Lucia Ferrara tra volti e colori.

Lucia Ferrara
Lucia Ferrara

Sembra aggredire la tela con colori forti e tratti decisi, ma ogni volto porta con se un anima fragile…

Conosciamo meglio Lucia Ferrara lasciando a lei il piacere di raccontarsi rispondendo alle nostre domande:

Il tuo primo contatto con l’arte?
Da bambina!
Ho cominciato a disegnare da subito e da sempre, era uno dei miei mezzi espressivi, oltre
la scrittura e la recitazione.
Una parte della mia famiglia è decisamente artistica, e’ da un pro zio, che ho ereditato
questa “dote” ; egli era un artista conosciuto degli anni 50 nell’area partenopea.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?
Passione lo è da sempre. Penso che tra passione e professione, in Arte, coesista una
combinazione perfetta, ma chi sceglie di fare l’artista lo fa CON passione e non solo PER
passione.
E’ molto differente approcciarsi all’arte da semplice appassionato o da “professionista”.

Fin da piccina il mio più grande sogno era quello di fare l’artista, e credo intendessi “come
professionista” !

E’ quello che, oggi, faccio e continuerò a fare, approcciando all’arte
attraverso più direzioni.

La mia ricerca segue il mio stato d’animo e passo da temi più introspettivi, per esempio curando il progetto personale NEVER PERFECT , che tratta argomenti educativi e sociali per me importanti a realizzazioni più leggere o evocative.

La tua prima opera?
La prima che può essere considerata un’opera con tanto di tela e cornice e’ stata la
rappresentazione del volto di Cristo, frequentavo, la prima media.

Per fare arte , bisogna averla studiata?
Non obbligatoriamente.
Sono però convinta che, anche un approccio “disciplinare”, possa aiutare ad avere una
base, in un certo senso più solida, verso l’Arte e la sua conoscenza globale.

Cosa unisce i tuoi dipinti e la musica ?
Mi è capitato spesso di collaborare con grandi musicisti in relazione alla mia opera.
Penso che “tra le arti” sia immancabile quel filo sottile che unisce mondi emozionali.
La mia musica preferita resta quella della Natura o quella del Silenzio .

Come scegli cosa ritrarre ?
Esploro, a volte me stessa, la mia vita, se e quando sviluppo una pittura “di contenuto”
(quella che più mi appartiene) è il caso del progetto che ho iniziato nel 2017, dipingendo
realtà come quelle della violenza, della malattia, disabilità e diversità.

Qui l’arte è pura terapia per il mondo, ciò include anche un mio lavoro introspettivo e di ricerca impegnativo a livello psicologico oltre che fisico.
Altre volte semplicemente mi lascio trascinare dall’ispirazione del momento, dalla moda,
dal mondo, le mie donne sono donne modernissime, attuali.

La figura femminile ha un’importanza simbolica nelle mie opere, le mie donne sono eroine moderne.
Ammetto con estremo orgoglio che, qualvolta, guardo ad una Musa d’eccezione, Alba
Parietti, che, con la sua bellezza travolgente e statuaria, riecheggia in alcune delle mie
creazioni.

I suoi lineamenti, che piaccia o meno, corrispondono all’ideale di bellezza del
nostro secolo, anche per questa ricerca di perfezione della figura femminile, per altro tipica
nella produzione di un artista.

Una donna seducente, senza età, un pò come quelle di Milo Manara, che adoro da sempre.
Nel mio caso sono tratti audaci, forti, autonomi, fieri, anche estremi di “amazzoni” o
“eroine” che si fanno strada in un mondo principalmente maschile, dove la seduzione
deriva principalmente dalla capacità di “essere libere” e dal fascino che ne deriva.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?
La mia prima personale, diversi anni fa, il contatto con il pubblico “REALE” (non virtuale)
che ho scoperto, negli anni, amare immensamente.

Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?
Ho sempre pensato, nella mia fantasia, di poter prendere un caffè con Frida o Van Gogh.
Non chiederei nulla ad entrambi, li abbraccerei, credo non avremmo bisogno di parole.

Se incontrassi te stessa a 18 anni cosa ti consiglieresti ?
Di provarci da subito e non lasciarmi condizionare da chi pensa che qualcosa sia
impossibile.

Quanto conta la comunicazione ?
Tutto !

Come esseri umani siamo progettati per comunicare.

L’arte è comunicazione: una comunicazione dove invece delle parole si usa il segno, e non solo. Fare arte per un artista è come scrivere un libro.

Per quanto concerne il sistema comunicativo contemporaneo lo ritengo “malato”, irreale e fittizio, se non è gestito attentamente può uccidere l’arte.
Benché la comunicazione sia parte essenziale, oggi, ancora più di ieri, nel lavoro
dell’artista, va accuratamente calibrata e curata.
Oggi l’artista è chiamato ad essere anche un Content Creator; diciamocelo il lavoro
dell’artista contemporaneo è sempre più complicato, anche perché troppo poche persone
capiscono cosa si cela dietro questo mondo.
Un ambiente che spesso non ha più nulla a che vedere con la sola parte creativa/ pittorica.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

Credo che la crisi generale stia appiattendo molto le differenze di percezione artistica tra
Paesi ma, in Italia,restiamo dei “provinciali”.
Relegati all’arte del secolo scorso non guardiamo con giusto interesse il nuovo, il
contemporaneo.

Ciò ci porta inevitabilmente a restare indietro e a non valutare con interesse i nuovi artisti. L’estero da una possibilità a tutti, uomini e donne, l’Italia invece agli stessi, ai vecchi e/o ai raccomandati.
Funziona così in tutti i campi e l’arte non è esente dal sistema.

Cos’è per te l’arte?
Vita, libertà, rinascita.

Cosa ti aspetti da un curatore ?
Questa parola ha un significato bellissimo, curare qualcosa ti predispone ad amarla.

Da un curatore mi aspetto la capacità, prima ,umana, di “entrare in relazione” con l’artista e la
sua arte e poi di ascoltare e usare le sue personali doti per “presentare” il lavoro artistico
in cui anche egli stesso si deve riconoscere.
Altrimenti la formula relazionale artista / curatore non può funzionare.

Cosa chiedi ad un Gallerista ?
In realtà nulla.

Le mie esperienze con gallerie sono state positive ma, estere.
Penso che la figura del gallerista stia davvero scomparendo, i social hanno quasi livellato
la distanza tra l’artista e i suoi collezionisti o fluitori.

Certo, resta una nicchia ancora ancorata al vecchio sistema galleristico, ma personalmente non ho mai proposto le mie opere alle gallerie italiane, seguo un cammino indipendente, che mi rende libera dai condizionamenti del mercato artistico e capace di produrre davvero secondo “ispirazione vera.”

Quanto contano per te la luce e il colore?
Tutto!
Molto artisti amano dipingere la notte io amo dipingere alla luce !

Forse sarà per il mio nome ?
La luce è quella non materia che non possiamo toccare ma che ci insegna quanto siamo
“divini”, il colore e’ la sua derivazione come un’esposizione di gioia, un inno alla vita

Grazie Lucia per l’interessante chiacchierata

Alessio Musella

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