Carlo Farina “Creativamente” Artista!

Carlo Farina
Carlo Farina

Creatività è la parola d’ordine quando parliamo di Carlo Farina, il suo amore per l’arte nasce da piccolo.. ma lasciamo all’artista il compito di raccontarsi….

Il tuo primo contatto con l’arte?

Il mio primo contatto con l’arte è avvenuto da giovanissimo.

Può sembrare strano forse, ma considero che la mia prima influenza artistica è stata quella dei fumetti e dei cartoni animati.

Quelle forti impressioni coloristiche e formali mi hanno instradato verso la rappresentazione grafica.

Forse noi artisti del XXI secolo siamo un po’ tutti influenzati da questa cultura pop.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Crescendo, mi sono accorto che non potevo fare a meno di disegnare e dipingere. Pur facendo altri lavori sentivo un bisogno impellente di dedicarmi alla mia attività artistica.

Così ho scoperto che era una vera e propria vocazione, che l’arte faceva parte della mia natura.

E con il tempo la mia attività artistica si è sempre più trasformata in professione, imboccando anche altre strade oltre quelle della pittura, come la creazione di moda.

La tua prima opera?

Le mie prime opere furono raffigurazioni dei personaggi dei cartoni animati giapponesi, con matite colorate o in acrilico.

E furono anche incorniciate da mia madre…

Come scegli cosa ritrarre?

In genere non ritraggo la realtà così com’è, secondo i canoni del realismo. Diciamo che ho un realismo personale, un po’ onirico.

Ritraggo delle mie proprie visioni oniriche che penso possano contenere simboli universali, capaci di funzionare anche nella psiche di chi osserva l’opera.

Scelgo di dipingere archetipi e realtà surreali che accomunano l’umanità.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?

Forse proprio quando da bambino venivo celebrato come artista in casa per aver dipinto i personaggi dei cartoni animati…

Se potessi incontrare un artista del passato, chi e cosa gli chiederesti?

Può sembrare banale, ma vorrei incontrare Caravggio e chiedergli il segreto della sua meravigliosa rappresentazione della luce.

Nessuno è in grado di riprodurla, neanche i suoi più fedeli imitatori.

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti?

Forse di studiare con più attenzione e in modo più approfondito la storia dell’arte classica.

Quanto conta la comunicazione?

Per un artista è tutto.

Forse l’essenza stessa dell’arte comprende proprio la capacità di comunicare.

E poi, nel mondo di oggi, la comunicazione è tutto se vuole che il proprio lavoro sia conosciuto e riconosciuto.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

In Italia il mercato dell’arte è sicuramente legato a stereotipi, è difficile per gli spettatori, ma anche per i professionisti, uscire dai filoni che vanno per la maggiore. In altri paesi europei c’è maggiore sperimentazione, e maggiore apertura. Si pensi a Berlino…

Cos’è per te l’arte?

La mia forma naturale di vita. Senza l’arte farei fatica a vivere. E poi, l’arte è la ricerca della bellezza, che è l’ideale più alto.

La bellezza salverà il mondo, disse lo scrittore russo Dostoevskij.

E ne sono convinto.

Cosa ti aspetti da un curatore?

Che sappia mettere in luce le peculiarità della mia ricerca artistica, che non mi appiattisca con riferimenti a questo o a quello che potrebbero anche risultare fuori luogo.

Cosa chiedi ad un gallerista?

Di valorizzare in primo luogo le opere e la ricerca profonda dell’artista.

E rispettarla.

Quanto contano per te la luce e il colore?

Per me la luce e il colore sono tutto.

Le mie opere sono interamente giocate sull’incontro dei colori, sui contrasti, sulle confusioni reciproche dei colori.

Non riesco ad immaginare l’arte senza il colore e i giochi di luci.

Grazie per il tempo a noi dedicato

Alessio Musella

Non solo arte ma anche art fashion…ma questa è un’altra storia da raccontare …

Intervista in collaborazione con Tiziana Noia

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