Franca Silva e l’arte del ritratto.

Franca Silva
Franca Silva

Franca Silva, pittrice ben conosciuta per il suo incredibile  talento nel dipingere ritratti che ha portato avanti negli anni parallelamente alla continuo studio nel campo del disegno, della grafica e dell’acquarello.

La sua è una personalità artistica eclettica che non si ferma al mondo pittorico.

Lasciamo all’artista il piacere di raccontarsi rispondendo alle nostre domande:

Il tuo primo contatto con l’arte?

Ho avuto il mio primo contatto con l’arte da bambina nell’atelier del pittore Beppe Grimani, cugino di mia madre, a cui lei da ragazza aveva fatto da modella per dipinti a carattere religioso.

Grimani aveva frequentato l’accademia Carrara a Bergamo ed era sia un bravo ritrattista che un paesaggista.

Passavo molto tempo seduta a guardarlo dipingere e da lui ebbi la mia prima tavolozza e cassetta di colori ad olio.

Più tardi, alle superiori, scoprii i libri dei “Maestri del Colore” che mi portarono a conoscere e ad amare i grandi maestri.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

A Bergamo e poi a Valbrembo frequentai corsi di figura, imparai la tecnica dell’acquaforte e incominciai a capire che forse poteva essere più di una passione.

La tua prima opera?

La mia prima opera ad olio fu una piccola natura morta sopra un tovagliolo  E capii che mi piaceva molto il panneggio.

Per fare arte , bisogna averla studiata?

Anche se inizialmente rimpiangevo di non aver potuto frequentare una scuola d’arte, nel tempo ho capito che ciò mi ha offerto la possibilità di avere una visione più personale e libera della pittura.

Come scegli cosa ritrarre?

Ho avuto subito la passione del ritratto, prima a disegno e poi ad olio. l’attrazione per il panneggio mi ha fatto dipingere grandi corpi di donne sotto morbidi drappeggi.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Fu a Roma quando andai a portare a Forattini il doppio ritratto di lui e Scalfari in “italian gothic“, un omaggio a Grant Wood.

Stavamo lavorando insieme alla sua grande mostra “la Repubblica di Forattini“, con allestimento di Gherardo Frassa e alle sue vignette; io facevo omaggio con citazioni ad olio.

Quel giorno a Roma Forattini mi fece andare alla sede di “Repubblica” e salire in redazione.

Lui mi fece mettere in disparte ed andò a chiamare Eugenio Scalfari.

Quando arrivò e vide il quadro, disse “Bello, ma chi è il pittore che l’ha dipinto?”

Forattini, facendomi cenno di avvicinarmi, disse “non un pittore, ma una pittrice!”

Come tutti io trovai la cosa molto divertente!

Gli fui presentata e ricevetti i suoi complimenti.

Quello fu il manifesto delle mostre che fecero il giro delle sedi più prestigiose d’Italia: da Bologna, al Castello Sforzesco a Milano, alla Mole Antonelliana, etc.

Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?

Sceglierne uno solo sarebbe difficile: dal Pollaiolo a Rubens, da Moroni a Modigliani e a Grant Wood, che mi hanno ispirato tanti ritratti, ma soprattutto Jan Van Eyck.

Il suo “Uomo con turbante” mi ha suggerito una serie di ritratti al femminile.

Quelli di alcune donne milanesi importanti e famose per una mostra al teatro Franco Parenti di Milano con uno spettacolo recitato da loro.

A Van Eyck chiederei di raccontarmi la sua vita, visto che se ne conosce pochissimo.

Dario Fò sostituì Franca Rame, quella sera influenzata, recitando un suo monologo sulle donne.

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?

Osa!

Quanto conta la comunicazione ?

Certamente molto, soprattutto in campo artistico.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

Non ho mai avuto modo di approfondirlo.

Cos’è per te l’arte?

E’ un mondo fantastico.

Cosa ti aspetti da un curatore ?

Che sia propositivo e creativo.

Gherardo Frassa

Ho avuto modo di collaborare all’allestimento di grandi mostre per Forattini, per Pitti Uomo, per la Contessa Agnelli a Cortina e per la provincia di Milano a fianco di un curatore straordinario come

Gherardo Frassa e di apprezzare la sua grande creatività nell’ideazione, ma anche la meticolosità e tenacia nel portare a termine allestimenti eccezionali.

Cosa chiedi ad un Gallerista ?

Prima di tutto di conoscermi e di apprezzare il mio lavoro e poi di darmi la possibilità, attraverso mostre personali e collettive di far conoscere le mie opere.

Quanto contano per te la luce e il colore?

Il colore moltissimo, ma le luci e le ombre mi hanno prima affascinato e poi hanno avuto un’importanza fondamentale nel mio lavoro.

Grazie per il tempo a noi dedicato

Alessio Musella

Intervista in collaborazione con Artonline20 e Fondazione Mazzoleni

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