Saturno Buttò intervistato da Artae Misia.

Saturno Buttò
Saturno Buttò

Nato a Portogruaro, Venezia, Saturno Buttò inizia la sua carriera nel 1993 pubblicando la sua prima monografia dal titolo “Ritratto da Saturno”.

Le sue opere si distinguono grazie alla sua personale interpretazione dell’arte sacra europea e i grandi maestri della tradizione pittorica.

Saturno Buttò ritrae gli affascinanti misteri che circondano una religione oscura e cupa. Queste influenze si delineano nell’accostamento della sensualità del corpo umano e della sua profonda spiritualità.

Attraverso i suoi dipinti su legno, esplora proprio il tema del conflitto tra la visione occidentale dell’iconografia religiosa e la rappresentazione del corpo umano, che viene esposto sia come oggetto di culto, bellezza e decadenza.

La figura umana è sempre rappresentata come sacra, eppure non esita a mostrare il suo declino fisico e quindi la sua debolezza.

Il tuo primo contatto con l’arte?
Da bambino, ricordo di un signore che dipingeva “en plein air”, io lo guardavo ammirato e poi cercavo di imitarlo.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?
Dopo un decennio finiti gli studi artistici, o vent’anni dopo il primo anno di liceo artistico.

La tua prima opera?
Mi ricordo di aver copiato un opera di Giotto, un piccolo acquerello, che ancora conservo.

Per fare arte , bisogna averla studiata?
Non necessariamente.

Certo gli studi un loro contributo lo danno, ma la vita e la sensibilità di ciascuno possono determinare grandi “slanci artistici”.

Come scegli cosa ritrarre ?
Sulla base di esperienze di vita dirette, oppure dalla suggestione che ricevo dalla nostra cultura in generale.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?
Ricevo molte richieste di collaborazione da parte di persone che vogliono posare per un mio lavoro.

Una cosa che apprezzo e che mi aiuta moltissimo nel portare avanti la mia ricerca.

A tal proposito m i vengono in mente alcune proposte (da parte di potenziali modelli, maschi) dove i soggetti si sono rivelati (praticamente) degli esibizionisti con secondi fini…

Piccoli e divertenti incidenti di percorso.

Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?
Jan Van Eyck!

Gli chiederei qual’è il suo metodo di lavoro

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?
Di fare “cose”!

Quanto conta la comunicazione ?
Direi che è importante se si vuole imporre il proprio lavoro ad un pubblico più vasto.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?
Non lo so di preciso.

Mi pare che altrove siano più propositivi nei confronti dell’arte contemporanea.

Qui da noi tutto è più rallentato e viviamo più di echi e glorie trascorse che di nuovi talenti da promuovere.

Cos’è per te l’arte?
Come diceva Camille Paglia: “ L’arte è esibizione rituale di misteri primari”. Anche per me è questo.

Cosa ti aspetti da un curatore ?
Che faccia bene il suo lavoro ovviamente.

Cosa chiedi ad un Gallerista ?
Come sopra.

Quanto contano per te la luce e il colore?
Ma sono fondamentali anche per un astrattista…

In che modo la figura umana che rappresenti, ti aiuta ad esplorare temi come la sessualità e la spiritualità?
Eros e Psiche sono l’essenza stessa dell’essere umano.

Queste tematiche sono la conseguenza naturale se si contempla il soggetto umano scevro da contenuti decorativi.
Ritrarre persone significa rapportarsi con l’identità altrui e automaticamente con l’identificazione di se stessi, con tutto ciò che questo comporta in termini di consapevolezza.

Grazie per il tempo a noi dedicato

Artae Misia

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