Samantha Paglioli, un viaggio chiamato “Arte”.

Samantha Paglioli
Samantha Paglioli

L’arte fin da bambina ha fatto parte del suo mondo, l’ha affascinata.

I suoi viaggi li ha raccontati attraverso le sue tele, i dettagli e i particolari hanno da sempre rapito la sua attenzione .

Spesso cattura l’attimo attraverso l’obbiettivo per poi trasformarlo in quadro utilizzando diverse tecniche come acquarello, carboncino, pirografo, quilting, creazioni con materiali di recupero, scultura del legno.

Senza sembrare irriverente, in alcuni suoi dipinti legati agli Stati Uniti, ritrovo la caratteristica principale dei quadri di Edward Hopper di saper raccontare storie di vita quotidiana di un’America che oggi come ieri sembra non essere mai cambiata.

Ma Samantha non è solo un artista figurativa, ama sperimentare…

Conosciamo meglio Samantha Paglioli

Primo contatto con l’Arte?

Da che io mi ricordi sono sempre stata a contatto con l’arte, mio nonno da parte di padre aveva frequentato l’accademia di Brera e quando andavamo a trovarlo a Milano osservavo con curiosità sempre il suo angolo pittura.

Ma l’ispiratrice e insegnante piu’ grande fu mia mamma.

Lei fin da piccola mi ha spronato la fantasia.

A lei piaceva sperimentare diversi tipi di arte.

Gli piaceva utilizzare le mani, da il collage, composizioni floreali, resine, macrame, quiliting, riutilizzo di materiali vari e cosi intanto insegnava anche a me.

Penso che i primi disegni li abbia fatti alle elementari negli USA utilizzando i pastelli a cera.

Poi sono passata alle matite colorate, ero molto brava a scuola in disegno artistico.

Grazie ai miei genitori che amavano viaggiare sono sempre stata a contatto con l’arte tra sculture, palazzi, castelli, dipinti. In una dei viaggi in oriente ho appreso la tecnica del batique.

Ho avuto la fortuna di studiare negli USA dove grazie a delle insegnante fantastiche con le quali sono ancora oggi in contatto ,ho imparato a forgiare la creta, a utilizzare l’aerografo, a fotografare.

La fotografia mi ha attirato cosi tanto che mi sono laureata all’Austin Community College.

Nel corso di quegli anni ho appreso come restaurare le fotografie manualmente (all’epoca non c’era ancora la digitalizzazione) e a colorare le foto in bianco e nero. In quei anni ho esposto le mie creazioni presso il Museo di Scienze Naturali di Austin, Texas.

Quando hai deciso di dedicarti all’arte?

Nel 2004 ho conosciuto mio marito, e’ stato lui che mi ha detto “perchè invece di regalare i tuoi dipinti non provi a commercializzarli’.

All’epoca frequentavo compagnie di balli country già da diversi anni e per i compleanni regalavo dei dipinti su legno di soggetti country western.

Da quel momento fino al 2018 ho esposto i miei lavori a manifestazioni equestri e fiere del settore. Poi il mercato si e’ assuefatto di prodotti non artigianali e li ho deciso di interrompere.

Nel 2019 grazie a una persona speciale ho intrapreso il mondo artistico di mostre e esposizioni. Ho iniziato con partecipare a concorsi e collettive.

Ho partecipato a diversi concorsi in Italia vincendo anche premi ed ho esposto in collettive in tutto il Nord Italia.

La mia prima personale nel 2020 intitolata ‘La Mia America’.

Nell’ultimo anno a causa della pandemia Covid19 ho potuto partecipare a diverse iniziative per lo più online.

Il concorso Dantebus,

La pubblicazione di una mia opera sulla rivista XartMagazine, Diverse opere pubblicate sul libro di poesie Tra Semafori e Strade Ristrette, Premio di arti figurative Antonello da Messina – Verzella, Concorso della Proloco di Noicattaro, Collettiva virtuale Melegnano nell’arte, Collettiva virtuale presso Spazio Arte 53 di Melegnano Amore Amaro, Esposizione virtuale presso Atelier dell’arte di Trieste, Collettiva virtuale presso AIAM Delegazione di Lecco, Collettiva virtuale dell’Associazione Artistica Culturale di Spirano, Presentazione su Google da parte della Storica e Critica d’arte Chiara Medolago. Opera selezionata da Contempoarte Lartechemipiace.

Collettiva presso Simposio Internazionale d’arte contemporanea Città di Francavilla al Mare. Collettiva presso D’E.M. VeniceArtGallery di Mestre.

Come scegli cosa ritrarre?

La mia ispirazione deriva dalle immagini. La maggior parte dei miei dipinti sono tratti da foto che ho fatto durante la mia vita che mi ispirano un emozione.

Preferisco i particolari, ho ritratto dettagli di animali specialmente gli occhi, che ritengo la finestra dell’anima. Altri quadri commissionati invece sono puramente la richiesta del committente.

Per fare arte, bisogna averla studiata?

L’importante è che un’artista sia curioso e che si informi, che sperimenti.

A meno che tu non voglia essere un curatore o un insegnante, ma per essere un artista secondo me e’ importante esprimere il proprio io interiore, rappresentare e comunicare il proprio stato d’animo.

La curiosità poi ti porta a informarti sulla storia dell’arte.

Quando ero all’università per il corso di laurea in fotografia molti erano informati sulle nuove macchine fotografiche e su tutti i possibili accessori ma alla fine i migliori fotografi del mondo utilizzavano le più semplici.

L’importante non e’ con che macchina fotografi ma come fotografi.

E secondo me e’ uguale nella pittura, non e’ importante cosa utilizzi ma come lo utilizzi.

Cosa chiedi ad un Gallerista?

Da quel poco che ho visto fin ora mi sono già fatta un idea, io chiedo che come io dedico tempo e passione e costi ad un opera, lui o lei dedichino tempo e passione nel loro lavoro che secondo me e’ quello di promuovere le opere esposte nella loro galleria.

Avendo scelto di esporre le opere loro hanno anche acconsentito a promuovere l’artista esposto.

Mi e’ capitato di avere richieste di esporre in alcune gallerie sotto un esagerato compenso per poi vedere che non venissero nemmeno pubblicizzato l’esposizione della mia opera, o mi sono sentita dire che dovevo io contattare amici per andare a vedere l’esposizione.

Ebbene questo secondo me non e’ mio compito specialmente se pago per esporre.

Un gallerista dovrebbe investire nell’artista, dovrebbe fare di tutto per far si che l’opera esposta nella sua galleria sia venduta, un gallerista dovrebbe chiedere solo la percentuale sulla vendita e non che gli si paghi l’affitto del locale, a meno che non proponga un adeguata visibilità, un catalogo , una curatela…

Ma questa sembra essere la situazione attuale.

Grazie per il tempo che ci ha dedicato

Alessio Musella

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