Irma Servodio e il mondo del colore.

Irma Servodio
Irma Servodio

Un giovane talento della pittura italiana talmente realista nelle sue opere da farle scambiare per fotografie.

I suoi soggetti sono spesso floreali, il sapiente utilizzo del colore e una tecnica eccezionale sono le caratteristiche che la contraddistinguono.

I volti disegnati da Irma sembra parlino con gli occhi…

Conosciamola meglio leggendo le sue risposte alle nostre domande

Il tuo primo contatto con l’arte?

Non saprei.. .ho avuto la fortuna di crescere a “pane e arte” in una famiglia con papà Remo, restauratore e nonno Domenico, decoratore e pittore di arte sacra.

Ho sempre disegnato e dipinto e, pensando alla mia infanzia, pur avendo decine di giocattoli, i miei fedeli compagni sono sempre stati matite, tempere, fogli e le immancabili monografie di pittori famosi, dei quali amavo riprodurre le opere.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

In realtà lo so da sempre! Sono una persona ostinata e molto determinata, se fisso un obiettivo, anche con enormi sacrifici, lo raggiungo!

Dopo il Liceo Artistico, ho intrapreso il percorso universitario (ebbene sì.. .ho una laurea in beni culturali e una specialistica in storia medievale) non perché volessi cambiare lavoro, ma perché lo ritenevo un necessario completamento della mia formazione pittorica, (in quegli anni seguivo un apprendistato presso la bottega di un noto maestro beneventano).

Le mie opere, anche quelle più acerbe, esposte in diversi contesti, erano sempre apprezzate e più, mi rendevo conto che il mio “dono” regalava emozioni, più mi convincevo che quella era la strada giusta.

La tua prima opera?

Diciamo che il mio primo esperimento artistico è un autoritratto realizzato davanti allo specchio quando avevo quattro anni 🙂 ma direi che la mia prima opera originale è nata nel 2009 tra le pareti intrise dall’odore di trementina nella bottega del mio maestro… lo ricordo benissimo… “Meeting at the sushi bar”, un olio su tela 80x80cm… che emozione quando I ‘ho firmato!

Per fare arte , bisogna averla studiata?

Si possono studiare materiali e tecniche, ma l’arte viene da dentro; credo sia una predisposizione innata che necessariamente va coltivata ed educata con dedizione e tanto studio.

Per tale motivo credo che non ci si possa improvvisare artisti, dando semplicemente pennellate di colore disarmoniche.

Come scegli cosa ritrarre ?

Scelgo quello che mi emoziona, ciò che di bello offre il Creato: un’orchidea appena sbocciata, delle fragole rosse e invitanti, la quiete di uno stagno ornato di ninfee… il sorriso di un bimbo, il viso di una persona anziana, che con ciascuna ruga racconta la sua storia…

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Durante l’apprendistato in bottega, insieme agli altri ragazzi, cercavo di “rubare” l’arte del maestro.

Eravamo tutti lì attenti a seguirlo mentre spiegava e ad un tratto lui si girò verso me, mi fissò e mi dice: “Cara Irma, hai una grande sapienza nell’uso del colore, ma ricordati di usare la tavolozza ogni tanto!”

Guardandomi le mani e il camice, sorrisi: ero conciata peggio di una bambina che gioca per la prima volta con i colori.

Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?

E’ un pensiero che ho fatto spesso, magari incontrassi Caravaggio!

Gli chiederei come faceva a dare “corpo” alla luce trasformandola in un ulteriore soggetto dei suoi quadri.

Lo ringrazierei per le emozioni che mi ha regalato; ricordo il primo incontro con le sue opere al Museo di Capodimonte a Napoli nel 2004 (di cui custodisco ancora il biglietto d’ingresso), quando la prima versione della “Cena in Emmaus” mi mandò in estasi.

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?

<lrma non dimenticare il motto dannunziano “Memento audere semper”, perché bisogna costantemente andare aldilà dei propri limiti e sicurezze per migliorare e crescere».

Quanto conta la comunicazione ?

Tanto.. .nell’era social è ormai una pratica inflazionata, tutti si credono influencer e spammano contenuti a pioggia, spesso di discutibile rilevanza, ma comunicare efficacemente è tutta un’altra storia.

Nel mio piccolo mi sono sempre affidata a professionisti, dal graphic designer che ha curato la mia immagine (dal sito, al logotipo, ai bigliettini da visita, alle brochure…) a valide società che invece mi seguono e mi indirizzano ormai da anni sulla migliore strada artistica da seguire.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

All’estero l’arte è sicuramente più apprezzata e valorizzata.

Il motivo, è da ricercare, probabilmente, nel fatto che siamo circondati così tanto da opere artistiche da non prestare loro la giusta attenzione.

Cos’è per te l’arte?

L’arte è una vocazione, quel talento di evangelica memoria che obbligatoriamente non va sotterrato; l’artista deve sfruttare le sue doti per rendere percepibili e, soprattutto, trasmissibili , mondi sempre nuovi e storie e favole capaci di emozionare.

Fare arte per me, è respirare, qualcosa di naturale e necessario: naturale, in quanto processo spontaneo e necessario perché senza di Lei non si può vivere!

E’ un gioco serio, la possibilità di non invecchiare mai e rifugiarsi in un mondo parallelo in cui l’artista è il demiurgo, l’unico a dettare leggi ed a plasmare la materia che diventa reale e viva.

Cosa ti aspetti da un curatore ?

Che sia un faro nella notte, che scelga, sostenga e promuova l’opera di un artista, a prescindere dalle logiche di mercato.

L’arte non può scendere a compromessi e il curatore ne deve essere il garante.

Cosa chiedi ad un gallerista ?

Il gallerista è un professionista serio che deve promuove l’operato di un artista in cui crede, disposto anche a rischiare ed investire insieme a lui.

Un gallerista non può ridursi a fare il “mero affittacamere” con l’unico scopo di lucrare sugli artisti fornendo spazi espositivi.

Quanto contano per te la luce e il colore?

Quando inizio un’opera cerco sempre di dipingere primariamente la luce, con colpi materici per permettere al colore di brillare il più possibile. I miei quadri sono sempre colorati, perché come scriveva Kandinsky

<<[ . . .] il colore è un mezzo per influenzare l’anima», il colore è vita! Il nero sulla mia tavolozza non esistite, perché ritengo che sia un’assenza di luce che può solo incupire le mie “creature”.

Grazie Irma per la piacevole chiacchierata

Alessio Musella

Intervista in collaborazione con Artonline20 e Fondazione Mazzoleni

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