
Manifesta fin da giovanissimo interesse e passione per l’arte.
Autodidatta, incanala la sua creativa verso una continua sperimentazione.
Realizza quadri, sculture e opere di design con uno stile unico, senza mai abbandonare la resina.
Conosciamo meglio Giuseppe Portella lasciando che sia lui a raccontarsi attraverso le risposte alle nostre domande.
Il tuo primo contatto con l’Arte
Da ragazzino, all’età di 11/12 anni ero letteralmente affascinato dai fumetti di quel tempo, parlo dei primi anni 70. Ero particolarmente preso da “Alan Ford” un fumetto umoristico disegnato interamente dal grande Roberto Raviola, in arte “Magnus” .
I suoi disegni sono ancora oggi per me delle vere opere d’arte, scena dopo scena sapeva coinvolgerti nella lettura con le caratterizzazioni uniche che con maestria donava ai suoi personaggi; grazie a lui iniziai a disegnare, copiando i suoi personaggi nel tentativo di imitare il suo stile unico.
Ecco, credo che il mio primo vero incontro con l’arte sia stato questo.
Quando hai deciso di trasformare la resina in Arte ?
Direi immediatamente, non appena conobbi questa meravigliosa materia alla fine degli anni 90, iniziai da subito a sperimentare con le resine creando i primi lavori astratti.
Quando hai capito che l’Arte sarebbe diventata da passione a professione ?
Credo che i fattori che ti portano alla “professione” siano più di uno; intanto la passione, per quanto mi riguarda resta sempre, ed è questa la spinta primaria che non viene esclusa nella transizione alla professione e, se ciò accadesse, il pericolo a mio parere sarebbe la fine della ricerca e la conseguente ripetitività delle opere.
Penso che quando un artista non soltanto riesce a vendere i propri lavori , ma soprattutto quando inizia a ricevere delle commissioni, allora entra davvero in una sfera più professionale. Infine anche il tempo gioca un ruolo
primario in questo passaggio professionale, e quando ti rendi conto che stai dedicando tutto il tuo tempo alle tue opere ed ai tuoi progetti artistici, ecco che allora ciò che fai è divenuto l tuo mestiere.
La tua prima opera ?
La mia prima vera opera è stato un dipinto ad olio su tela del 1976 – non avevo ancora compiuto 14 anni – un ritratto dedicato a Raffaello, che custodisco ancora gelosamente.
Per fare Arte, bisogna averla studiata ?
A mio parere chi intende fare arte seriamente, non soltanto deve avere ovviamente delle doti e delle capacità, ma deve necessariamente studiare l’Arte; non intendo dire che lo studio sia legato obbligatoriamente alla frequentazione di un’Accademia, di una Università o di un Liceo Artistico.
Io sono totalmente autodidatta, come molti altri, ma ho letto svariati libri
sui miei artisti preferiti, studiandone la vita e le opere, ho visitato molti Musei e luoghi d’arte in Italia ed all’estero, visitando i templi delle antiche civiltà, culle delle prime arti sublimi dell’umanità.
Ho visitato le Mostre di Arte Contemporanea, ma soprattutto mi nutro costantemente di tutto ciò che è Arte con interesse e curiosità.
Aggiungo che più approfondisco lo studio e più mi rendo conto che non c’è più niente da inventare ed è sempre più difficile per un artista essere originale, avere una propria riconoscibilità, ed un linguaggio che possa comunicare concetti precisi
Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Durante la Mostra “Eccellenze Illuminate” tenutasi nelle Gallerie dell’Accademia di Brera a Milano nel 2014 , una coppia di mezza età si avvicinò alla mia scultura “L’Albero della plastica” , lui la guardò bene e disse alla moglie “questa ero capace di farla anche io” e lei gli rispose perentoria “sì, peccato che l’ha fatta lui prima di te”
Se potessi incontrare un artista del passato, chi e cosa gli chiederesti ?

Mi sarebbe piaciuto incontrare Michelangelo Merisi – Caravaggio – e gli avrei chiesto : “che cosa o chi ti ha reso perennemente infuriato con il mondo ?”
Per me questo era l’intimo segreto che lo spingeva continuamente a cercare quella luce nel buio profondo della sua angoscia esistenziale..
Le sue opere mi trasmettono questo combattimento interno e viscerale tra la luce ed il buio, tra la vita e la morte.
Se incontrassi te stesso a 18 anni, cosa ti consiglieresti ?
Di non sprecare il tempo, perché si riduce sempre inesorabilmente, e a quell’età si pensa di averne tanto a disposizione per fare qualsiasi cosa e quindi lo si spreca a volte stupidamente nell’inerzia senza rendersene conto. Il tempo non si può recuperare mai.. si può soltanto vivere.
Quanto conta la comunicazione ?
La comunicazione è fondamentale in questo mondo, in tutti i settori diventa protagonista e può cambiare le sorti in ogni vicenda, nel bene e nel male.
Nell’Arte Contemporanea diventa essenziale, un ingrediente vitale per un’opera che deve sopravvivere al tempo.
Che differenza c’è , nella percezione dell’Arte tra Italia ed estero ?
Non mi sento culturalmente preparato per rispondere a questa domanda, ma credo di poter dire che gli italiani sono rimasti molto legati all’arte rinascimentale e ancora oggi mal digeriscono gli artisti che sperimentano soluzioni alternative alla pittura con materiali innovativi e nuovi linguaggi nell’Arte.
Cos’è per te l’Arte ?
E’ molto difficile racchiudere l’Arte in una definizione, ma se provassimo ad immaginare un mondo senza musica, senza colori, sculture e monumenti, senza architetture, senza cinema, fotografia e tutta l’Arte varia… che mondo sarebbe ?
Cosa ti aspetti da un Curatore ?
La figura del Curatore può essere molto importante e determinante per un’Artista, nel bene e nel male, un rapporto che deve basarsi su un’estrema comprensione e conoscenza reciproca, nonché rispetto.
Se un Curatore non crede davvero nel lavoro e non apprezza e condivide i concetti che l’Artista inserisce nelle sue opere, allora non ha senso la collaborazione.
Il mio Curatore deve essere come un allenatore, uno stratega che sappia farmi crescere fino a giungere agli obbiettivi prefissati, che sappia essere critico per cogliere i miei errori, ma che possa anche saper esaltare i miei pregi. Un mentore con il quale confrontarmi e organizzare il mio cammino artistico nel tempo.
Cosa chiedi ad un Gallerista ?
Semplicemente di credere nel mio operato e nei concetti insiti nelle mie opere; ovviamente il rispetto, che è alla base di ogni collaborazione , non solo per la mia persona, ma anche per i miei lavori.
La vendita fine a se stessa mi interessa poco.
Quanto contano per te la luce ed il colore ?
La luce è la protagonista assoluta dei miei lavori, da vent’anni mi dedico allo studio di questa materia, alla quale ancora oggi la scienza non ha saputo dare una definizione precisa.
La luce resta il più grande mistero per l’umanità, e quando l’uomo comprenderà i suoi segreti, allora potrà fare quel balzo evolutivo che trasformerà totalmente la nostra civiltà.
Quando nasciamo si dice che “ veniamo alla luce” , in cuor mio sono convinto che quando completiamo il nostro transito terrestre ci trasformiamo in esseri di luce che abitano in altre dimensioni.
Potrei andare avanti parlando della luce all’infinito.
Nelle mie opere si possono leggere tutti i miei studi e le sperimentazioni all’interno dei vari cicli.
Grazie Giuseppe per il tempo a noi dedicato.
Intervista in collaborazione con Fondazione Mazzoleni e Arteonline20