Carlo Riggi e la “Fotografia Transfigurativa”.  

Carlo Riggi
Carlo Riggi

Per Carlo Riggi, psicoanalista, fotografo, promotore della corrente artistica FT e autore di numerosi libri e articoli di critica fotografica, in teoria la fotografia è una cosa semplice. 

Foto di Carlo Riggi

In fondo basta una buona messa a fuoco, tempo, diaframma e tutto si conclude con il fatidico clic!

Ma il caos non tarda ad arrivare quando, a causa dell’insaziabile voglia di complicarsi la vita propria dell’essere umano, il fotografo viene inesorabilmente attirato verso la trasgressione di alcune regole, che possono creare risultati artisticamente rilevanti. 

A questo punto, quando una cosa così semplice come realizzare belle fotografie entra nel campo dell’arte, della filosofia o addirittura della psicoanalisi, tutto tende a trasformarsi  e Carlo Riggi sa molto bene che quando entrano in gioco gli psicoanalisti non si sa mai dove si va a finire.

Quando il digitale e i social, con la loro conseguente invasione di immagini, hanno iniziato a dettare le loro regole, Riggi decise di scoprire e analizzare  i principi motivazionali dietro ai suoi scatti.

Da subito si identificò con Fotografi come  Ackerman, Sluban, D’Agata, Sevinçli, Nozolino, ma uno su tutti fu Mimmo Jodice, che è stato ed è tutt’ora, il punto di riferimento per la sua ricerca.

Da psicoanalista, Riggi ha iniziato a considerare la valenza terapeutica della fotografia.

L’accostamento tra fotografia e sogno ha dato origine alla corrente “Fotografia Transfigurativa”.  

La fotografia, rendendo visibile una porzione di realtà, alleggerisce dagli stimoli divenuti troppo ingombranti, aiutando la mente ad aprirsi verso altri mondi possibili.

Ed ecco che entra in campo l’osservatore al quale viene inconsciamente dato il compito di far vivere l’immagine con la propria sensibilità, in maniera emozionalmente autonoma può dare luogo al ritrovamento nell’immagine di aspetti e dettagli di cui neppure il fotografo era del tutto consapevole al momento dello scatto.  

La forza interpretativa donata da foto mosse e sfuocate, foto, apparentemente sbagliate o non, riesce a dare origine a scenari metafisici spingendo il fruitore ad interpretare quanto ha davanti agli occhi trasponendo una parte di se stesso all’interno dello scatto, che se fosse stato perfetto, avrebbe forse posto un muro alla capacità immaginativa dello spettatore 

Chiudiamo questo breve articolo riportando 3 semplici considerazioni di Carlo Riggi che forse diventano a loro modo regole per la Fotografia Transfigurativa

1) l’immagine, ove fosse completamente predeterminata dal fotografo, non avrebbe altro da svelare se non l’idea che ne è all’origine;

2) una foto pesantemente post prodotta rischia di tradire la genuinità del gesto, addomesticando i significati prima ancora che essi dispieghino il loro potenziale transfigurativo;

3) il gesto fotografico finalizzato al mero compiacimento estetico non comporta alcuna “sofferenza”; soddisfa un desiderio narcisistico, ma non avvia processi introspettivi o evolutivi.

Giuseppina Irene Groccia

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