Marina Previtali: Scorci Metropolitani.

Marina Previtali
Marina Previtali

Le opere di Marina Previtali ci introducono in contesti metropolitani che non finiscono mai di stupire, nonostante la loro quotidianità.

Le abbiamo fatto qualche domanda per conoscerla meglio :

Il tuo primo contatto con l’arte?

Il primo contatto con l’arte è avvenuto  tramite mio padre.  Fin da ragazzina mi portava a vedere mostre e mi spingeva a riconoscere un’artista o un’opera al primo impatto visivo. Il mio  primo cavalletto me lo ha comprato lui.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Nel vedere un mio quadro appeso nella casa di qualcuno che ha creduto nel mio lavoro.

La tua prima opera?

Credo sia stata la raffigurazione di una bicicletta, al primo anno d’Accademia a Brera. Un simbolo, inconsciamente rappresentato, di un lungo percorso che mi attendeva.

Per fare arte bisogna averla studiata?

Non è necessario aver studiato arte; l’importante è saper  filtrare la realtà aggiungendo nuove prospettive di senso. 

Come scegli cosa ritrarre?

Scelgo prevalentemente soggetti che riguardano la realtà metropolitana. Soggetti che mi stimolano a costruire e disfare l’architettura dei segni. Ciò che più m’interessa è rappresentare l’anima dei luoghi.

Raccontami Milano…

Milano indagata come teatro vivente di corpi-colore. Tracciare cieli grigi, abbozzi di grattacieli riflettenti, striature di pastello all’orizzonte e campiture di gialli acidi come sfondo della quotidianità.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso

Aver  scoperto una raccolta di cartoline delle mie mostre nel secretaire di mio padre subito dopo la sua scomparsa.  Non potendo partecipare per ragioni di salute alle mie personali, le conservava una ad una a mia insaputa.

Se potessi incontrare un’artista del passato chi e che cosa gli chiederesti?

Michelangelo:  è giusto che un’artista debba rimanere prigioniero della sua arte per conoscere a fondo la propria anima?

Quanto conta la comunicazione?

Oggi la comunicazione online ha acquistato valore perché è il tramite più diretto, in questo  periodo di crisi pandemica, per raggiungere un pubblico più vasto e culturalmente differenziato.  La comunicazione avviene anche per mezzo del la diffusione di riviste d’arte specializzate che promuovono stili e linguaggi di qualità al fine di arricchire l’offerta culturale.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e l’estero.

All’estero c’è una maggiore attenzione all’arte e alla ricerca. In Italia la programmazione è, nella maggior parte dei casi, di dominio esclusivo degli spazi privati.  Quello pubblico, invece, non riesce a cogliere le urgenze e le sollecitazioni che provengono dal territorio.

Che cos’è per te l’arte?

L’arte è un mezzo per indagare se stessi.  E’ un processo faticoso che porta quasi sempre a mettersi continuamente in discussione.  Dona agli altri pensieri insoliti e nuove emozioni.

Cosa ti aspetti da un curatore?

Può seguire il tuo percorso di ricerca, identificare ciò di cui non hai sempre consapevolezza e metterti in relazione con i tuoi interrogativi.

Cosa chiedi a un gallerista?

Trasformare le interrogazioni delle mie opere con le certezze del pubblico.

Quanto contano per te la luce e il colore?

La luce è tutto ciò in cui si manifesta apertamente il colore.  Lavoro con spatole, pennelli densi di colore e intervengo con l’aggiunta di pastelli cretosi. A volte il colore steso con materia prende il sopravvento sulla forma, la distrugge e la ricostruisce in una continua e mai soddisfatta ossessione.

Grazie Marina per il tempo che ci hai dedicato

Alessio Musella

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