Un caffè con Sabrina Barbagallo.

Sabrina Barbagallo
Sabrina Barbagallo

Sabrina Barbagallo fiorentina di nascita vive e lavora a Roma.

Ha esposto in mostre collettive e personali sia in Italia che all’estero ricevendo nel corso della sua ventennale carriera diversi premi e riconoscimenti

Come di consueto, lasciamo volentieri all’artista il piacere di raccontarsi attraverso le risposte alle nostre domande.

Il tuo primo contatto con l’arte?

Ho avuto il mio primo contatto con l’arte da bambina, mio nonno era pittore, un ritrattista e paesaggista.

Sin da subito sono rimasta affascinata dai colori, dall’imbrattamento della tavolozza con i colori ad olio e dall’ambienta caotico del laboratorio di pittura.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Improvvisamente da adulta è esplosa dentro di me una passione che tenevo prigioniera. Attraverso un processo meditativo e mentale evolutivo mi sono liberata da tutto ciò che mi opprimeva e non mi dava la possibilità di esprimermi come volevo.

La tua prima opera?

Un quadro NEW YORK, che ha fatto uscire la mia passione per le prospettive e la tridimensionalità.

Per fare arte bisogna studiarla?

Sicuramente è importante essere seguiti nella tecnica iniziale, soprattutto con opere, come le mie, in cui la prospettiva deve essere molto precisa.

Anche chi esegue ritratti ha bisogno di conoscere l’anatomia. Il lavoro dell’artista è creatività e studio.  

Nulla si improvvisa. Io dipingo più di 8 ore al giorno.

Cosa unisce i tuoi dipinti e la musica?

Sicuramente la musica mi aiuta a rilassarmi e a far uscire quello che si ho nell’anima, le emozioni più profonde.

Come scegli cosa rappresentare?

Io sono un’artista urban, decisamente dinamica.

Quindi scelgo di rappresentare le città, treni, stazioni ma anche funamboli, perchè mi rappresentano come artista con un approccio fotografico, stimolato dai miei numerosi viaggi a New York, in Spagna, e in Cina.

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti?

Di seguire le proprie passioni perchè prima o poi escono fuori prepotentemente.

Quanto conta la comunicazione?

La comunicazione oggi è fondamentale altrimenti dipingere sarebbe solo un hobby.

Se io non avessi dato importanza alla divulgazione della mia passione non sarebbe diventata per me una professione.

Che differenza c’è nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

Ho sempre lavorato con persone italiane che organizzavano anche all’estero.

Sicuramente il mercato dell’arte all’estero ha un approccio diverso, più aperto verso l’arte.

Cosa ti aspetti da un curatore?

Mi aspetto che si prenda cura di me come artista, che mi faccia crescere professionalmente attraverso la scelta di eventi culturali/artisti più idonei alla mie inclinazioni.

Ho deciso di proporre alla dott.ssa Nicoletta Rossotti di curare la mia personale perchè ho già lavorato con lei precedentemente e mi ha consigliata nelle varie scelte artistiche in modo corretto e professionale.

Penso sia una persona molto preparata, che conosce e fa bene il suo mestiere.

Cosa chiedi a un gallerista?

Di divulgare le mie opere attraverso un costante lavoro di PR con i collezionisti e i potenziali acquirenti.

Quanto contano per te la luce e il colore?

Nei miei quadri le caratteristiche fondamentali sono la luce e le ombre.

Sono elementi che caratterizzano la nostra esistenza, e metterle in evidenza in un dipinto è molto importante per me.

Anche noi siamo fatti di luci e ombre, dentro e fuori.

Grazie per il tempo a noi dedicato

Artae Misia

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