Gio Stefan, Pittrice.

Gio Stefan
Gio Stefan

Giovanna Stefanutti si dedica alla pittura di ritratto e di ambienti, prevalentemente interni, con la tecnica ad acquerello e ad olio.

Negli  ultimi anni si è concentrata particolarmente sulla ritrattistica con la tecnica ad olio su tela.

Il modo migliore per conoscere un’Artista è lasciare che sia lei a raccontarsi attraverso le risposte alle nostre domande:

Il tuo primo contatto con l’arte?

Il mio primo contatto con l’arte risale alla mia infanzia. 

Da bambina andavo spesso a casa della nonna, e ricordo che alla parete erano appesi diversi vecchi ritratti di famiglia, disegnati in gessetto dal pittore friulano Enzo Tubaro, all’epoca piuttosto quotato.

In particolare mi affascinava il ritratto del nonno, che non avevo mai conosciuto, e che era reso in modo così spontaneo e frizzante da farlo quasi rivivere nella casa e nella mia fantasia. 

Colpita dalla capacità dell’autore di cogliere l’essenza di una persona e di renderla eterna attraverso la sua arte, presi l’abitudine di realizzare piccoli ritratti di chi mi stava attorno, a penna o anche acquerello. 

Ho ancora con me gli appunti delle lezioni universitarie, corredati da vari disegni di studenti e professori, ignari di tutto questo.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Dopo il liceo classico mi iscrissi alla facoltà di Architettura, per poi specializzarmi in arredamenti d’interni.

Ma parallelamente continuavo a sperimentare nuove tecniche, dalla pittura ad olio all’acrilico, affinando il tema del ritratto.

Il “daimon” della pittura non mi dava tregua, quando mi sentivo ispirata dovevo “creare” nuove opere.

Iniziai ad avere alcune commissioni.

Non so dire quanti anni fa, ma da allora non sono più tornata indietro.

La tua prima opera?

La mia prima opera importante è per l’appunto un ritratto dei miei figli da bambini, abbracciati sopra il tappeto del soggiorno in una mattina d’estate.

L’opera, destinata ad essere appesa ad una parete dello stesso soggiorno, era immaginata come una finestra speculare proiettata nell’attimo fuggente di quel gesto affettuoso.

Fu anche uno dei primi lavori ad olio di grandi dimensioni, cui fecero seguito altri ritratti di famiglia collocati in diversi spazi della casa, che così appariva sempre virtualmente abitata da qualcuno. 

Per fare arte , bisogna averla studiata?

Certamente.

Un artista può anche essere autodidatta, ma per raggiungere il carattere di universalità del linguaggio e del risultato finale, riconoscibile da chiunque, deve aver fatto suo il bagaglio di stili e di contenuti dei grandi del passato.

Nel mio caso, dopo gli studi dei grandi del passato attraverso la storia dell’arte, mi sono scelta due grandi maestri.

La prima grande rivelazione è stata per me la grande Tamara De Lempicka, attiva negli anni ’30 del ‘900, che rivoluzionò il genere del ritratto, rendendolo un prodotto fortemente contemporaneo.

Il suo forte effetto luce-ombra di influenza cubista, insieme alla resa psicologica dei personaggi, ha ispirato la mia prima produzione.

Il mio secondo insegnante virtuale è stato Jack Vettriano, tuttora vivente, autodidatta per eccellenza, che iniziò a dipingere a ventidue anni quando gli fu regalata per il suo compleanno una scatola di colori ad olio.

Studiò per dieci anni la tecnica dei pittori impressionisti, per arrivare infine ad un risultato totalmente suo, rappresentando la solitudine esistenziale dei protagonisti, all’interno di atmosfere noir anni ’30.

Da qui parte il mio interesse per l’arte intesa come narrazione.

Come scegli cosa ritrarre ?

Tendenzialmente prediligo i soggetti ricchi di fascino e mistero.

La mia passione per il cinema d’autore, dagli anni ’50 in poi, si è intrecciata con quella di auto e moto, che diventano mito e leggenda grazie all’immortalità delle pellicole cinematografiche.

Un esempio: nella mia opera intitolata “La dolce vita”, nel contesto di una Roma felliniana anni ‘60, tra l’antico Colosseo sullo sfondo e edifici settecenteschi con insegne pubblicitarie della contemporaneità, compare in primo piano Marcello Mastroianni alla guida della Triumph inglese del ’58.

In effetti, un altro tema a me caro è il paesaggio metropolitano, con la complessità del suo tessuto sociale e la varietà di stili sedimentati nel tempo.

Mi piace cogliere lo “spirito” di un luogo, la sua atmosfera, senza svelarlo del tutto.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Qualche anno fa mi venne commissionato il ritratto di una bella ragazza, che doveva essere un regalo-sorpresa per il suo prossimo compleanno.

La ragazza lavorava nel settore della moda, ma questo aspetto non sembrava emergere dalle foto a disposizione perché fatalmente gli abiti indossati apparivano molto neutri.

Feci una rapida indagine e scoprii che aveva una grande ammirazione per lo stilista Steve Mc Queen.

Decisi quindi di farle indossare virtualmente un elegante abito bianco in pizzo, sandali e borsa del noto stilista, mentre la sua cagnolina, ritratta a fianco, inforcava un fantasioso paio di occhiali firmati Moschino.

La sorpresa fu davvero completa!

Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?

Se potessi incontrare un artista del passato sceglierei il grande Hugo Pratt, che tutti conosciamo come disegnatore di fumetti d’ eccellenza, divenuto celebre soprattutto per le avventure di Corto Maltese:

antieroe e moderno Ulisse, egli ci fa viaggiare nello spazio e nel tempo, dall’Africa della prima guerra mondiale alla Venezia degli anni ’30.

Se potessi effettivamente incontrare il grande Hugo, da tempo scomparso con mio grande rammarico, dato che da studentessa a Venezia non l’ho mai incontrato, gli chiederei se l’affascinante Corto è frutto di pura fantasia oppure se si è ispirato a qualche personaggio effettivamente esistito, in qualche angolo del mondo…In questo caso mi piacerebbe molto fare quattro chiacchiere anche con lui!

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?

Se incontrassi me stessa a 18 anni non mi darei alcun consiglio, credo che la realtà sia molto complessa e che le scelte fatte diano esiti spesso imprevedibili, e gli sviluppi talvolta sorprendenti.

Quanto conta la comunicazione ?

L’opera d’arte è sempre una forma di comunicazione in sé, trasmettendo al fruitore contenuti che possono essere solo estetici o anche etici, culturali o semplicemente emozionali.

I prodotti artistici hanno poi bisogno di essere “spiegati” per essere apprezzati al meglio, soprattutto nel caso dell’arte concettuale. 

Inoltre, hanno bisogno di trovare il loro pubblico, che va individuato di volta in volta, sempre attraverso la comunicazione, necessario tramite tra artista e il suo pubblico.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

Da quanto so, e non necessariamente per esperienza diretta, all’estero si può cogliere un grande rispetto per l’arte in generale, e di conseguenza anche la risposta da parte dei collezionisti è più decisa.

Forse anche perché l’Italia è, secondo il pensiero comune, la culla degli artisti, e siamo quindi un tantino inflazionati.

Cos’è per te l’arte?

Io nell’arte ricerco eleganza, mistero e ironia.

Cosa ti aspetti da un curatore ?

Da un curatore mi aspetto che trovi nuove strade per la comunicazione, andando oltre a quelle già percorse, in modo che l’opera riesca a raggiungere il suo pubblico, diventando ad esso comprensibile.

Cosa chiedi ad un Gallerista ?

Vorrei che un gallerista mi selezionasse perché crede onestamente nella possibilità di vendere la mia arte, non per affittarmi le pareti espositive senza impegnarsi realmente a promuovermi.

Quanto contano per te la luce e il colore?

Luce radente e ombre da essa prodotte sono per me fondamentali per creare fascino e mistero. 

Il colore è importante, ma io cerco di limitarlo ad un massimo di due, tre tonalità principali.   Ho ottenuto effetti interessanti anche con semplici bicromie o addirittura con il bianco e nero.

Grazie per la piacevole chiacchierata Giovanna

Alessio Musella

Total
0
Shares
Previous Post
Appunti di Arte Contemporanea

-Asiago-Temporary Art Gallery inaugura: “Appunti di Arte Contemporanea”, giovedì 6 gennaio ore 16:00.

Next Post
artae misia

Figura galante, di Sandro Chia, olio su tela, 1982.

Related Posts