Ilaria Margutti, il sottile filo dell’arte…

Ilaria Margutti
Ilaria Margutti

Dal 2007 inizia ad inserire la tecnica del ricamo nei suoi dipinti, che nel tempo diventa il linguaggio in cui sente meglio rappresentata la propria creatività.

L’ago, diventa matita o pennello e il filo inizia a raccontare una storia..

Il rammendo del corpo rappresenta  il ricordo di una lacerazione della vita che resta come monito per il futuro.

Lasciamo che sia lei a raccontarsi attraverso le risposte alle nostre domande:

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione ?

Non me lo sono mai chiesta, perché per me l’arte non è mai stata un passatempo o una passione, per me l’arte è vita, è gioco ma è anche identità. 

Come dice Maria Lai, l’arte è un gioco e attraverso il gioco si cresce, si scopre e si impara, per cui giocare è una cosa molto seria.

La tua prima opera?

Il primo disegno che ricordo di aver fatto è stato un gesto di protesta contro la mia maestra che voleva facessi una cosa che piaceva a lei, ma dato che per me l’arte è ricerca libera, non sono mai riuscita a lavorare su commissione… fin da bambina, a quanto pare!

Per fare arte bisogna averla studiata?

Non lo so, conosco artisti bravissimi che stimo e non hanno fatto studi accademici.

Di certo bisogna studiare tutto, essere curiosi, indagare, porsi domande, amare l’invisibile.

Come scegli cosa ritrarre ?

Parto da una domanda e cerco tutte le risposte possibili tra le persone con cui mi relaziono.

Amo ascoltare storie di vita.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Gli anni dell’accademia con i miei ex-compagni e compagne, quando dopo le lezioni, rimanevamo in aula di pittura per altre due ore a parlare di arte e di desideri.

Ricordo il fervore dei nostri discorsi, la passione che ci mettevamo, quando ancora non eravamo a conoscenza del “vero” mondo dell’arte, fatto anche di molti compromessi.

Eravamo dei sognatori e forse lo siamo rimasti.

Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?

Antonello da Messina per chiedergli cosa ha visto negli occhi della giovane ritratta, quando ha dipinto L’Annunciata

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?

Di essere meno introversa.

Quanto conta la comunicazione ?

Tutto, ma io non so promuovermi.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

Credo tante cose, di sicuro all’estero c’è più supporto per la ricerca, ma questo è un aspetto che in Italia si riscontra in ogni settore, non solo nell’arte.

Cos’è per te l’arte?

Vita.

Cosa ti aspetti da un curatore ?

Ascolto.

Che sia ispirato dalla meraviglia.

Cosa chiedi ad un Gallerista ?

Stima, fiducia e rispetto. 

Reciproco.

Quanto contano per te la luce e il colore?

Non lo so perchè non dipingo, le mie opere sono ricamate e uso pochi colori.

Amo la sintesi e l’essenziale.

Preferisco togliere.

Grazie Ilaria per la piacevole chiacchierata

Alessio Musella

Intervista in collaborazione con Figurabilia

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