Tiziana Stocco: ritrovare se stessa attraverso l’arte.

Tiziana Stocco
Tiziana Stocco

Tiziana Stocco, Classe 1981, friulana,.

Personalità solare, malinconica, istintiva, sensibile, ma sempre con il sorriso. Fin da bambina, tra le mani una matita, con gesti naturali e spontanei, oggi  la sua creatività ha trovato libero sfogo anche attraverso alla Digital art.

Conosciamola meglio lasciando che sia lei a raccontarsi attraverso le risposte alla nostra intervista:

Il tuo primo contatto con l’arte?

Da piccolissima, affascinata dal profumo della grafite sul foglio, tenevo una matita in mano, un pò per gioco, un pò no, dai fogli nascevano forme e colori sempre nuovi.

Per sfuggire da un mondo reale doloroso, mi immergevo nel disegno di mondi fantasy, frutto della mia mente.

Amavo anche molto i gioielli, per la loro capacità di donare luce, nacque l’esigenza di espressione creativa, attraverso la creazione di piccoli bijoux, lo facevo con quello che avevo, filo, perle, pietre dure, rame, ottone, rete metallica, un mix unico che dava vita a creazioni indossabili.

L’ arte entrò nella mia casa con dei quadri realizzati dalla zia paterna.

E si insinuò in me, attraverso un pittore realista, vicino di casa, che amava ritrarre i paesaggi bagnati dal nostro fiume lo “Stella”, aniaeli e nature morte.

Ebbi la fortuna di poter osservare dal vivo, ogni qualvolta lo desiderassi, l’artista all’ opera. Quell’ esperienza mi insegnò, che dipingere in un modo libero senza schemi, senza paura di sbagliare, era parte della mia strada.

Poi la decisione di frequentare l’ istituto statale d’ arte “G. Sello” a Udine, ora Liceo artistico “G. Sello”, e diplomarmi nell’ anno 2000/2001, in maestro d’ arte dei metalli e dell’ oreficeria. Per un periodo lavorai in un laboratorio orafo, ma fu un anno di crisi nel settore orafo. Parallelamente, non smisi mai, di disegnare e dipingere su tela.

Ad oggi, la ricerca, lo studio mi affascina ancora. Non escludo di poter studiare, affinare alcune tecniche ed apprendere di nuove.

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Non l’ ho capito, mi è capitato!

Accade una sera di fine estate, correva l’ anno 2021, e, partecipando ad un evento, conosco Alessio Musella, architetto, interior designer, editore, curatore, sviluppatore, divulgatore che si è interessato da subito alla mia arte, disse ”questo quadro racconta qualcosa”.

A lui va il merito, e il mio ringraziamento, per avermi spinta a prendere consapevolezza delle mie potenzialità

Ebbi modo di concretizzare ciò che stava accadendo, subito dopo, mi venne presentata Simona Occioni, professionista nel mondo dell’ arte, presidente di Fondazione Mazzoleni, co-fondatrice della Piattaforma ArtOnline20, un E commerce, galleria online, che da la possibilità a vari artisti, di poter inserire le proprie opere d’arte e concretizzare la vendita. Non solo, tale piattaforma si occupa di dare visibilità, promuovendo gli artisti, sui canali social dedicati, creando appositamente dei contenuti.

Ne aderii immediatamente.

Le parole di entrambi, sia di Alessio, che di Simona, mi colpirono per la valorizzazione della mia persona e la sensibilità dimostratami fin da subito.

La tua prima opera?

L’opera che voglio ricordare, si chiama Light Inside (luce dentro), olio su tela.

E’ stato il punto di svolta della mia carriera artistica e personale, perché colpiva chi la guardava per il messaggio che portava.

Opera intima dedicata a me stessa e a tutte quelle donne con portano la mia malattia (endometriosi, adenomiosi, dolore pelvico cronico e altro).

Forte rappresentazione di donna, non ancora pienamente serena, ma che è in grado di trarre forza da sè stessa, per non farsi schiacciare, nè determinare dal mostro che le abita dentro. Creare quel quadro, mi ha costretto a guardarmi dentro, analizzarmi nel profondo, e valorizzare ogni singola parte di me.

Poter dar voce qualcosa che hai dentro, trasformandolo in arte, è stato un’ esperienza stupenda.

Perché urlare il nome della malattia, imprimerla su tela, è una condizione fondamentale per affrontarla.

Per fare arte , bisogna averla studiata?

No, basta avere creatività e qualcosa da raccontare.

Trovare il proprio canale espressivo, in grado di essere riconosciuto.

Non credo a chi si definisce artista, se dietro a sè ha un esercito di lavoratori, che fanno arte al suo posto.

Come scegli cosa ritrarre ?

La natura, immergersi in essa, è fonte sempre nuova di ispirazione.

Chiudo gli occhi, ora ascolto me stessa, torno alla realtà e quello che sento cerco di metterlo in un’ opera.

Guardo un quadro finito e scopro che le radici di quell’albero sono le mie, il colore di quei fiori, le mie emozioni, in quella Donna una parte di me.

Più scopro me stessa e ho consapevolezza di chi sono, più trovo corrispondenza nei miei quadri.

Un esempio sono tre figure femminili, che ho portato per la collettiva Frammenti dell’ Io, ad Alicante, in Spagna. Scaglie di luce, Sguardo D., e Star gate, create in Mixed media (disegno, digital-art , olio e acrilico su tela), . In un modo diverso, tutte e tre queste figure femminili, sono una rappresentazione di me.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Quando mi è stato proposto di partecipare alla collettiva Frammenti dell’ io per Alicante in Spagnaa cura di Valeriano Venneri e Maria Marchese.

E’ nata la prima opera, Scaglie di luce, da un mio disegno della Pietà di san Pietro, strappato e reso kintsugi.

Tutti abbiamo un’ anima e per me l’ anima è luce, ma abbiamo anche delle ferite che dobbiamo riparare, la tecnica kintsugi è una pratica che nasce dall’idea che dall’imperfezione possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore, ed io l’ho reinterpretata come una ferita da riparare ed impreziosire con color oro sul quadro, rendendo la fragilità un punto di forza.

Il mio cuore ebbe un sobbalzo fin dal titolo, questa collettiva, inaspettatamente, ha tirato fuori tanto della donna che sono oggi, talmente tanto che sorridevo di gioia, per quanto fossero vere, profonde e sentite queste opere.

Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?

Sono in quella fase artistica di sperimentazione, uscita dalla mia comfort zone, fatta di disegno e pittura su tela, sto realizzando opere con tecnica mista, e in digital art.

Desidererei incontrare Antoni Gaudì, architetto, decoratore, scultore, progettista spagnolo diceva: «La natura è stata sempre la mia maestra, l’albero vicino al mio studio è il mio maestro».

Gli domanderei quale fosse il metodo con cui apprendeva dalla natura e lo rielaborava per progettare, costruire cose sempre innovative e fiabesche.

E come ha capito che quello era il suo stile identitario.

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?

Fai tutte le esperienze che vuoi fare. Sii libera di sperimentare.

Credi in te stessa.

Sei una bellissima donna, perchè hai un cuore buono e un’anima grande e luminosa.

Non permettere a nessuno di umiliarti, giudicarti e trattarti male.

Non dare nulla per scontato.

Avrai tante battaglie da superare, ma ne uscirai alla grande, anzi, le difficoltà ti faranno vedere e apprezzare molto di ciò che hai vicino.

Quanto conta la comunicazione ?

La comunicazione è tutto.

Saper trasmettere un messaggio, con il linguaggio dell’ arte è fondamentale.

Al giorno d’ oggi, che tutto va troppo veloce, e non si ha tempo per fermarsi, anche la comunicazione è diventata essenziale, semplice, diretta e di impatto.

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

Se con l’avvento dei i social tanti si sono messi a fare “arte”, o definiti “artisti” quindi esistono opere anche scadenti, d’ altra parte farsi conoscere da più persone ora è più facile.

Ma questo non vuol dire più semplice concludere una vendita.

In Italia abbiamo un grande patrimonio artistico, ma sembra che gli italiani non se ne rendano conto o non lo apprezzano abbastanza.

All’ estero l’ arte è molto più considerata, hanno modi di sentire e percepire, che è più forte e coinvolgente.

Un esempio è la collettiva in Spagna, che inaugura a gennaio 2022, cui sono tra i partecipanti, si pensi solo che è stata allestita all’ interno di un’ agenzia immobiliare, cosa impensabile qui da noi.

Penso che gli italiani abbiano ancora molto da imparare.

Cos’è per te l’arte?

L’arte è un viaggio dentro e fuori di te.

E’ sentire, percepire, odorare, vissuto.

E’ estensione di un mio arto, proiezione della mia anima, imprimere emozione in una tela, opera viva che arde in me e poi si concretizza.

Cosa ti aspetti da un curatore ?

Da un curatore mi aspetto stima, sintonia, trasparenza, fiducia, intesa, la quale, a volte è talmente forte, che supera l’orizzonte della mia stessa comprensione perché lui, lei, sa vederti dentro.

Deve essere capace di comprendere a fondo la mia sensibilità artistica, che dia valore a quello che creo e se ne crei un legame.

Deve essere propositivo, incisivo, comunicativo, e saper indirizzarmi verso la strada giusta e più consona alla mia arte.

Una costruzione, passo dopo passo, per una carriera artistica, pronta a percorrere strade che sicuramente mi metteranno alla prova, ma a pro di una maturazione artistica, sempre in rispetto della mia persona e della mia arte.

Cosa chiedi ad un Gallerista ?

Innanzitutto la Galleria a cui proporrei le mie opere dev’essere in linea con la mia arte.

Un gallerista nel suo progetto, deve avere un team preparato di professionisti appassionati d’ arte, offrire spazi espositivi adeguati, fornire alle opere corretta illuminazione, garantire la giusta comunicazione.

Nel creare gli spazi, dovrebbe cercare di far capire più possibile, anche da una foto le proporzioni di un quadro, in modo che i visitatori, o possibili acquirenti, possano, a colpo d’ occhio, collocare visivamente le opere, sulle pareti dei propri ambienti di casa.

Non meno importante, anzi ritengo fondamentale avere la stampa del catalogo, con foto ad alta risoluzione, descrizione artista e riferimenti personali. In modo da metter in contatto diretto l’ artista e il possibile acquirente.

Grazie Tiziana per il tempo che ci hai dedicato

Alessio Musella

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