La Miscela Creativa di Marcello Remigi.

Marcello Remigi
Marcello Remigi

Musicista e docente di strumento di professione, dipinge fin da giovanissimo.

Osservando le sue opere appare evidente che l’artista abbia utilizzato tecniche e stili diversi , un piacevole mix tra surrealismo, realismo e astrattismo…

Lascio volentieri all’artista il compito di raccontarsi attraverso le risposte alle nostre domande :

Primo contatto con l’arte?

Il mio primo contatto con l’arte è di tipo multidisciplinare, frequentavo spesso, grazie a genitori attenti, concerti, teatri e mostre.

La prima, nello specifico, credo sia stata presso l’accademia Carrara di Bergamo ad 8 anni.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

In realtà di professione ho fatto il musicista ed il docente di strumento in scuole con indirizzo musicale, la pittura è sempre stata una passione che alternavo alla musica.

La tua prima opera?

La mia prima opera “Barche nel porto canale di Cattolica”, un po’ stile Schiele.

Per fare arte , bisogna averla studiata?

Non necessariamente, io ho imparato “a bottega” da giovane presso 2 bravi pittori, Giulio Falzoni e Telmo Pievani. Poi chiaramente ho studiato la storia dell’arte e, soprattutto ho visitato decine di musei e gallerie.

Come scegli cosa ritrarre ?

Ritrarre presuppone avere nella testa qualcuno o qualcosa da mettere sulla tela, molte volte è un’idea, un flash, ma possono anche essere geometrie che si compiono durante il lavoro medesimo.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Ricordo di aver visto ad una mostra il quadro “Donna con gatto (nero?)” e chiesi a mia madre di prendermene uno…

Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?

Giovan Battista Moroni, pittore albinese come me, mi hanno sempre attirato il suo uso del colore un pò grigiastro e l’uso delle ombre, da piccolo in chiesa, a messa, ci andavo per vedere i suoi quadri.

Un altro grande incontro che vorrei fare è con Egon Schiele, farei domande sul disegno e l’uso di certi oli molto diluiti.

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?

Se incontrassi me stesso a 18 anni insisterei nel dedicare forze e tempo alla ricerca in tutti i campi dell’arte.

Quanto conta la comunicazione ?

Comunicazione come contenuto e relazione, queste sono per me le due parole chiave, poi dipende se si pensa a ciò in termini di vendita o di diffusione della conoscenza, allora i parametri possono variare e di molto.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

Oggi se non usi i social nessuno ti conosce e nessuno si fida di te, nel senso che il tuo “indice valoriale” è, in buona parte delegato al loro ruolo.

All’estero questa è una costante sempre presente, da noi un pò meno, anche se pian piano ci stiamo arrivando.

Cos’è per te l’arte?

L’ arte è condivisione delle emozioni, è comunicazione, è accettazione del punto di vista dell’altro, espressione di soggettività, è ricerca introspettiva, a volte anche terapeutica, è detto e non detto, implicito, esplicito e sottointeso.

Cosa ti aspetti da un curatore e un gallerista?

Secondo me ruolo del curatore e del gallerista dovrebbero essere giustapponibili, che valutano, seguono il mercato dell’arte, fanno promozione, hanno un legame con la storia e la narrazione dell’artista.

Quanto contano per te la luce e il colore?

Come, ed ancora prima della fotografia, luce e colore hanno un ruolo centrale nella pittura.

Il colore attrae, la luce ne mette in risalto tutte le potenzialità

Grazie per la piacevole chiacchierata

Alessio Musella

Intervista in collaborazione con Artonline20 e Fondazione Mazzoleni

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