La luce di Georges de La Tour, a cura di Mara Cozzoli

Geroges de La Tour
Geroges de La Tour

Pittore francese esponente del Barocco, fortemente influenzato da Caravaggio, Georges de la Tour nacque a Vic-sur- Seille nel 1593, figlio di Jean de La Tour, ricco imprenditore che gli permise di ricevere una solida istruzione.

Circa l’educazione artistica, non vi sono prove documentate relative al luogo nel quale il giovane apprese l’arte nella sua componente tecnica, anche se, si pensa all’atelier locale di Claude Dogoz.
Occorre sottolineare come, in quegli anni, Nancy, residenza del duca, fu il  fulcro intellettuale e artistico della Lorena, quindi, si azzarda la possibilità che, terminato il primo ciclo formativo, possa esservisi recato e aver incontrato Jaques Bellange, pittore, i cui studi esercitarono, probabilmente, un certo fascino sul giovane artista.

Esiste inoltre un documento datato 1613 che colloca a Parigi un certo Georges de La Tour.
Si può dunque ipotizzare che, il giovane, potesse aver frequentato la capitale, con tutte le conseguenze di stampo culturale che ne derivarono.

Tra le prime opere è  presente un ciclo di tredici personaggi di cui ne sono stati rinvenuti solo sei e datati 1614/1615 o 1620/1622 : San Giacomo minore, San Giuda Taddeo, San  Filippo,  Sant’ Andrea,  San Tommaso e San Giacomo maggiore.
L’iconografia, per quei tempi, non rappresentò certo una novità, emerse però il realismo che accompagnò l’artista per tutta la vita.
Fin dagli esordi, si contraddistinse per la personale ricerca di una certa somiglianza fra l’immagine e il mondo naturale.


Per lungo tempo la critica si è interrogata sull’origine realismo che gli fu proprio, individuandola in Caravaggio e in artisti fiamminghi come  Hendrick Ter bruggen o Gerrit van Hontors.


L’attività pittorica dell’uomo si concentrò sempre sulla scena di genere, caratterizzata dalla cura del dettaglio e degli effetti luministici.
Espressione del “generismo” sono i due dipinti raffiguranti una donna e un uomo, entrambi anziani,  datati 1618/1619 o 1625/1627, conservati a San Francisco, presso il Fine Art Museum, nei quali è possibile osservare volti intensi ed espressivi, quasi ad inscenare un dialogo omesso ma deducibile dal contesto.
“I mangiatori di piselli”,  vede quale protagonista una coppia di anziani intenti a divorare un pasto di legumi.
Vicini, ma mentalmente distanti tra loro, consumano un magro pasto.
L’ espressione del volto sottolinea il senso di solitudine e l’egocentrismo insito in ogni singolo personaggio.


Intorno agli anni 1618/1620  “Suonatore di ghironda con cane”.
L’opera raffigura un suonatore non vedente che chiede la carità affiancato dal proprio cane.
Lo sguardo implorante dell’animale, permise a La Tour, di non entrare nel merito della cecità dell’uomo.
Per quanto riguarda il soggetto, è comune tanto alla pittura fiamminga, quanto a quella francese e lorense.



La Tour è ritenuto pittore caravaggesco in quanto immortala l’individuo nella sua innata singolarità.
La comunanza con l’artista italiano è riscontrata in svariate opere, tra le quali “Buona ventura”, a lungo ritenuta un falso, “Baro con asso di fiori”, conservato presso il Kimbell Art Museum di Fort Worth e “Baro con asso di quadri” con datazione controversa (1619/1625, 1630/1634 e 1635/1640) ubicato al Louvre.
In “Buona ventura”, una zingara si accinge a leggere la mano di un giovane, il quale, concentrato sulla donna, non appare rendersi conto di essere vittima di un doppi furto.
La zingara alle sue spalle è intenta a sottrargli la borsa per passarla a una complice, mentre la fanciulla accanto sta per rompere la catena al fine di impossessarsene. L’atmosfera tesa è messa in evidenza dallo scambio di sguardi tra i protagonisti.
Abiti e copricapi, realizzati con virtuosismo pittorico raccontano l’aspettano delle zingare dell’epoca.
Nella duplice versione “Baro con asso di fiori” e “Baro con asso di quadri”, il messaggio lanciato a coloro che osservano è di sospettare dei facili piaceri.


In entrambi, vittima è un giovane appartenente all’alta borghesia.
Nel dipinto conservato a Fort Worth, quest’ultimo ha già vinto un gruzzolo di monete e sul viso si nota un lieve sorriso.
La concentrazione sulle carte, però,  gli impedisce di rendersi conto della truffa che un giocatore ha in serbo per lui, aiutato dalla fantesca e dalla giocatrice al suo fianco.
A gestire le redini della situazione la cortigiana,  la quale invita la fantesca a servire il vino.
Carta della truffa è l’asso di fiori.
Nella seconda riproduzione, carta del baro è l’asso di quadri.
L’abbigliamento del giovane è meno vistoso, l’abito della fantesca cambia di colore, lo stato di apprensione ricopre il volto della vittima.
In questo caso, le monete sono passate nelle mani della cortigiana.
Gli sguardi narrano la sequenza delle azioni: la cortigiana invita la fantesca a versare il vino, in seguito, il baro gioca il suo asso.
Circa gli stati d’animo,  se la cortigiana è tesa, il baro è rilassato.
Da sottolineare come la critica ha ravvisato in quest’ultima figura un possibile autoritratto di La Tour.

Estasi di San Francesco

L’artista ebbe, nel corso del tempo, anche rapporti personali e professionali con l’ordine dei Francescani, dal quale ricevette spesso commissioni, come il perduto dipinto “Estasi di San Francesco” destinato a un convento di frati cappuccini.
Alla spiritualità francescana sono riconducibili dipinti con protagonisti San Gerolamo (in duplice versione) e Santa Maddalena (raffigurata in quattro occasioni, le quali mettono in evidenza l’evoluzione artistica di La Tour), esempi di fede e di ascetismo.

San Gerolamo


Risalente al 1621/1624 e considerata opera giovanile è San Gerolamo, facente parte della collezione della Regina Elisabetta II d’ Inghilterra, nel quale il santo non è raffigurato come un’intellettuale asceta, bensì come un comunissimo uomo che cerca di leggere, ma la vista, debole, rende difficoltosa la lettura.
Dipinto che diviene metafora della difficoltà di intendere la sacra scrittura.

Maddalena Wrightsman


Ricca di particolari è la “Maddalena Wrightsman” conservata al Metropolitan di New York.
Nota come “Maddalena con due fiamme”, ritrae l’elusivo profilo della protagonista, il cui sguardo è rivolto allo specchio che vede riflessa una candela, unica fonte di luce in questo scuro interno.

Maddalena simboleggia la conversione, rimarcata da perle e orecchino posti sul tavolo, i quali, a loro volta, risultano essere un richiamo ai gioielli indossati dalla cortigiana in “Baro con asso di fiori”.



Da ricordare “San Giuseppe falegname” 1638/1643,  “Sogno di Giuseppe” o “Apparizione”, 1640/1645, “Giobbe deriso moglie”, 1650 circa.



Artista non “etichettabile”,  uomo dalla personalità complessa, autore di analisi penetranti, Georges de La Tour si spense nel 1652 a Lunéville.


Mara Cozzoli

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