Due parole su Peggy Guggenheim…

Peggy Guggenheim
Peggy Guggenheim

C’è sempre un grande appassionato d’arte dietro al successo di un artista qualcuno che veda il suo potenziale e lo faccia uscire allo scoperto.

Una volta si chiamavano mecenati, nel tempo sono diventati collezionisti o galleristi.

Peggy Guggenheim (New York, 1898 – Camposampiero,1979) é stata la più famosa collezionista di opere d’arte del XX secolo.

Il padre, Benjamin Guggenheim aveva fatto fortuna nell’estrazione dell’argento e del rame e nell’industria dell’acciaio, mentre Florette Seligman, la madre, apparteneva ad una delle più importanti famiglie di banchieri americani.

Il primo contatto che Peggy ebbe con gli ambienti delle avanguardie artistiche, fu il lavoro come contabile presso la Sunwise Turn, la libreria d’avanguardia del cugino Harold Loeb, frequentata da intellettuali, scrittori e pittori.

Proprio in quell’ambiente conobbe il suo futuro primo marito, Laurence Vail, un ragazzo dall’accento francese, colto e affascinante, squattrinato pittore dadaista che sposò contro il volere della famiglia nel 1922.

Grazie a questa unione poté conoscere molti artisti che avrebbero scritto la storia dell’arte del Novecento.

Separatasi nel 1928, Peggy Guggenheim si trasferì in Europa per vivere tra Londra e Parigi. Fu proprio a Londra, nel 1938, che inaugurò la galleria Guggenheim Jeune, che ospitò le opere di alcuni degli artisti più importanti delle avanguardie: Kandinskij, Picasso, Ernst, Braque, Boccioni, Brancusi, Duchamp, Dalì, Mondrian.

In seconde nozze Peggy Guggenheim sposò l’artista Surrealista Max Ernst, nel 1941, ma essendo Peggy di origine ebraica, fu costretta a lasciare l’Europa con il nuovo marito.

Tornata negli Stati Uniti, iniziò a far crescere la sua collezione d’opere d’arte. Quando, nel 1942, apre la Art of This Century a New York erano già presenti opere di Giorgio De Chirico, Paul Klee, Jean Arp, Marcel Duchamp, Alberto Giacometti, Joan Mirò, Kazimir Malevič e molti altri. Fu in quel periodo che, con grande intuizione, coglie il potenziale di Jackson Pollock finanziando il suo lavoro.

Entra nel mondo dell’arte come spettatrice, e ne diventa uno dei maggiori sostenitori: ancora oggi la sua collezione è una della più ricche al mondo, e dal 1949 è diventata di pubblico dominio perché l’arte va condivisa, va vissuta con gli altri.

Si è sempre dato per scontato che Venezia sia la città ideale per una luna di miele ma non solo, è un grave errore: vivere a Venezia, o semplicemente visitarla, significa innamorarsene e nel cuore non resta più posto per altro. 

Non appena ebbe fine il secondo conflitto mondiale, Peggy Guggenheim tornò in Europa e acquistò a Venezia un meraviglioso edificio settecentesco incompiuto affacciato al Canal Grande, il palazzo Venier dei Leoni, decidendo di trasferire al suo interno la sua collezione, per renderla fruibile al pubblico.
La collezione di Peggy Guggenheim, prima dell’acquisto del Palazzo, viene presentata in occasione della Biennale del 1948, esposta presso il padiglione della Grecia.

La decisione della collezionista di vivere nel palazzo Venier fino al giorno della sua morte, avvenuta a 81 anni nel 1979, lo trasformò in un punto di riferimento per la città di Venezia, in una meta di artisti e intellettuali da tutto il mondo.

Curiosità: una poco più che bambina Nicoletta Strambelli, meglio nota come Patty Pravo, era solita recarsi a casa di Peggy Guggenheim per fare i compiti.

Peggy Guggenheim perse interesse verso l’arte contemporanea con l’avvento della pop art, che la collezionista definiva: “un’arte degenerata fatta da grafici pubblicitari”.

É sepolta a Venezia, nel giardino del palazzo, in un angolo in cui aveva fatto seppellire i numerosi cani che ha perso durante la vita, e che evidentemente considerava altri eterni.

Piccolo aneddoto sulla vita di Peggy Guggenheim:

Benjamin Guggenheim, padre di Peggy, muore Il 3 aprile del 1912 a bordo del Titanic dove si narra attese la tragica fine a bordo della nave ancora in smoking e bevendo champagne.

A.M.

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