Francesca Falli e la sua Pollarte…

FRANCESCA FALLI
FRANCESCA FALLI

Le opere di Francesca si ispirano sicuramente ai maestri della Pop Art , ma non senza rielaborazioni, sperimentazioni, provocazioni.

La sua innovativa modalità di “lavoro artistico” è contraddistinta dalla pittura e la decorazione contaminate delle nuove tecniche digitali.

Tra le sue produzioni spicca il “Pollage, ma lasciamo che sia lei a raccontarci e raccontarsi attraverso le risposte alle nostre domande :

Il tuo primo contatto con l’arte?

Il primo approccio con l’arte è stato molto prematuro: fin da bambina, prima ancora di imparare a leggere, ho iniziato a guardare le immagini di artisti famosi nelle collezioni dei libri d’arte di mio nonno materno.

Lui aveva un laboratorio d’arte e di cornici e il suo atelier era frequentato da artisti famosi.

L’atmosfera che respiravo nell’atelier di mio nonno mi affascinava, anche e soprattutto perché vi transitavano artisti affermati, collezionisti e molti appassionati d’arte.

Ero rapita da questo ambiente e sognavo già di diventare un’artista.

Fin da bambina amavo visitare mostre ed ero incuriosita da tutti i generi artistici.

Ricordo che mio nonno mi regalò la collana editoriale chiamata “I Maestri del colore”, che ancora conservo gelosamente.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Fin da bambina ho amato l’arte in ogni sua forma: ho iniziato con il disegno, per sperimentare il linguaggio dei segni e dei colori, descrivendo in ogni precoce opera le mie esperienze e le mie emozioni.

Continuai ad apprezzare l’arte avvicinandomi alla musica. Un aneddoto divertente sulla mia infanzia riguarda proprio i desideri che avevo fin da piccola: come ogni bambina, con l’arrivo delle festività, era il momento di scrivere le letterine.

Così, un anno chiesi a Babbo Natale una batteria e alla Befana l’organo Bontempi.

Ero affascinata sia dall’arte che dalla musica.

Crescendo, ero infatti indecisa se scegliere il conservatorio di musica o l’istituto statale d’arte.

La mia grande passione per l’arte mi ha sempre accompagnato e ho sempre sognato di poter lavorare come artista.

Alle scuole medie pensavo di essere simpatica alla mia professoressa di disegno e, quando metteva il voto più alto ai miei lavori, credevo di non meritarlo.

Già̀ a quei tempi sono stata indirizzata ad un percorso di studio artistico e, fortunatamente, i miei genitori hanno acconsentito e mi hanno supportato in questa scelta.

Ho iniziato i miei studi artistici presso l’Istituto Statale d’Arte della mia città, dove ho avuto la fortuna di avere insegnanti che erano anche dei grandi maestri.

La tua prima opera?

La mia prima opera coincide con il primo giorno di istituto d’arte al laboratorio di decorazione pittorica.

Ricordo che realizzai un mazzo di fiori con la tecnica dell’acquerello: i colori erano molto tenui, leggeri, ma secondo me mancava qualcosa; la mia impressione era che mancasse uno “scatto”, l’opera mi sembrava troppo ovvia.

Volevo stupire il mio insegnante Marcello Mariani, così presi una tempera nera e la passai sul foglio, con una spatola, senza diluirla, intorno al mazzolino di fiori.

Il mio maestro mi sgridò, dicendomi: “Sono artistate che alla tua età non si fanno.

Questo lavoro artistico lo considero l’opera zero”.

Titolo dell’opera: Mazzo di fiori in contrasto

Per fare arte, bisogna averla studiata?

La mia innata e smisurata passione per l’arte mi porta ad essere molto gelosa del ruolo di artista.

Per me è importantissimo lo studio della storia dell’arte e delle tecniche artistiche , sia per lavorare con il linguaggio visivo che per trovare il proprio stile artistico.

Ho l’impressione che, durante questi ultimi anni, tutti si sentono artisti, tutti dipingono affascinati dall’ambiente del mondo dell’arte.

In questo mondo si nota chiaramente la differenza tra l’artista professionista e l’artista hobbista.

Anche mettendo un pennello in mano a una scimmia lei può riuscire a creare un quadro astratto, ma non potrebbe mai spiegare perché lo ha fatto, non ha un pensiero riguardo al risultato, non ha alle spalle anni di studi.

Purtroppo ho l’impressione che di “scimmie”, in questi ultimi anni, ne abbiamo molte.

Come scegli cosa ritrarre?

In questi ultimi anni l’elemento che amo ritrarre è la figura del Pollo.

Il Pollo, in generale, è un animale che fa ridere e ha tanti significati.

È un termine polisemico, simbolico e metaforico.

È provocatorio perché è collegato ai contesti e alle composizioni più disparate, che vanno da quelle che sono tipicamente pop a quelle sacre, che vengono poi dissacrate.

Amo giocare con le parole che ricordano il termine “Pollo”, sia nelle composizioni delle opere sia nella scelta dei loro titoli.

Mi piace, attraverso una sorta di automatismo psichico, ispirarmi ai grandi nomi della storia dell’arte.

È stato il movimento artistico della Pop Art ed influenzare maggiormente il mio pensiero artistico.

Ho fatto mio il suo linguaggio, ricercando poi dei contenuti che meglio si adattavano e legavano alla mia personalità.

Di questa corrente artistica amo l’ironia, i colori e gli infiniti simboli.

La passione per la grafica pubblicitaria, unita alla pittura e all’uso del computer, ha dato vita a un mio nuovo modo di creare, documentando con ironia le contraddizioni della nostra società.

Mi piace sottolineare che, a differenza di alcuni artisti Pop che lavoravano in modo seriale, le mie opere sono uniche.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?

Era il 1985 e feci la mia prima mostra.

Un signore si era innamorato di una mia opera e voleva, quindi, acquistarla. Io non riuscivo a separarmi dalla mia creazione e infatti scelsi di non venderla.

L’acquirente ci rimase molto male; tutt’ora, quando lo incontro, gli dico di non essermi pentita della mia scelta e che ancora conservo la mia opera dal titolo “Mollete d’autore”.

Se potessi incontrare un artista del passato, chi e cosa gli chiederesti?

Mi piacerebbe incontrare Andy Warhol: gli chiederei di creare un Pollo Pop insieme.

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti?

Consiglierei a me stessa di fare lo stesso percorso e le stesse scelte che ho fatto fino ad ora, perché mi hanno portato molta soddisfazione e gioia.

Quanto conta la comunicazione?

Io lavoro parallelamente con la grafica pubblicitaria e l’arte, di conseguenza vedo l’opera d’arte come un “testo visivo”.

L’azione comunicativa, nel mio pensiero artistico, attraverso i simboli grafici presenti nelle mie opere, è parte integrante dei miei lavori.

La mia “Pollarte”, così ho rinominato la mia arte in cui il Pollo è il protagonista, deve comunicare allegria.

Proprio i miei Polli trasmettono, attraverso un mix di colori forti e vibranti tipici della Pop Art, buon umore e ottimismo.


Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

Negli ultimi anni ho lavorato molto con realtà internazionali e ho la sensazione che lì il modo di vivere e promuovere l’arte sia molto diverso dal mondo dell’arte italiano.

L’Italia ha delle profonde radici artistiche ma a volte noto, a malincuore, un impoverimento culturale, dovuto ad organizzazioni artistiche nate dal nulla e che vendono sogni a chi pensa di affermarsi nel mondo artistico.

A New York ho notato, durante la mia esposizione ad Art Expo, che i collezionisti newyorkesi prediligono l’arte emergente rispetto ai nomi già consolidati.

Cos’è per te l’arte?

Per me l’arte è la materializzazione delle mie emozioni.

Forse proprio per questo motivo ho sempre nuovi stimoli e ispirazione.

Cosa ti aspetti da un curatore?

Per me il curatore deve credere nel lavoro dell’artista che sta presentando, deve avere competenze organizzative, rassicurare l’artista (ad esempio io ho sempre molti dubbi e molte paure prima di una mia esposizione artistica) e mi aspetto di essere coccolata, sopportata e supportata. Infine, ultimo ma non per importanza, deve conoscere il mercato dell’arte.

Cosa chiedi ad un Gallerista?

Il gallerista per me deve avere grandi capacità organizzative, dedizione e amore per il suo lavoro, deve essere sempre aggiornato sull’evoluzione del panorama dell’arte e soprattutto chiedo molta pazienza nei confronti dell’artista.

Quanto contano per te la luce e il colore?

Nella mia “Pollarte” i giochi di luce e colori sono la parte più importate.

I miei Polli vivono, attraverso un mix di colori forti e vibranti, di riflessi di luce accentuati dalle superfici specchiate che uso come base per creare l’opera.

Attraverso la luce, le mie opere specchiate hanno delle riflessioni multiple che creano un caleidoscopio.

Grazie Francesca per la piacevole chiacchierata

Alessio Musella

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