Manuel Bonfanti : contrasti di luce e sapienti conoscenza del colore.

Manuel Bonfanti
Manuel Bonfanti

Le tele di Manuel Bonfanti sono interpretata dall’artista come uno spazio d’aria nel quale inserire una porzione di luce e colore , ogni sua opera si trasforma in un’esplosione cromatica legata alla creatività del momento.

Un accostamento che può sembrare azzardato, viene invece spontaneo farlo con il pittore Britannico William Turner noto per i suoi splendidi contrasti di luce e al sapiente uso dei colori, nonostante ritraesse spesso paesaggi e tempeste, le sue pennellate trasformavano le tele in una sorta di mondi onirici  le atmosfere rarefatte portano da sempre, in fondo , verso i sogni e osservare l’astrattismo.

Dopo questa breve divagazione, lascio volentieri che sia l’artista a raccontarsi  rispondendo alle nostre domande

Il tuo primo contatto con l’arte?

E’ difficile ricordare quale sia stato il primo contatto, perché vivendo in Italia le impressioni arrivano dall’architettura urbana e dall’educazione religiosa, le chiese maestose ed il fascino spesso severo delle opere d’arte è quotidiano.

Vivendo da piccolo, gran parte della giornata, nel colorificio di famiglia ho incontrato diversi artisti, intrattenendomi così in dialoghi che ritenevo più simpatici o sottili dell’ordinario.

Ricordo un quadro, di fronte al quale rimasi senza parole, in uno stato che ancora oggi non saprei definire, era un famoso trittico di Francis Bacon, visto a Lugano in adolescenza.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Sorrido pensando che forse e’ dal commercialista per definire la posizione fiscale.

Il pensiero va alla parola “passione”, che vivo e mi accompagna, in modo alternato ti rende felice, ma non sempre.

Si relaziona con una parte di me tesa all’ armonia interiore.

Non amo sia le parole “professione” e “lavoro” per la mia attività, perché esiste un fare ludico, il raccoglimento, il dinamismo spirituale, etc. che…sono applicati talvolta con irrazionalità.

Mi sento quasi di mancar rispetto all’arte ed a chi lavora con un orario non flessibile, chiamandolo lavoro.

Diciamo che la passione prende la forma di una vocazione che si fa sentire in modo prepotente, esattamente con simili dolori di chi non riesce a pagare regolarmente le tasse in questi anni difficili.

Meglio non pensare sia una professione, più semplicemente fare Arte…od almeno tentare di fare Anima.

La tua prima opera?

Non me lo ricordo con precisione, mi vien da pensare ad un grande quadro, era il retro del fondale del teatro nel villaggio turistico, dove lavoravo in Sicilia da ragazzino.

Ero lo scenografo, il quadro era oltre dieci metri e dava sulla piscina.

Non mi resi veramente conto che il giorno dopo era alla critica di circa settecento persone in vacanza.

Tutte comodamente sdraiate a prendere il sole, il cui intrattenimento nelle due settimane successive era quello di commentare, nel bene e nel male, la mia estemporanea.

Mi sembro’ di essere in vacanza dalla vita, creando un’ altra realtà. Dipingere e disegnare è stupendo. Il confronto ancora di più’.

Per fare arte, bisogna averla studiata?

Come diceva Gino De Dominicis ed altri grandi del passato, l’arte è un istinto primordiale.

Forse in epoche remote, qualcuno frequentando una bottega riusciva ad emergere come artista.

Oggi la tecnica è un fondamento non richiesto all’artista, diversamente, saper comunicare od inventarsi un nuovo linguaggio è più’ attuale e di moda.

Come scegli cosa ritrarre ?

Sono attratto dal nulla, dalla sua innata leggerezza, luogo che accoglie e si trasforma subito per rigenerarsi di nuovo.

Nella stessa idealizzazione credo ancora nel sogno vivido, della realtà, delle muse inspiratrici.

La letteratura poi aiuta ho sempre apprezzato W. Blake, J.Milton,.. di recente cerco scritti scorrevoli e di fascino.

Anche la musica inspira ovviamente.. Bach, Massive Attack, la radio, ascolto di tutto.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Servirebbe un libro, la mia vita è piena di idiozie.

Se potessi incontrare un artista del passato, chi e cosa gli chiederesti?

Credo nessuno del passato, perché mi piace sognare e raccontarmi da solo le loro vicende, tutte.

Penso che immaginare è la prima attività di una artista o di un creativo.

Preferisco una festa con artisti viventi. Sarebbe un bello scambio di idee.

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?

Non saprei…forse di amarmi di più, fare sicuramente più sport perché dimagrire dopo risulta più faticoso che tenersi in forma.

Quanto conta la comunicazione ?

È fondamentale, bisognerebbe avere lo studio dentro un agenzia stampa.

Si è pittorico lavorare nel cascinale in toscana o nel garage a Milano, ma senza comunicare si resta isolati ovunque, come nelle pagine del proprio diario.

Sai perché si vendono più’ uova di gallina?

Perché comunicano facendo “ coccodè ”,  comunicano che l’ uovo è pronto, così’ puoi consumarlo fresco e sano, gli altri animali non lo fanno.

Puoi fare un capolavoro ma non lo sa nessuno se non lo dici.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

L’arte in Italia è parte della sua identità, credo siamo con Egitto e Grecia la nazione al mondo dove la cultura esisteva prima della nascita dello stato stesso.

Diversamente da Usa, Svizzera e la Cina pre-Covid, gli altri mercati sono più o meno uguali od anche peggio dell’Italia.

Tutti gli stati europei non fanno i numeri del mercato Usa.

Quindi in Italia lavoriamo con bene e con grande tranquillità, consapevoli dei propri limiti.

Lo storicismo culturale da noi è anche un importante ingrediente turistico, la gente in vacanza è felice, sta bene spiritualmente.

Cos’è per te l’arte?

L’arte è.

Essa quindi non è altra cosa all’infuori se stessa.

Tanto più’ si comprende l’ arte, quanto meno si è umani.

L’ arte non è materia organica, si forse una per una minima percentuale di linguaggio.

Diversamente è anche il mondo del mito, l’ambito in cui si puo’ parlare di bellezza, immoralità, immortalità e libertà.

Cosa ti aspetti da un curatore ?

Mi aspetto che sappia fare il suo lavoro.

Gestire gli spazi espositivi, relazionarsi con le amministrazioni, abbracciare la filantropia, non sottovalutare la poesia ed i nuovi sistemi di comunicazione.

Cosa chiedi ad un gallerista ?

Una volta avrei detto subito un contratto, che oggi equivale a trovare lo Jeti in Siberia. Si c’è ma non lo vede quasi nessuno.

Quindi le capacità commerciali e culturali, saper vendere quello in cui crede. Creare mostre e relazioni.

Oggi ovviamente avere dai canali on line.

Quanto contano per te la luce e il colore?

Uniti al disegno sono gli elementi fondamentali, un pò come per lo sguardo di tutti noi.

Grazie Manuel per l’interessante chiacchierata

Alessio Musella

Artista segnalato dalla Fondazione Mazzoleni

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