Conosciamo meglio l’artista Morena Marilli.

Morena Marilli
Morena Marilli

Morena , figlia d’arte, fin da piccola è stata circondata dai colori, pennelli e creatività

Ha sviluppato un suo senso estetico nel dialogare con la tela, volentieri lasciamo che sia lei a raccontarsi attraverso le risposte alle nostre domande:

•Il tuo primo contatto con l’arte?

•Fin da piccola sono stata a contatto con l’arte: vedevo mio padre lavorare giorno e notte e rimanevo ore a guardare il suo lavoro.

•Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

•Credo che sia stata un’idea già maturata inconsciamente fin da piccola, un po’ per passione, un po’ per influenza.

Più che passione, percepivo il lavoro come un vero e proprio “stile di vita” che non mi era alquanto indifferente e mi rendeva partecipe ogni giorno.

•La tua prima opera?

•Difficile definire la mia prima opera: ad oggi non riesco a captare il vero significato di essa, perché per me anche lo schizzo più indefinito ove nasconde un concetto di assoluta assurdità o surrealismo è opera. 

Se devo definire l’opera da un punto di vista tecnico e pittorico: “La cura” esposto alla galleria di Preganziol. 

•Per fare arte, bisogna averla studiata?

•Lo studio credo sia la base di ogni posizione lavorativa per arrivare all’eccellenza, ciò non preclude che non esista il talento innato.

Ma credo che anche esso debba essere sempre coltivato per raggiungere la propria dimensione e posizione lavorativa.

•Cosa unisce i tuoi dipinti e la musica?

•La musica è l’influenza inconscia che accompagna il mio lavoro nell’esecuzione, i dipinti sono a ritmo dei pensieri che costituisco in quell’istante.

•Come scegli cosa ritrarre?

•Solitamente ho già le idee abbozzate da riprodurre per i lavori futuri, rappresentazioni che mi appaiono quotidianamente in silenzio nel corso della giornata. 

• il sorriso per ?

•Mia madre nuotare al mare, semplicità.

Se potessi incontrare un artista del passato, chi è e che cosa gli chiederesti? 

Renato Guttuso. Maestro di mio padre, per ascoltare e individuare come lui stesso lo abbia eletto come prediletto e ricavarne tutti gli insegnamenti. 

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti?

•Di alleggerire le giornate, svincolarmi dai problemi e razionalizzare di più. 

•Quanto conta la comunicazione?

•Molto, forse fonte essenziale per far capire chi siamo.

Ci sono diversi modi di comunicare e credo che ogni modo sia fonte di bisogno. 

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia ed estero?

•credo che siano troppe le tematiche in questo momento per parlare di “percezione dell’arte”: la percezione dell’arte estera penso sia influenzata molto in quest’ultimo periodo da fattori esterni(quali pandemia)che hanno modificato anche l’interesse di mercato, quale non più internazionale ma locale.

La ricezione del futurismo come punto fondamentale dell’arte italiana è ancora una presunta associazione con il fascismo negli Stati Uniti, quindi anche qui il discorso si amplia.

La percezione dell’arte italiana tende ad essere individuata per singolarità ma poi tendenzialmente manca il contesto relativo, ovvero una rete istituzionale come è presente negli Stati Uniti, che oltre a far emergere l’artista ne trae il relativo contesto dando così una forma più precisa dell’arte che si sta trattando.

Quindi credo che sia in Italia che all’estero la percezione è viva, ma contestualizzata in maniera differente.

Cos’è per te l’arte?

•Uno stile di vita che ci permette di sfogare ogni forma vitale quotidianamente.

Cosa ti aspetti da un curatore?

•Un’onesta e chiara relazione di confronto e collaborazione lavorativa. 

Cosa chiedi ad un gallerista?

•Esposizioni con critiche d’autore e una buona presentazione del lavoro svolto.

Quanto contano per te luce e colore?

•Essenziali per un lavoro ove la presenza di esse sono parte integrante della narrazione del contenuto.

Grazie Morena per il tempo a noi dedicato

Artae Misia

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