

(Entropia , Nuovi Mondi e Pop-Entropy)

e con la pitto-scultura ( argilla e acrilico) ho dato vita alle mie nuove Drap-Entropy.

L’argilla mi offre in questo momento, la libertà di pensare e creare tridimensionalmente, pur abbracciando le medesime sinuosità in “un movimento fluido ondulatorio“ (da qui il titolo di Drap-Entropy) le quali, quando sono colpite dalla luce, generano una certa ombra poetica .

Resta qui significante la poesia implicita, la quale prosegue insita nella gestualità tra pittura e scultura, come mezzo per simulare i passi dell’uomo, in continuo cammino tra le sue luci e le sue ombre

Il movimento è la realtà di questo “non luogo”, che in una dimensione a noi sconosciuta e nella forma plastica della scultura, si palesa con volumi da osservare con gli occhi  e da toccare con la mano!

Perché allora l’uso del monocolore?

Se nella bidimensionalità della pittura, i tanti puntini rappresentano i passi dell’umanità e i differenti colori ne raccontano le molteplici diversità, è invece attraverso la tridimensionalità che tutto viene smantellato, e si fa monocromatico,  con una spinta ancora più spirituale.

L’umanità è come un unico drappo, perso nello spazio e fluttua dissolvendosi nel tempo e ancora è in cerca della sua appartenenza.

Siamo entropia, molecole del caos, in cerca di equilibrio!

Cosa pensi che sia l’elemento che maggiormente ti caratterizza e perché?

Penso sia l’utilizzo particolare del  “punto “ ed il movimento tra luci e ombre, che si viene a creare scolpendo il colore sulla tela e poi la libertà!

Ho sempre avuto il piacere di avere buone critiche, tuttavia, penso che per essere se stessi e ben riconoscibili tra il talento degli altri , serva comunque “Il coraggio di sentirsi liberi”, inconsueti, a prescindere da qualsiasi critica .

Se dovessi descrivere l’arte contemporanea cosa diresti?

L’arte per un artista, è una “necessità vitale”.

È un modo di trasportare e materializzare l’invisibile, nella realtà,  per farne illusione, menzogna o verità .

Essere artista contemporaneo significa varcare la soglia e vivere i sogni o i tormenti della propria generazione ( in ogni caso, nella realtà,  vi si rimane invischiati a prescindere, dalle modalità con cui si conduce la propria vita e dalle proprie opinioni personali).

Quale pensi sia la reazione empatica di chi osserva le tue opere e quale vorresti che fosse?

Penso che la prima cosa sia la curiosità, un po’ per la difficoltà che  si percepisce, dovuta alla gestualità con cui dipingo il movimento di luci e ombre.

Subito dopo penso possa essere lo stupore, di trovarsi di fronte ad un qualcosa di sconosciuto, un qualcosa di esclusivo, che lo sguardo incuriosito cattura, per appropriarsene per qualche attimo!

Un qualcosa che in principio forse appare difficile da tradurre ma, al tempo stesso, quello strano alfabeto pittorico diviene un linguaggio comprensibile e personale  .

Ciò che desidero trasmettere è armonia, bellezza, benessere, spiritualità, un po’ come fa la musica anche quando utilizzo colori che smuovono i sentimenti più contrastanti .

Quanto è importante Eleganza e Cultura?

L’eleganza sicuramente non è di tutti e non è un qualcosa che si può conquistare o trasmettere.

È un dono innato, una qualità che lascia il segno e si fa ricordare quasi sublimando la perfezione . Senza cultura ed eleganza, il mondo si abbruttisce.

“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtùte e canoscenza” scriveva Dante. Perciò insegnare la bellezza, e trasmettere la cultura, è assolutamente un dovere dell’uomo, per salvaguardare il nostro importantissimo patrimonio artistico – storico culturale.

IL tuo sogno artistico e come vorresti realizzarlo:

Con i sogni vado molto d’accordo! I sogni sono quella cosa meravigliosa che mi hanno permesso di concretizzare le mie aspirazioni, le mie speranze .

Molti di essi si sono realizzati e mi hanno condotta fin qui, incontrando sempre le persone giuste con cui collaborare e che, convinti del mio talento, mi hanno dato la possibilità di esporre felicemente in note gallerie.

Ciò che desidero per il mio futuro artistico, sarebbe essere accolta, affiancata stabilmente da qualche galleria in più, per far conoscere a più collezionisti le mie opere, ed esporre anche in fiere nazionali ed estere.

Come vorrei realizzarlo?

L’unico modo che ho, è affidarmi alla mia creatività e caparbietà, e soprattutto a coloro che collaborando con me, mi sostengono con stima e amicizia .

Tre parole che ti descrivano e tre parole che descrivano la tua arte:

“Creativa, curiosa, ansiosa”.

Per descrivere la mia arte, userei :

“originale, dinamica, armoniosa ”.

La citazione che senti più tua.

Non amo appoggiarmi a citazioni altrui ma a qualcosa vissuto da me e che sento mio, come il versetto estrapolato da una mia poesia :

“ La follia | talvolta | … l’unico occhio che può fissare il sole ! ”

                                                                                                                     Arianna Forni

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