Arte al servizio di chi? di Gionata Simoni.

Gionata Simoni
Gionata Simoni

Tutto è partito da un post inserito sul gruppo FaceBook Art & Investments Group relativamente ai molti artisti che hanno creato opere raccontando quanto sta accadendo tra Ucraina e Russia che ha dato origine a questa domanda:

SIETE DAVVERO CONVITI CHE CI SIA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE NELL’ARTE CHE SI SCHIERA ? SE QUALCHE ARTISTA NON FOSSE D’ACCORDO CON L’OPINOINE COMUNE CHE MOLTI HANNO SU QUESTA GUERRA, PENSATE LO POSSA COMUNICARE ARTISTICAMENTE SENZA TIMORE DI ESSERE CENSURATO?

Ed ecco le riflessioni di Gionata Simoni

Caro Ale, come dicono i fiorentini: inviti la lepre a correre!

Iniziamo a dire che se scandaglio il tempo, la storia; e lo spazio, la geografia; scopro quanto massicciamente l’arte sia propaganda: di regime o rivoluzionaria, ma tant’è.

Erano i teologi del Papa a dire a Michelangelo e Raffaello cosa fare, o i Medici, i Gonzaga, i D’Este, i Dogi, gli Sforza, e via compagnia elencando, e non è che sia andata malissimo per l’arte.

Pericle ci metteva il suo tra i Greci, i Faraoni tra gli Egiziani, gl’Imperatori tra i Romani. Insomma, l’artista fa un servizio, e il potente paga.

Roba vecchia, si dirà: sicuri?

Sentite questa.

Nel 1945 gli Stati Uniti escono dalla guerra come trionfatori, la loro vittoria talmente eclatante che per un ventennio nessuno ne mette in discussione la leadership mondiale.

Ma a metà anni ’60, la gratitudine, sentimento effimero tra gli uomini, comincia a vacillare. L’Europa inizia a guardarsi in giro, tra centrosinistre italiane, uscite dalla Nato francesi, ammiccamenti a Est tedeschi, i dispiaceri per l’aquila americana iniziano a sommarsi.

Che fare?

E’ il tempo d’iniziare ad avere un ruolo culturale forte, che sostituisca quello puramente militare, è tempo di soft diplomacy.

Ebbene sì, se la scuola di New York, espressionisti astratti, e altre avanguardie americane, iniziano per la prima volta a scalzare gli europei nella centralità del mondo dell’arte, è sì per una maggiore vitalità della società americana, ma una spintina al tutto, viene anche, udite, udite: della CIA!

Vietato scandalizzarci. Vidi un film cinese bellissimo: “Hero”. Credevo di essermi goduto un film d’azione ambientato in un mitico passato cinese.

Così appare.

Eppure questa recente pellicola, che rivaleggia da pari con la migliore Hollywood, sorpresa sorpresona: ha un messaggio politico subliminale.

Un film la cui trama significa: alle volte bisogna scegliere un male immediato, per un grande bene futuro.

Che voleva dire?

Che la strage di Tienanmen, avvenuta secoli dopo rispetto all’ambientazione della pellicola, ai nostri tempi, ricadeva nello stesso principio di dura necessità.

Non era detto nel film, ma doveva arrivare il messaggio in modo subliminale: olè.

Quindi l’artista raramente è libero, ma dipende, come tutti i poveri mortali, da denaro e potere.

E’ piuttosto triste.

Ma ricordate che può accadere di peggio: che l’arte inizi a contare talmente poco che denaro e potere inizieranno a snobbarla.

Non è perfino peggio?

Con questo non voglio dire che gli artisti debbano genuflettersi ai potenti.

Anzi, l’arte deve graffiare, scioccare, provocare.

L’arte è il luogo dove si percorrono ipotesi esistenziali cui l’esistenza non osa accedere.

E’ vera arte quando osa ogni direzione, capricciosamente; suo compito estetico, prima, o oltre, l’etico.

Alla fine insomma l’arte è verità: se un artista è autenticamente un ruffiano, in ogni fibra del suo essere, può fare buona arte genuflettendosi; se invece il suo spirito è ribelle, ahimè, che accetti sangue e fame.

L’arte è un Dio bacchico, dionisiaco, che accetta tutti nel suo grembo: sbranandoli, indifferentemente.

Gionata Simoni

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