“La scelta di utilizzare il nome di un serial killer non è casuale.
Berkovitz è il lato oscuro di ognuno di noi.
La scelta del nome nasce da un momento di profonda e intensa riflessione dell’artista sull’essere ciò che in realtà non si dice e non si lascia trapelate di se stessi poiché l’uomo è abituato costantemente ad indossare una maschera di pirandelliana memoria. In quest’ottica Berkovitz viene ad essere un anti eroe che si ribella al sistema.
Nelle sue opere ritroviamo inoltre una precisione maniacale, tagli perfetti che si susseguono creando una sorta di quinta teatrale della vita e celando un mondo ‘altro’ che ognuno può immaginare a proprio modo.



“Il suo creare non vuole andare oltre, ma volutamente si ferma dopo i tagli, solo all’apparenza simili ma mai uguali.
E’ come se Berkovitz tagliasse l’anima dell’uomo separando in essa da un lato ciò che è puro (il bianco) e dall’altro ciò che è in ombra in ognuno di noi (il nero) dando cosi voce anche all’effimero che rischia di trasformare l’essere in un mero apparire (l’oro)”,
Alessio Musella
Testo scritto per la residenza d’artista ” Le quinte dell’anima” di David Berkovitz a Palazzo Donà dalle Rose ( dal 13 al 24 Gennaio 2024 VENEZIA)