La pittura intimistica e romantica di Roberta Serenari.

Roberta Serenari
Roberta Serenari

Roberta Serenari artisticamente nasce come Autodidatta.

Le sue doti naturali si manifestano nel disegno fin dall’infanzia per poi arricchirsi negli anni con lo studio approfondito della pittura ad olio e della storia dell’Arte.

Il suo maestro è il suo sguardo attento e curioso per le opere del passato e contemporanee viste nei musei e nelle gallerie del mondo.

Se dovessi spingermi a collocare il suo stile, lo definirei “Surrealismo Picassiano“…

Il suo lungo percorso è davvero interessante da seguire, una continua evoluzione , pur rimanendo fedele alla sua anima artistica ..

Lasciamo che sia l’artista a raccontarsi rispondendo alle nostre domande

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

L’Arte è per me ancora e soprattutto passione.

E’ anche lavoro, conoscenza e tenacia…

Diventa professione quando hai un riscontro economico?

La tua prima opera?

Dopo gli scarabocchi e l’astrattismo colorato della prima infanzia, il mio primo vero dipinto ad olio rappresentava due limoni di un giallo squillante accompagnati da due belle melanzane di un viola intenso ed improbabile..

Avevo 10 anni e un amico di mio padre, pittore, per la violenza di quei colori giudicò il dipinto degno dei “Fauves.

Per fare arte bisogna averla studiata?

 Un artista è o non è.

Ma il talento innato non basta, bisogna metterlo al servizio della perseveranza, del duro lavoro, della curiosità, della conoscenza… 

Io sono autodidatta, ho imparato dai miei stessi errori, e osservando e studiando le opere degli artisti che amavo.

La tecnica, che comunque s’impara, deve essere un mezzo e non un fine.

Il fine è l’espressione di un mondo interiore, del proprio mistero , è trasformare idee e sentimenti in una dimensione universale.

.Come scegli cosa ritrarre?

Qualcosa che tocchi l’anima vale la pena di essere ritratto.

L’atto creativo è nel profondo un atto d’amore e ogni pittore, come Narciso, dipinge sempre il proprio ritratto anche quando rappresenta un’altra cosa.

Le protagoniste dei miei dipinti sono figure femminili colte nel tempo remoto di una infantile bellezza lontana ma vanno ben oltre la semplice rappresentazione di una fanciullezza perduta,

Accostandomi ad una “realtà magica” che le guida fuori dal tempo e dallo spazio, cerco di unire ragione e fantasia, realtà e mistero.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?

A 15 anni, fui presentata per la selezione all’iscrizione ad un importante Circolo degli Artisti della mia città.

Mi presentai timidissima, con la mia cartella di disegni e dipinti sotto il braccio.

 Entrai in una grande stanza scura e fumosa, pieni di uomini.

Guardando il mio lavoro fui giudicata idonea ad entrare a fare parte di quel cenacolo, ma uno di loro mi disse, credendo di farmi un grande complimento, che dipingevo “come un uomo”.

Provai una sorta di smarrimento e disagio a quella affermazione, ma oggi ricordo questo episodio così emblematico, con un po’ di compatimento ma ormai con un sorriso.

Se potessi incontrare un artista del passato, chi e cosa gli chiederesti?

Ho sempre pensato che sarebbe straordinario fare un salto nel tempo passato e, attraversando i secoli, conoscere i più amati personaggi della storia dell’arte e poter dialogare con loro.

Naturalmente per un legame sottile che lega il mio fare pittura al periodo storico novecentesco del  “Realismo magico” vorrei poter dialogare con ogni singolo artista di quella corrente, con una preferenza per Felice Casorati, a cui non chiederei spiegazioni, ma che ringrazierei con un abbraccio per la commozione che mi ha sempre dato la poesia, l’atmosfera senza tempo, la magia delle sue opere.

Ma sono anche donna, e vorrei quindi conoscere da vicino quelle straordinarie artiste del passato che hanno dimostrato la forza e il coraggio di perseguire il proprio talento artistico, combattendo la dura battaglia per affermarsi in un mondo in cui le regole imposte dalla società avrebbero voluto tenere in disparte, con divieti, obblighi incomprensioni e pregiudizi…

Vorrei chiedere a quale coraggio ha dovuto aggrapparsi Artemisia Gentileschi, quale grande tenacia e ribellione hanno mosso Berthe Morisot e Susanne Valadon, quale passione e resistenza Frida Kahlo… ecc

Piccole grandi donne che, con la propria opera, sono riuscite a cambiare l’immagine e il posto della donna nel mondo dell’arte.

Se incontrassi te stessa a 18 anni cosa ti consiglieresti?

Di avere più fiducia in me stessa.

Quanto conta la comunicazione?

Già l’Arte è comunicazione.

Se parliamo invece di “strategia” di comunicazione, sappiamo quanti canali abbiamo oggi a disposizione per la divulgazione che ottiene consenso…

 sì è importante.

Che differenza c’è nella percezione dell’arte tra Italia ed estero?

Non conosco abbastanza la realtà artistica all’estero, ma credo che in Italia, nonostante sia il Paese con concentrazione di opere d’arte più grande al mondo, non ci sia abbastanza attenzione e considerazione  per chi opera nel settore dell’Arte…

Cos’è per te l’arte?

Arte è esprimere il proprio mistero.

E’ tutto ciò che nasce da un pensiero o sentimento sincero, elevato a sublimazione.

Cosa ti aspetti da un curatore?

La figura del “curatore” nasce forse  in sostituzione di quella che una volta era il “Critico d’Arte”, uno studioso, un letterato le cui parole erano cercate dagli artisti come preziose.

Il curatore è forse una figura più adatta ai tempi che viviamo, è un informatore, un comunicatore, un organizzatore, indispensabile per aiutare il lavoro dell’artista ad uscire allo scoperto.

Mi aspetto serietà, lungimiranza e rispetto.

Cosa ti aspetti da un gallerista?.

Il gallerista perfetto è quello che segue il tuo percorso creativo, lo riconosce come valido e quindi non interferisce, e poi lo valorizza e lo promuove con perseveranza e convinzione.

Quanto contano per te luce e colore?

La pittura è fatta di luce e colore.

La luce è tutto… un colore in luce causa il suo complementare nell’ombra, ed è così che si formano le immagini.

Il colore ha un suono.

Ogni pittore ha dentro di sé una musica, un’armonia da esprimere attraverso il colore, un gioco di equilibri destinata a vedersi con gli occhi ma a sentirsi con l’anima.

Un buon dipinto è quindi un gioco di equilibri, un’armonia di suoni…

Grazie Roberta per il tempo a noi dedicato

Alessio Musella

Intervista in collaborazione con Figurabilia

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