Le scarpe così come i quadri sono un supporto che da ad Andrea la possibilità di esprimersi; l’unicità delle sue scarpe da la possibilità alle persone di entrare nel suo mondo e nel suo pensiero capace di staccarsi dalla massa; i suoi quadri permettono, a coloro che li ospitano, di armonizzare il proprio spazio e di ricordare quanto l’intelletto sia un’arma purtroppo poco utilizzata nella battaglia per la vittoria della bellezza, sopra ogni cosa.
L’unione tra arte, scienza e filosofia è il connubio perfetto per dialogare con il nostro contemporaneo e ci stai riuscendo, come vorresti importi sul mercato attraverso questo concetto ea chi ti stai rivolgendo?
Mi rivolgo a tutti: agli appassionati, ai collezionisti, ai brand; non lo faccio solo per mezzo delle mie opere pittoriche ma anche mediante la creazione di scarpe “ad arte”, pezzi unici, dipinti a mano che non servono solo a raccontare la mia filosofia ma concedono l’occasione di indossare arte e sentirsi parte di uno stesso movimento, questo è ancora più “branding” rispetto a tutto il resto perché è facilmente comprensibile; l’eleganza di una scarpa è riconosciuta da secoli e per secoli continuerà ad esserlo.
Credo che eleganza, stile, cultura e bellezza siano elementi fondamentali per considerarsi davvero individui unici e di grande levatura psicologica e letteraria.



Aggiungo, inoltre, che amerei poter riportare Vigevano ad essere la Capitale della Scarpa, ad avere questo primato, e questo riconoscimento, in tutto il mondo; ci provo perché credo nelle potenzialità del mio territorio e credo che le grandi capacità professionali, l’unione e la coesione siano la nostra forza.
Le scarpe esposte sono pezzi unici: si possono indossare oppure sono opere a tutti gli effetti? Cosa hai in mente per il progetto legato alle scarpe e raccontaci se hanno un legame diretto con le tue opere a parete:
Ognuno dell’arte può fare ciò che desidera!
Le scarpe si possono indossare, certo, ma perderebbero la bellezza dell’incisione sulla suola; quelle in Biennale sono opere d’arte, dovrebbero essere esposte in una teca, indossate per qualche scuola oppure ammirate nella loro complessità e nella profonda fusione con i quadri ma realizzo scarpe da indossare quotidianamente che, pur restando pezzi unici, principalmente alle richieste del cliente e vengono costruiti e dipinti in base alle necessità e al desiderio dello stesso.



Credo esistano linee sottili che differenziano l’arte da esposizione dall’arte da indossare ma, allo stesso tempo, ritengo che l’arte possa essere definita tale solo se chi la acquista ne sa, o ne vuole, attribuire un titolo, un sentimento, un’emozione e una forte empatia.
Arianna Forni
Intervista in collaborazione con la Biennale d’Arte di Vigevano