Beppe Treccia Iavicoli

beppe treccia
beppe treccia

Ha lavorato dalla comunicazione alla moda ,passando attraverso il design, fino ad approdare nell’ambito artistico e eventi.

Una percorso anomalo per chi si occupa solitamente di arte, abbiamo deciso di sapere i suoi dove, quando e perchè intervistandolo:

Qual é la tua visione della curatela?

La mia visione per una curatela rimane quella di un’organizzazione razionale dello spazio espositivo,  studiando l’uso della luce e del colore per un allestimento funzionale che permetta di valorizzare le opere esposte. Ultimamente sto seguendo mostre in spazi dove il colore delle pareti è nero ed in questi casi, come spesso accade, la location detta il tipo di lavoro artistico che può accogliere.

Spesso l’ambiente espositivo va plasmato di volta in volta in relazione alle opere, in realtà ogni spazio in qualche modo imprime un altro valore, percezione e significato dell’opera stessa, per cui è indispensabile un sapiente uso dell’architettura e dell’allestimento.

 Come ti sei avvicinato nell’ambiente della Street  Art ? 

È un ambiente molto vicino al mio modo di essere ed ha intorno a sè un network più ampio degli altri …la musica, la breakdance, lo skateboard, il basket e la libertà di esprimersi su muri, oggetti, strade, edifici ecc ecc .. permette di uscire da quella che è la solita tela ed i soliti schemi da galleria o musei  … Sei libero di esprimerti a 360 gradi ed è sempre un piacere lavorare su progetti dove si coinvolgono Street Artist o Writers , poi l’atto performativo di un live painting durante una mostra o performance dove l’artista concentra l’attenzione sul suo strumento , bomboletta o pennello/rullo che sia , ha un fascino particolare che piace sempre a tutti , dal bambino all’anziano.

La StreetArt negli ultimi anni riqualifica aree urbane periferiche o città ormai spopolate, tratta temi sociali e manda messaggi importanti,  e penso che adesso come adesso in questo periodo storico sia una “voce” importante da osservare ed ascoltare.

 Vogliamo rievocare i tuoi esordi da designer con i tuoi puff a forma di seno, cosa ricordi di quel periodo a Milano ?

Diciamo che a Milano in quel periodo (2004) oltre che lavorare per la moda ( e si lavorava tanto ) e con gli artisti mi spingevo verso nuovi linguaggi e soprattutto cercavo di dare o creare emozioni.

Il Salone del Mobile, avendo fatto fatto lo Ied ed avendo tanti amici designer, era un momento dell’anno milanese fantastico , per una settimana si andava in giro per Milano tra il Fuori Salone in Zona Tortona, Brera ed il centro a cercare e vedere le installazioni e i prototipi dei designer internazionali e più estremi , c’erano eventi nelle piazze e si iniziava a parlare di arredi urbani, riqualificazione di aree e si facevano le cose con pochi permessi e costi.

Anche Loovertits è poi nata così spontaneamente..

Il progetto Loovertits è frutto di una notte vivace e rivelatrice, è la messa in scena di un sogno chiaro e limpido, come poche volte avviene. Si dice che la notte porta consiglio, in questo caso mi ha portato un gruppo di tette nella vita.

Nel sogno seni giganti, morbidi, caldi, materni si facevano stuzzicare da me, che entusiasta della situazione ho voluto tramutare in realtà quello che fino a quel momento era solo una dolce visione. Il sogno è stato reso tangibile per mezzo di una seduta,
Loovertits è stata presentata in occasione del Salone Del Mobile di Milano nell’aprile 2004.

Il ponte di Porta Genova, perfetta location per esibire le sedute, ha dato l’opportunità a migliaia di persone di rilassarsi, chiacchierare, bere un drink e conoscersi. Il senso del progetto si è quindi delineato da solo. Il seno racchiude in sèil calore, la casa, la famiglia, la convivialità. Ma anche la morbidezza, il gioco, la sensualità, il colore e l’estasi, qualità che sono state tradotte nella materia e nella forma di Loovertits .

Disponibile in diversi colori e materiali, Loovertits è una perfetta sintesi di relax, design e pop style. L’intento è sicuramente quello di ampliare le applicazioni e gli utilizzi di questo ipnotico oggetto rivolgendosi soprattutto verso l’arte, proponendo una serie di installazioni all’aperto di vent’otto tette.

Il seno nella cabala napoletana corrisponde al numero vent’otto, il sogno e la realtà si mescolano ancora una volta per realizzare qualcosa di inaspettato.

Come sei diventato  Beppe Treccia ?

Hahahahhahha … beh un po’ me lo sono ritrovato come nome … non passavo inosservato ed il mio cognome ( Iavicoli ) diciamo non era semplice e veloce da ricordarsi come le mie lunghe trecce 🙂 … e con il tempo era più facile associarmi a chi ero e cosa facevo a Milano .

Cosa è per te l’arte? 

È il modo migliore per esprimersi e dialogare con sè stessi.

È il modo per esaltare il proprio talento inventivo e la capacità espressiva che c’è in ognuno di noi, che poi il mezzo sia una bomboletta, un pennello, una matita, una pinza o una pentola ( pensando agli chef ),  l’arte rispecchia quasi sempre il momento ed il periodo in cui la facciamo , in qualche modo traccia un percorso parallelo alla realtà ma che non sempre è percepibile con una prima osservazione, ha dei linguaggi e delle frequenze diverse e spesso devi entrarci dentro per percepirle , ma una volta trovata la chiave di lettura l’artista e l’arte che fa ti entra dentro e ti fa stare sempre bene , ti riempie e a me spesso fa venire voglia di fare l’amore per quanto mi fa star bene !!!

Un aneddoto che ricordi con il sorriso? 

… sicuramente quella volta in visita a Danubiana ( un museo sul Danubio al confine tra Repubblica Ceca e Slovacchia ) quando mio figlio Danko a 5 anni entrò in una installazione di sculture di ceramica alte quanto lui ed iniziò a toccarle che sembrava stessero tutte cadendo .. mentre invece erano basculanti … terrore negli occhi in un primo momento , poi grandi risate e in molti capirono “l’effetto ” delle sculture e della loro interazione. Se non ci fosse stato  Danko a destabilizzare il pubblico in quel momento forse non tutti l’avrebbero vista bene quella installazione.  Io tirai un respiro di sollievo oltre che una grande risata e corsa verso di lui che continuava a toccarli .. mentre io cercavo di fermare le sculture. Una bella scenetta per chi ci guardava !!!

Se potessi tornare indietro nel tempo con quale artista del passato prenderesti un caffè? 

Picasso

Quanto conta la comunicazione oggi? 

La comunicazione oggi purtroppo in molti casi conta molto di più del contenuto , spesso ci sono dei progetti , mostre, eventi che quando arrivi dopo essere stato “bombardato” dai vari media e socialmedia e ti crei quell’aspettativa in testa , ma poi rimani deluso.

La comunicazione andrebbe sempre “moderata” e gestita in maniera intelligente, è parte fondamentale di un progetto o mostra o evento che sia … meglio riuscire ad entusiasmare le persone quando arrivano, vedono o capiscono quello che volevi comunicare , il messaggio tornerà indietro più forte ed amplificato.

Comunicare in questo periodo poi è ancora più difficile , tra restrizioni causa Covid e paure generali, diciamo che non è proprio facile.

Ma è proprio in questo memento che è importante comunicare al meglio ed in maniera “limpida” … sarà il pubblico a fare la sua parte , con i mezzi di oggi se l’idea è forte in un attimo fa il giro del mondo!

Grazie Beppe, alla prossima

Paola Fiorido & Alessio Musella

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Daniele Stefani, una chitarra, il conservatorio, voce e tanto talento!

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