Antonella Iris De Pascale: creatività in bilico tra il reale e il surreale.

Antonella Iris De Pascale
Antonella Iris De Pascale

“L’attuale lavoro e progetto artistico di Antonella Iris de Pascale è costituito da una ricerca tecnica focalizzata sulla scelta di modalità operative che vanno dalla fotografia alla pittura. Le composizioni, in uno scenario sospeso tra reale e surreale, suggeriscono ricordi ed immagini dei trascorsi vissuti dall’artista che come in un libero flusso di pensieri riesce a narrare le emozioni più recondite.

La tecnica impiegata crea un mixed media unico nel suo genere e che ben si adatta alle visuali di un’artista dalla narrazione ricercata e particolareggiata; le fotografie, rielaborate sia in maniera digitale che manuale, vengono mescolate ad un approccio più tradizionale e manuale con l’ausilio di medium pittorici.

I soggetti sono luoghi onirici, vedute realistiche e atmosfere ricercate che Antonella scompone per poter poi ricomporre in quell’unicità che è il quadro finale.”

  • Alessandro Giansanti, Tratto da “Frascati in Arte: 1a Edizione” Edito da “Agarte – Fucina delle
    Arti” (2022).

Intervista all’artista.

Il tuo primo contatto con l’arte?

Sono nata e vissuta a Firenze, fino al 2016, quando ero piccola i miei genitori  mi portavano di sabato a trovare una famiglia che possedeva una splendida casa ottocentesca e un laboratorio, nella stessa, dove avevano un’attività artigianale di corredi, tovaglie, camicie da notte ricmate e dipinte a mano , che si tramandava di generazione , in generazione. Io avevo 6 anni e mi infilavo in una stanza ,mi sedevo accanto a delle signore già anziane all’epoca che decoravano con matite blu e rosse fiori, margherite, rose, tulipani una parte veniva ricamata con fili colorati e altre una volta le vidi dipingere. Avevo sei anni e dissi io voglio disegnare stoffe.

Il mio contatto invece col fare Arte, anzi il mio primo atto agito, personale, fu durante una lezione di disegno in seconda media, studiavo in un collegio femminile, gestito da suore, quella mattina c’era il sole, la scuola era in uno splendido parco, la suora ci chiese di rappresentare, quello che vedevamo dalla finestra.

Iniziai a disegnare, correttamente come richiesto, poi mi prese un attacco, una ribellione, iniziai, a tratteggiare e schizzare sopra la parte disegnata schizzi di colore, oggi la chiameremo action painting, fu il mio primo atto di coraggio di fare arte.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Io non pensavo io affermavo, per me esprimermi con l’arte era una certezza e volevo fare l’artista dall’età di tredici anni, volevo fare il liceo artistico, ma mi fu negato.

La tua prima opera?

Appena ho finito a 18 anni le scuole magistrali, decisi che volevo studiare e fare l’artista e  imparare a disegnare e dipingere, mio padre acconsentì alla mia richiesta e mi ha fatto frequentare una bottega di un artista Andrea Spinelli , era uno scantinato in Via San Gallo a Firenze in zona Accademia Belle Arti, dove il maestro d’arte Spinelli, impartiva lezioni private, io ero quasi sempre da sola , talvolta arrivavano altri allievi e anche molti studenti americani provenienti dal Saci , scuola con cui ho avuto scambi artistici

Era l’anno 83 studiare il disegno mi stava stretto,invece , imparare l’uso dell’olio, dell’acrilico, pennelli spatole, mi aiutava ad esprimermi meglio.

Ero in una fase dove la mia arte era e voleva essere informale, e dal colore emergevano varie forme. Il mio primo quadro era un serpente, ma non aveva il volto si evinceva dal colore e dal movimento.

(Oggi e’ in una collezione privata di uno psichiatra livornese , collezionista da molti anni dei miei lavori)

Per fare arte, bisogna averla studiata?

No, io non amavo studiare la storia dell’arte e neppure conoscere le vite degli artisti, ho deciso di farlo da adulta. Per me l’istinto primordiale di esprimersi, di comunicare attraverso l’arte, va oltre la cultura , è altro, gesto, comunicazione, impronta.

Cosa unisce i tuoi dipinti e la musica?

La mia storia, familiare, dove sono nata e la presenza importante e potente di mio fratello, mi ha permesso di essere e diventare quella di oggi. 

A 13 anni uscita dal solito collegio di cui vi parlavo prima, dentro la mia casa , in una splendida mansarda dalla quale si vedeva la cupola del duomo, si componeva , si suonava , ascoltavo Jimi Hendrix, la band di mio fratello Ernesto suonava prima rock duro e poi blues, ma la verità e’ che mio fratello Ernesto Carmine disegnava, componeva , suonava cantava, proiettando le diapositive su un lenzuolo bianco, che venivano costruite da lui inserendo in due lucidi sapone da mani e chine colorate, poi venivano proiettati.

Psicodelica allo stato puro, mentre il suono delle chitarre, del Far fisa e della  batteria, invadeva la stanza.

La musica era forte e io che ero la piccola, guardavo ascoltavo, osservavo, in quel mondo di ventenni cosi diverso dal collegio di monache.

Come scegli cosa ritrarre?

Ritraggo il feed- back dei miei vissuti

Sono viaggi, persone, cose, pensieri, riflessioni

Un aneddoto che ricordi con il sorriso?

Difficile, direi impossibile

Se potessi incontrare un artista del passato, chi e cosa gli chiederesti?

Vorrei incontrare Modigliani, gli chiederei:

quanto è stato importante per te nascere e vivere a Livorno

Molte delle donne che ritrai non hanno la pupilla, perché’ “gli occhi sono lo specchio dell’anima” e tu decidi di rappresentare i tuoi soggetti come privi di pupille non potendo conoscere l’anima degli uomini e delle donne che ritraevi cosi lasci   gli occhi ‘vuoti’, ma tu quando l hai persa l’anima e perché?

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti?

Io a 18 anni ho fatto tutto quello che umanamente era possibile fare, stabilendo di realizzare a tutti i costi la mia prima personale a 19 anni e riuscendo a crearmi uno spazio, scappando, sgomitando, tra due grosse personalità nella mia famiglia.

Quanto conta la comunicazione?

Ho studiato counseling e coaching life, ho fatto molti corsi di comunicazione tra cui Anthony Robbins.

A oggi saper comunicare è alla base di ogni percorso a prescindere.

Noi siamo i responsabili della nostra comunicazione e come tale del risultato.

Saper comunicare, vuol dire anche saper far sognare, e l’artista vende sogni.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

Chi nasce in Italia mangia pane e arte da quando nasce, dalle pietre che calpesta per strada, i basolati, alla fonte che trova per le strade di Roma, scavi, piazze, monumenti, chiese. Questa abitudine al bello, è si ricchezza per un artista che nasce in Italia, ma lo penalizza, in quanto cosi tanta bellezza, talvolta annienta l’operato di un artista contemporaneo che poco ha da creare di nuovo.

In questo momento pagherei oro per fare una mostra all’estero, a Parigi o Londra

Cos’è per te l’arte?

Per me l’arte è la Via, è linfa vitale, poter vivere in maniera divergente, è un modo di stare al mondo unconventional, un modo di vedere, fare, riflettere, oltre ciò che appare

Cosa ti aspetti da un curatore?

Partendo dal significato tecnico del curatore, ovvero, ideare, progettare e organizzare mostre e allestimenti temporanei. Io mi aspetto un lavoro sinergico un one to one, ovvero l’incontro tra il curatore e l’artista, dove nella relazione, l’artista preoccupato o talvolta insicuro si affida al curatore, ne ascolta consigli, feedback, per poter procedere al meglio, perché’ win to win è l’obbiettivo di entrambi. Vincere insieme, una soddisfazione importante da parte di entrambi.

Alessandro Giansanti

Antonella Iris de Pascale nasce a Firenze nel 1964, dove vivrà per gran parte della sua vita,
cominciando già in tenera età a mostrare interesse, ed una certa attitudine, per le arti visive.
Cresciuta in un ambiente permeato di cultura e arte, comincerà a fare esperienza dell’arte
realizzando le copertine dei dischi del fratello (musicista e giornalista).

In questo periodo nascerà “Iris”, la parte della personalità della De Pascale più esuberante e creativa.

Nel 2015 raggiunge la maturità artistica con una sua personale forma d’arte concettuale maturata nel corso di anni di ricerca; ad ogni opera Antonella riesce a costruire un collegamento, un fil rouge, che obbliga l’osservatore a seguire l’artista e ad addentrarsi nell’opera fino a divenirne parte.

La sperimentazione è parte fondamentale del progetto di Iris, influenzata in particolar modo dal creativo ambiente fiorentino.

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